Meredith disse di avere una sorpresa per noi. Non sono sicura di quello che pensò Charlie, ma io mi stupii nel vedere dove ci portò. Samantha’s era un posto di classe, più di quanto mi aspettassi. Quando lei ci aveva detto strip club, mi ero immaginata luci al neon e donne coperte di cerone. Invece entrammo in un salone di classe, con pareti di legno ed erotici ritratti di buon gusto, un bel bar intorno al palco con due pali che arrivavano fino al soffitto altissimo. La stanza aveva anche delle piccole aree separate dietro il palco con divanetti dall’aspetto comodo e separé.
«Sto morendo di fame» annunciò Meredith allacciandosi al mio braccio. «Che cosa ti va di mangiare?»
«Servono del cibo qui?»
«Servono tutto quello che vuoi, qui» mi disse con una risata, dandomi di gomito. «Ma gli hamburger sono davvero buoni. Sediamoci al bar. Charlie, andiamo.»
Lui era rimasto dietro di noi per aggiustarsi la cintura che si era levato per passare dal metal detector all’ingresso. Ora ci raggiunse. «Che c’è?»
«Il bar. Sediamoci al bar.» Meredith sembrava un po’ impaziente. «E ordiniamo da mangiare.»
«Mi sembra ottimo.» Charlie mi scoccò un sorriso e si allacciò all’altro mio braccio. «Che cosa vuole Tesla?»
«Tesla vuole un hamburger» gli dissi. «E una birra, immagino.»
Meredith prese tre sgabelli al bar. «E vedere delle tette al vento.»
«Be’, chi non vorrebbe vederle?» disse Charlie.
La cameriera che ci fece scivolare davanti dei sottobicchieri era giovane, carina e un pochino più in carne di quanto mi sarei aspettata, ma con enormi seni che straripavano dal corsetto che indossava abbastanza stretto da darle una forma a clessidra. Aveva i capelli deliziosamente tagliati alla maschietto, calze a rete e un paio di sneakers con la punta. Tutt’altro di quello che avevo immaginato. Mi fece l’occhiolino e passò a tutti e tre dei menù.
«I cocktail sono in offerta speciale per i prossimi venti minuti» disse. «Il cibo è elencato sul menù, insieme alla lista dei sigari e le birre alla spina.»
«Ehi, hamburger» disse Charlie, e fece ondeggiare il menù verso Meredith.
Il mio stomaco brontolò un pochino. «Lei dice che sono buoni.»
Charlie guardò sua moglie, oltre di me. «È così?»
L’attenzione di Meredith era concentrata sul palco, dove era appena arrivata una donna. Meredith guardò a stento il marito. «Eh? Come faccio a saperlo?»
«Hai detto...» iniziai a dire, poi mi fermai quando lei mi scoccò un’occhiata.
«Ho sentito dire che sono buoni. Tutto qui.» Meredith tornò a voltarsi verso il palco, dove una donna si era tolta il vestito e aveva iniziato i suoi volteggi al palo. «Impressionante. Guarda qua.»
Non ci si poteva sbagliare sul suo tono invidioso, e dovevo ammettere che mi sentivo un po’ allo stesso modo. Nella luce fioca, era comunque facile vedere che la spogliarellista aveva qualche ruga e un po’ di cellulite, ma era grandiosa al palo. Si era arrampicata verso il soffitto di quattro metri, quindi era rimasta appesa lì usando solo le cosce. I suoi capelli sventolavano mentre girava.
«È il palo che gira, non la ragazza» commentò Charlie. Poi, più a bassa voce: «Spero che non cada».
Meredith scoppiò in una morbida risata. «Lascia che sia Charlie a preoccuparsi della sicurezza. Tu concentrati sulle sue tette, tesoro. È per vedere quelle che paghiamo. A proposito, dammi la busta dei soldi. Li ho messi via per settimane» mi spiegò, e mi passò qualche dollaro dalla mazzetta che Charlie le consegnò. «Ecco. Stropicciali un po’ e gettaglieli.»
Sembrava un po’ di cattivo gusto, ma era quello che tutti coloro che non erano seduti a portata di perizoma stavano facendo. Dollari stropicciati e fischi riempivano l’aria mentre la ballerina rilasciava la presa e scivolava giù, fermandosi solo quando le punte dei suoi lunghi capelli biondi sfiorarono il pavimento. Poi inarcò la schiena e fece una giravolta per atterrare sulle sue scarpe con la zeppa di dodici centimetri.
