21

Le domeniche sono i momenti migliori al Mocha. Non solo perché Joy si prende il giorno libero, ma perché la maggior parte della gente che entra non è di corsa per andare da qualche altra parte. Anche doversi alzare presto per essere lì ad aprire non è così terribile di domenica.

Questa domenica Eric fu uno dei primi a varcare la soglia. Come sempre, aveva i capelli arruffati, una borsa di pelle e il taccuino giallo. Sembrava stanco tanto quanto me.

«Nottataccia?» gli chiesi mentre gli consegnavo la sua grossa tazza.

«Il turno di notte al Pronto Soccorso non è mai piacevole» mi disse con un sorriso, e prese la tazza. «E tu?»

«Non ho dovuto mettere dei cerotti a nessuno, perciò immagino di essermela passata un po’ meglio di te.»

«Senza dubbio.» Sollevò la tazza e la portò al suo tavolo.

Lo osservai per alcuni minuti. Meredith aveva detto che tutti hanno una storia, qualche volta più di una. Mi domandavo quale avesse lui.

«Ti senti meglio?» mi domandò Darek, poi fece un passo indietro per guardarmi con maggiore attenzione. «Stai bene? Che cosa è successo?»

Anche se buona parte di me era ancora dolorante, la sola prova del mio incontro con Vic era un piccolo livido sulla guancia. Lo avevo coperto con del fondotinta, ma chiunque, guardando bene, lo avrebbe visto. Lo toccai leggermente.

«Sto benissimo. È stato un incidente.»

Con mia sorpresa, Darek aggrottò la fronte e strizzò i pugni. «Chi è stato? Qualche maledetto idiota ti ha picchiata? Chi era?»

Battei le palpebre, poi risi. «Oh... È stato il ragazzo con cui vivo, Vic. Ma, davvero, è stato un incidente. Voglio dire, non mi ha colpito di proposito, Darek. Comunque grazie.»

Darek non aveva l’aria di credermi. «Non raccontare le stronzate a me. Voglio dire, se qualcuno ti picchia.»

Non potevo spiegargli tutta la questione e darle un senso. «Davvero. Sto bene. Pensi che lascerei che qualcuno mi picchiasse senza fare niente?»

Lui si ammorbidì, anche se sembrava ancora arrabbiato. «Non lo so. Immagino di no. Scusa.»

«Non ti scusare. È stato molto dolce da parte tua.» Battei le ciglia guardandolo. «A dire il vero, non pensavo che ti importasse.»

Questo lo fece ridere. «Sarei un cazzone se non mi importasse che una mia amica venisse picchiata.»

«Tu non sei un cazzone.» Mi misi a separare i muffin alla carota. La glassa al formaggio aveva la tendenza a farli attaccare.

«Joy pensa che lo sia. Ma lei è una stronza, perciò immagino che siamo pari.» Derek si appoggiò al bancone. «Mi ha dato un’altra bella strigliata ieri, sai?»

Lo guardai. «Non è forse sempre lì a rimproverare qualcuno?»

«Stavolta ha superato se stessa. Mi ha ripreso di fronte a tutta la clientela. Ero arrabbiatissimo.» Si fermò, ancora corrucciato. «Per poco non mi sono licenziato. E lo giuro, la prossima volta che mi dà così tanto addosso, lo faccio.»

Wow. Era una cosa seria. «Mi dispiace.»

Lui si strinse nelle spalle e sollevò gli occhi quando la campanella tintinnò per un nuovo cliente che entrava. «A volte capita. Ma se ne pentirà, se continua a gettarmi addosso la merda, te lo dico io. Ehi, Johnny D. Lo vuoi tu?»

«Certo.» Lasciai i muffin per sporgermi sul bancone e salutare Johnny con un largo sorriso. «‘Giorno.»

«Ehi, Tesla, come stai?» Ha un accento davvero delizioso. Non si diede la pena di guardare il menù, limitandosi a gettare un rapido sguardo alla vetrina dei dolci. «Dammi una di quelle tortine alla carota e una tazzona, per favore.»

«Ottima scelta.»

«Mi piacciono le carotine in cima» mi disse, e mi diede abbastanza denaro per il conto, e in più infilò un dollaro nel recipiente delle mance. «Non spenderli tutti insieme.»

«Grazie.» Risi e gli consegnai il resto, che lui aggiunse nel recipiente. «A più tardi.»