«Cazzo» mormorò Meredith. «Ma guardatela.»
Io ero contenta di guardare. Non dovevo essere un’intenditrice di stripper per apprezzare il suo talento. Quando si voltò per lanciare un sorriso nella nostra direzione, fui felice di gettarle una banconota consunta.
Le rimbalzò sul petto nudo, e lei l’afferrò al volo e la strinse in mano, mentre mi faceva l’occhiolino e si chinava per raccogliere il suo abito prima di lasciare il palco.
«Mi piacerebbe saperlo fare» disse Meredith.
«La Pole Dance?» Charlie si sporse in avanti per guardarla. «Scommetto che potresti. Ne potremmo mettere uno in soggiorno.»
Sapevo che stava scherzando, ma Meredith sollevò gli occhi al soffitto. «Starebbe benissimo con il nostro arredamento, no?»
Altre ragazze iniziarono a uscire. Due salirono sul palco per ballare con il palo, mentre la donna che aveva già danzato si mescolò ai clienti. Tra le tante ballerine, ce n’erano diverse che indossavano abiti eleganti che avrei pensato di vedere a un cocktail piuttosto che in uno strip club.
«Ehi, io sono Donna. Come vi sta andando la serata?» La donna che aveva ballato pochi minuti prima si era cambiata per indossare una microscopica gonna scozzese e una camicetta sbottonata per metà, che le lasciava scoperto il ventre abbronzato. I suoi seni straripavano, aiutati da uno strepitoso push-up, che le invidiai. Il suo sguardo scivolò su me e Charlie, andò per un momento a Meredith, poi tornò su di me. «Ehi, carina. Bel top.»
«Stavo pensando la stessa cosa del tuo. E della gonna anche.» Non mi piaceva davvero, ma non c’era motivo di essere scortesi. Quella donna lavorava sodo per il suo denaro.
«Questo vecchio straccio?» Strizzò di nuovo l’occhio e si appoggiò con nonchalance al bar, vicino a Charlie. «Quindi è la prima volta che venite qui?»
«Sì» disse Charlie.
Il suo sguardo andò a lui, il suo sorriso si allargò di un altro po’. «Be’, bellezza, solo nel caso in cui non ve lo avessero detto, un balletto privato viene venti a canzone, e faccio un prezzo speciale alle coppie. Due per uno.»
Mi guardò, immagino perché ero seduta di fianco a lui. «Che ne dici, zuccherino? Vuoi stuzzicare tuo marito con qualcosa di speciale?»
«Lui è mio marito» disse Meredith, pur se non con malizia. Penso che le piacesse sorprendere le persone. «E fai dei prezzi speciali anche per tre?»
Si pensa che sia difficile sorprendere una stripper, ma la donna spalancò gli occhi prima di guardare di nuovo me. «Non posso dire di averlo mai fatto per tre in una volta, ma... certo. Perché no? Vi dico una cosa, voi pagate per tre canzoni, e io vi faccio tutti e tre. Come vi sembra?»
Charlie non aveva detto molto fino a quel momento, anche se non sembrava dar peso al braccio della ballerina che accarezzava il suo o al modo in cui il fianco di lei lo sfiorava quando si muoveva. «Che affare.»
Lei lo guardò. «Che vi posso dire? Mi piacciono le sfide.»
Meredith saltò giù dallo sgabello e si mise in piedi, gli occhi le brillavano nel modo in cui avevo imparato a conoscere così bene. «Fantastico. Andiamo.»
Charlie e io ci scambiammo uno sguardo. Io ne ero entusiasta, e non vedevo il motivo per cui lui non avrebbe dovuto esserlo. Eppure lui rimase indietro esitando più di quanto sarebbe stato semplicemente educato. La sua mano si appoggiò sul fondo della mia schiena mentre seguivamo Meredith e la ballerina attraverso la folla, che era raddoppiata da quando eravamo entrati. I nostri posti al bar vennero presto occupati.
«Sei sicura?» mi mormorò all’orecchio mentre ci spostavamo dietro il bar, percorrendo una specie di corridoio oltre le toilette e fino in una stanza più piccola con un buttafuori alla porta.
Mi fermai per guardare Charlie, pur se Meredith era entrata per seguire la ballerina. «Certo. perché... Tu no?»
«Non ho mai assistito a una lap dance prima d’ora.» Aveva un aspetto adorabile per la maggior parte del tempo, ma in quel momento me lo sarei mangiato.
Meredith infilò la testa fuori dalla porta. «Che state facendo? Avanti.»
Le dita di Charlie si strinsero intorno alle mie. «Meglio non farla aspettare.»
«No. Non le piace.» Lo spinsi. «Avanti, Charlie. Andiamo ad affrontare la tua prima lap dance.»
«Tu ne hai mai fatta una?» mi chiese mentre oltrepassavamo il buttafuori e la cassiera appena oltre la porta, dove Charlie tirò fuori la sua carta di credito perché quella potesse strisciarla.
Scossi la testa, guardando la stanza, che aveva almeno dieci degli stessi separé che c’erano nel salone principale, solo che questi avevano pannelli ancora più alti per garantire totale privacy a quello che gli stava accanto. «No.»
«Perciò stiamo perdendo la verginità entrambi stanotte.» Charlie firmò lo scontrino e infilò la ricevuta nel portafogli, per poi riporlo in tasca. Si chinò per sfiorarmi la tempia con le labbra, poi mi prese la mano. «Andiamo.»
«Tesla, tu siediti in mezzo a noi.» Meredith si strinse sul divanetto di velluto e lo picchiettò con la mano. «Charlie, tu siediti là.»
Ci stava dirigendo, come al solito. Prendemmo posto, mentre la donna ci osservava, divertita. Giocherellò con la chiusura incrociata della sua camicetta. Quando ci fummo sistemati, se la sbottonò velocemente e si tolse il reggiseno, rimanendo con la gonna microscopica.
«Posso togliermela o tenerla» si offrì, voltandosi per mostrarci come la gonna si sollevava per rivelare il sedere e il perizoma. Si voltò a guardarci e fece ondeggiare i fianchi. «A voi la scelta.»
«Toglila.» Meredith batté le mani e rimbalzò sul divano, facendomi finire contro Charlie.
Dovetti ridere. «Non lo so, forse preferisco che la tenga.»
«Charlie?» disse Meredith. «A te la scelta.»
Pensavo che avrebbe scelto quello che voleva lei, perciò mi sorprese quando disse. «Su. Mi piace. È sexy.»
Anche Meredith sembrò sorpresa, e non così felice, ma si strinse nelle spalle. «Su, allora.»
Donna guardò la cassiera e sollevò tre dita, ricevendo un cenno che probabilmente significava che Charlie aveva davvero pagato per tre balli. La musica iniziò pochi secondi dopo. Lei aveva ballato su una canzone veloce prima, ma ora ce n’era una lenta e sexy che filtrava dagli altoparlanti. No Ordinary Love, di Sade.
«Una delle mie preferite» mormorò Charlie, prima di trovarsi di fronte al gigantesco seno ondeggiante della stripper.
Non dovette essere facile ballare per tre persone, ma, che Dio la benedica, Donna fece del suo meglio. Andò avanti e indietro, sedendosi sulle nostre ginocchia, sfregando il sedere su di noi, per poi girarsi e premere i nostri visi contro i suoi ampi seni. Sapeva di buono. La sua pelle era morbida. Mi piaceva il suo peso sulle mie gambe, e mi piacque quando si sedette su Charlie, di fianco a me, e inarcò la schiena, così che il suo viso fosse premuto contro quello di lui e le sue tette puntassero verso il soffitto. Si strofinò su di noi, uno per volta, poi aggiunse a quella carezza una mano o uno sguardo, per essere certa che se anche si premeva su uno, un altro avesse comunque qualche attenzione.
Mi abbandonai al piacere di essere sedotta da una bella donna, che sapeva come guadagnarsi il nostro denaro. Mi piaceva come manteneva il contatto con gli occhi, indugiando, e mi piaceva come faceva un po’ arrossire Charlie, quando strofinava il sedere contro il cavallo dei suoi pantaloni.
Quando la terza canzone finì, Meredith si alzò prima che Donna avesse il tempo di fare qualche passo indietro. «Grazie. Bel lavoro.»
Donna sorrise mentre infilava le braccia nelle spalline del reggiseno e lo allacciava sul davanti. «Grazie. Sono contenta che vi siate divertiti.»
Meredith non la guardò una seconda volta, pur se fissò me e Charlie a occhi socchiusi. «Vado in bagno.»