Impegnata a flirtare con Johnny, non avevo notato il cliente dietro di lui. Non appena vidi chi era, sul volto mi si allargò il sorriso. «Meredith, ciao.»

Lei non mi sorrise. «Sei qui oggi.»

«Be’... sì.» Il mio sorriso si offuscò un pochino mentre la studiavo. «Perché non dovrei?»

«Non eri qui ieri. Ho pensato che forse mi stavi evitando.» Non si guardò attorno per vedere se qualcuno stesse ascoltando la nostra conversazione, ma io lo feci.

«Certo che no.» Mi fermai, sorridendole come per dargliene prova. «Avresti potuto chiamarmi, lo sai. Voglio dire, mi fa piacere di esserti mancata.»

«Ho solo pensato, lo sai... Mi sono preoccupata. Ho pensato che ti sentissi strana per quello che è successo.»

«No. Mi sono divertita molto.» Ci fissammo. Mi sentivo più strana ad avere questa conversazione piuttosto che quando mi ero scopata Charlie. «Mi sono divertita davvero tanto.»

Questo sembrò farle piacere, perché finalmente mi sorrise. «Bene. Grazie a Dio. Non volevo dover dire a Charlie che ci evitavi. L’avrebbe presa male.»

«Davvero? Latte macchiato alla menta?» aggiunsi, muovendomi già per prepararlo nel modo in cui le piaceva.

Meredith annuì. «Sì. Lui è fatto così.»

Charlie non mi aveva colpita come uomo ipersensibile, ma chi lo sapeva? «Non voglio evitarvi.» Misi la tazza sotto il getto di vapore per montare il latte. «Perciò... significa che vuoi rifarlo?» Il suo sorriso si allargò. Come chiunque potesse negarle qualcosa, proprio non lo sapevo. «Sì, certamente. Te l’avevo detto che sarebbe stato divertente, no?»

Finii di prepararle il latte e glielo passai. «È vero.»

Le nostre dita si toccarono quando lei prese la tazza. Mi diede una banconota da dieci dollari e indicò un crumble di mele. «Anche uno di quelli.»

Glielo diedi insieme al resto. Non volevo che se ne andasse subito. «Allora... quando?»

«Stasera, ovviamente» disse Meredith. «E domani sera, anche. E dopodomani...»

«Smettila.» Risi, scuotendo la testa. «Stai dicendo delle sciocchezze.»

Lei mi guardò sollevando un sopracciglio, buttò il resto direttamente nella borsa e si sistemò i manici sulla spalla. «Quindi. Stasera no?»

«No, stasera va benissimo.» Non riuscivo a smettere di sorridere. «Sarà fantastico.»

«Oh, questo lo so.» Mi fece l’occhiolino e si allontanò verso il suo tavolo preferito, davanti alla vetrina, dove aprì il suo portatile e iniziò a fare qualcosa che portò avanti per ore. Darek si mise dietro di me, spaventandomi un po’ quando indietreggiai di un passo e gli andai addosso. Risi. Lui non lo fece.

«Perciò, tu e lei?»

A quanto pareva, i nostri sorrisi non erano stati abbastanza discreti. «Che cosa intendi con me e lei?»

«Stai uscendo con Meredith?»

Gli riservai uno sguardo curioso. «In un certo senso. Perché? Voglio dire...»

Un pensiero orribile e improvviso mi colpì. Non avevo mai pensato a Darek come a un possibile appuntamento galante ed ero stata piuttosto sicura che nemmeno lui pensasse a me in quel modo. Ci eravamo scambiati i numeri di telefono ed eravamo amici su Connex, ma non avevamo mai socializzato al di fuori del Mocha.

«È sposata» sottolineò.

«Be’... sì.» Non erano affari di Darek quello che facevo con Meredith e Charlie, anche se fossi stata il tipo da parlare delle proprie cose. E non lo ero.

Derek si strinse nelle spalle e mi oltrepassò per raggiungere la piastra e metterci su un bagel. Davvero, non avevo voglia di parlarne con lui, perciò, quando entrarono un po’ di clienti, fui felice di occuparmi di loro invece di discutere con lui della mia vita sociale.

Quando ebbi il tempo di respirare, Meredith se n’era andata. Cercai di non sentirmi delusa, ma non ci riuscii molto. Però aveva lasciato qualcosa per me. Un altro tovagliolino, stavolta deliberatamente marchiato con l’impronta delle sue labbra e una parola scarabocchiata sopra.

Stasera.