Ci lasciò senza degnarci di una seconda occhiata.
Donna sembrò preoccupata. «Sta bene?»
«Sono sicura di sì. Vado a vedere.» Mi sollevai sulla punta dei piedi per sussurrare all’orecchio di Charlie: «Dovresti dare a Donna una bella mancia».
Gli diedi una pacca sul sedere e mi diressi in bagno, dove trovai Meredith che usciva da uno dei box. Si lavò le mani, poi si passò le dita sul retro del collo e sulla gola. Mi guardò attraverso lo specchio.
«Andiamo a casa» disse.
Mi strinsi nelle spalle. Non ero stata io quella che aveva suggerito di andare lì, e anche se mi stavo divertendo, non ero aggrappata all’idea che dovessimo restare. «Certo. Stai bene?»
«È solo che non vedo il motivo per cui dovremmo buttare via dei soldi per qualcosa che possiamo fare a casa gratis.» Meredith si voltò verso di me, le sue dita mi accarezzarono le braccia. «E meglio.»
Risi. «Vuoi fare una lap dance per Charlie a casa? Okay, ci sto.»
«Non solo per Charlie. Anche per te.» Mi attirò più vicina, strofinandosi contro la mia gola, poi contro la guancia. Non proprio un bacio, ma la promessa di un bacio. Si allontanò quel poco che le bastava per guardarmi negli occhi. «Sono eccitata da morire, tu no?»
Prima non lo ero stata, ma ora sì. La sua carezza. Quello sguardo. Il rapido salire e scendere delle sue spalle mentre respirava e il pulsare veloce del suo battito alla base della gola. Quelle erano le cose che mi avevano eccitata.
Volevo essere la ragione per cui tutte quelle cose le accadevano.
«Sì» dissi. «Andiamo da voi.»
«Siediti là, piccolo. Lascia che ci prendiamo cura di te.» Meredith prese una sedia dal tavolo della sala da pranzo, la portò attraverso l’arco del soggiorno e la voltò con una torsione del polso. «Lascia che ti facciamo vedere cosa abbiamo imparato, Charlie.»
Lui si sedette con zelo, già tirandosi la cravatta per allentarla e slacciarsi il bottone della camicia sotto la gola. «Signore, sono tutto vostro.»
«E non hai neppure bisogno di darci dei dollari» dissi dall’angolo mentre facevo scorrere la playlist sull’iPod di Meredith per trovare qualcosa di appropriato. Lo attaccai alle casse e spinsi play.
Charlie rise. «Meraviglioso.»
Meredith volteggiò, poi si fermò, puntando un tallone sul tappeto spesso. I suoi fianchi ondeggiarono. Mi lanciò uno sguardo oltre la sua spalla. «Avanti, Tesla. Fammi vedere come scuoti Charlie.»
Io stavo già ballando, ondeggiando sui miei piedi, ma la raggiunsi obbediente. Aggiunsi uno scuotimento di fianchi, l’ondeggiare del sedere. Mi percorsi il corpo con le mani, afferrandomi i seni. Era un gioco, davvero, ma i miei capezzoli si indurirono comunque.
Charlie rilassò le gambe e si appoggiò allo schienale della sedia. Tirò ancora più forte la sua cravatta e io ne catturai un lembo. La tirai finché si sfilò rimanendomi in mano, scivolando via dal suo collo. La misi al mio, sulla mia camicetta.
Dietro di lui, Meredith gli fece scivolare le mani sulle spalle. Le sue dita gli aprirono i bottoni della camicia, infilandosi dentro per accarezzargli il torace e i capezzoli. Io mi misi a cavalcioni sopra di lui, muovendo i nostri fianchi insieme, ma scesi prima che potesse ancorarmi a lui mettendomi le mani sul sedere.
«Non si tocca» gli sussurrò Meredith all’orecchio.
La musica intorno a noi cresceva, mentre noi giravamo, ci divincolavamo, ci contorcevamo intorno a Charlie. Lui era un pubblico perfetto, perché se pur si era divertito allo strip club, qui sembrava divertirsi di più.
Il pene gli si indurì nei pantaloni mentre io imitavo una delle mosse di Donna e, seduta in grembo a Charlie, strofinavo i fianchi avanti e indietro, inarcavo la schiena e premevo la guancia contro la sua.
E se anche gli avevamo detto di non toccare, gli presi la mano e gliela feci scivolare sotto la mia gonna per accarezzarmi attraverso le mutandine, per poi spingerlo via, ridendo, per dare a Meredith il suo turno di sederglisi in grembo.
«Pensavo che foste voi quelle che dovevano spogliarsi» finse di lamentarsi Charlie mentre Meredith gli apriva il resto della camicia e gliela toglieva.
La gettò da un lato e mi guardò. «Buona idea.»
Avevamo tutti bevuto, anche se non mi sentivo ubriaca, non sentivo altro che la passione mentre mi sbottonavo la camicetta e la toglievo, facendola volteggiare sopra la mia testa per poi farla volare sul divano. Non indossavo un push-up e le mie tette non erano grosse come quelle di Donna, ma avevo una gonnellina deliziosa. Feci una giravolta, così che mi si sollevasse sui fianchi, dando una fugace visione delle mie mutandine a entrambi.
«Guardala» disse Meredith. «Guarda la nostra bella, bella Tesla.»
Mi arresi alla musica, lasciando che mi riempisse, senza più imitare i movimenti della stripper ma facendo quelli che erano i miei. Ballavo, ballavo soltanto, lasciando che il ritmo mi facesse battere il cuore e muovere i piedi.
Charlie, senza camicia e con la cintura slacciata, si era preso il membro tra le mani, mentre guardava. Meredith aveva portato un’altra sedia dalla sala da pranzo e si era messa di fianco a lui. Si era spogliata rimanendo in reggiseno e mutandine, e si era seduta a guardarmi.
Perciò ballavo per entrambi.
Era un po’ stupido. Feci il Cabbage Patch, il Running Man e il Lawn Mower. Charlie rise, ma la mano con cui si accarezzava non rallentò, e gli occhi di Meredith brillavano mentre si passava la lingua sulle labbra.
Mi tolsi il reggiseno e mi pizzicai i capezzoli mentre mi guardavano. Mi leccai le dita e me le strofinai sul ventre, sotto la gonna, dentro le mutandine. ballando, mi avvicinai e misi un piede sul bordo della sedia di Charlie, così che potesse fare scorrere la mano libera su per la mia coscia, ma quando le sue dita sfiorarono il pizzo delle mie mutandine, me ne andai di nuovo.
«Non si tocca» gli dissi scuotendo il dito, poi feci lo stesso con Meredith.
Lei non provò a toccarmi, ma inarcò un pochino la schiena quando misi il piede sulla sua sedia. Fece scivolare le dita sulle sue mutandine come facevo io. Sfregando e sfregando.
Tornai da Charlie, chinandomi per baciarlo. Misi la mano sopra la sua, le dita che si chiudevano intorno al suo membro. Presi il comando di quello sfregamento, mentre lui si muoveva per spingersi giù i pantaloni dai fianchi. Guardai lo spazio tra noi, poi Meredith. Lei mise una mano sulla coscia di Charlie, mentre l’altra era ancora sulla sua vagina.
Io mi spostai e Charlie scivolò con me sul pavimento. Lo spinsi gentilmente sulla schiena, accarezzandogli il membro un po’ di volte prima di piegarmi e leccarlo lentamente fino allo scroto.
Adorai il modo in cui quello lo fece gemere, ma eravamo in tre lì. Tesi la mano a Meredith, che intrecciò le dita con le mie e si mise in ginocchio accanto a lui. Lo baciò sulla bocca. Poi baciò il suo pene.
Il sesso può essere grandioso anche senza troppa ginnastica. Io mi spostai con naturalezza tra le gambe di Charlie mentre Meredith gli si mise a cavalcioni sul volto. Ebbe il meglio di tutto, una bocca calda e delle mani sul suo membro e una vagina in piena faccia. E dai gemiti che Meredith emise mentre lui si applicava facendole pian piano raggiungere l’orgasmo erano così eccitanti che non ebbi problemi ad arrivarvi anch’io molto vicino.
Così come mi ero persa nel ballo, ora ero persa nel piacere che mi dava la mia mano mentre accarezzavo la mia clitoride e il grosso e delizioso pene di Charlie. A dire il vero, avrei voluto cavalcarlo, ma visto che non me la sentivo di lasciare quello che stavo facendo per andare alla ricerca di un preservativo, mi accontentai di infilare le dita in profondità nella mia vagina. Non un sostituto del pene di Charlie, non completamente, ma fu abbastanza da farmi venire.
L’orgasmo si allargò come una spirale dentro di me, facendomi tremare. Presi tutto il membro di Charlie nella mia bocca. Questo si tese sulla mia lingua. Anche lui stava venendo. Quando Meredith gridò, un gemito senza parole, di puro piacere, Charlie venne.
Qualche minuto dopo, eravamo tutti e tre sul tappeto del soggiorno. Sentii i morbidi sospiri di Charlie, che russava, e ridacchiai, anche se pure i miei occhi si stavano chiudendo e soffocai uno sbadiglio o due. Meredith sospirò.
Aprii gli occhi e rotolai su di un fianco, per guardarla. «Ehi.»
Lei mi passò una mano tra i capelli. «Ehi.»
«Dovremmo svegliarlo.»
Lei sorrise. «Potremmo lasciarlo dormire qui tutta la notte.»
«Non lo faresti. Sarebbe cattivo.» Rannicchiai le gambe, spingendomi contro la sua mano, pigra come un gatto. «Anche se questo tappeto non è molto diverso da molti letti dove ho dormito.»
«Com’è stato davvero? Il Compound, intendo? Me lo immagino come un campo estivo, con i sacchi a pelo.»
«Sì. Era così. C’erano dei dormitori per gli adolescenti. E piccole stanze per gli adulti. Tutto era un po’ vecchio e logoro. Trasandato, diresti così immagino. Arredato con mobilio di scarto che la gente donava.» Sbadigliai ancora e le presi la mano che mi accarezzava per appoggiarci sopra la guancia. Il suo palmo era caldo.
«È stato bello?»
Avevo difficoltà a tenere gli occhi aperti, ma ci riuscii così potei guardarla. «È stato bello?»
«Vivere lì. Voglio dire... La libertà che c’era. Ogni volta che ne parli sembra grandioso. Era come una vera comune hippy?»
«Quando ero piccola, pensavo che fosse fantastico. Certo. C’era un sacco di libertà, sì. Eravamo come dei selvaggi per tutta l’estate. Questo rendeva difficile rientrare nei ranghi il resto dell’anno. E...» Sbadigliai ancora. «Onestamente, Meredith, la gente lì faceva schifo. Voglio dire, imbrogliava sulle tasse e coltivava erba per guadagnarci. Le persone lasciavano che i bambini se ne andassero in giro liberi così da poter scopare in giro. Un’estate mio fratello si dovette rapare a zero perché non riusciva a liberarsi dei pidocchi.»
«Mi sembra ancora un’esperienza grandiosa.»
«Non è stato male, no.»
Mi strofinai contro la sua mano. La gamba di Charlie era calda contro il mio ginocchio. Mi sarei potuta addormentare lì, solo che sapevo che poi avremmo avuto freddo, inoltre mi dovevo alzare per fare pipì.
«Lavori presto domani?» chiese Meredith.
«Mmh? Sì. Dovrei andare.»
Lei si fece più vicina, così, quando aprii gli occhi, potei vedere le pagliuzze bianche che circondavano le sue iridi. «Lo sai, se stessi qui, non dovresti andartene.»
«Sorrisi. Wow. Questo è profondo. È un po’ come dire “ovunque tu vada, sarai qui”?»
Charlie non si era mosso, anche se il suo russare era diventato più forte. Gli feci scorrere una mano sulla coscia, sui fianchi. Gli accarezzai il ventre e lui si contorse un po’, ma senza svegliarsi.
«Anche Charlie si deve alzare presto domani mattina. E io non ho portato nulla con me per restare.»
Lei sospirò e sollevò gli occhi. Poi si alzò. «Benissimo. Ho capito.»
Mi alzai anch’io, per cercare i miei abiti, e le lanciai un sorriso mentre mi infilavo le mutandine. «La prossima volta mi organizzerò, okay?»
Il suo sguardo mi percorse, senza perdersi un centimetro di me. «La prossima volta. Mmh.»
Alla porta, mi chinai per darle un bacio di saluto e colsi l’angolo della sua bocca. Meredith mi strinse a sé, il seno nudo premuto contro la mia camicetta. Mi pizzicò il sedere, ma fu un gesto amichevole, non terribilmente lascivo.
«Sta’ attenta con la macchina» mi disse, e richiuse la porta dietro di sé.