Luigi

Luigi ha compiuto otto anni.

È un bambino solitario, con bisogni e comportamenti insoliti, molto più adulti della sua età, che preoccupano i genitori. Ama scappare di casa e correre da solo nelle campagne per ore, scorrazzare senza meta, lasciando la famiglia nell’apprensione. Punito, non se ne dà per inteso e anzi intensifica le sue sfide. Ne scaturiscono castighi continui, anche molto duri e severi, che don Francesco gli infligge con dolore, con dispiacere, perché Luigi è il piccolo di casa e lui vorrebbe poterlo vezzeggiare. Ma indurisce il suo cuore e si incaponisce nella tattica del pugno di ferro, che tanti buoni frutti ha prodotto con gli altri figli.

Con Luigi, però, risulta del tutto inefficace, provoca solo reazioni e comportamenti ancora più insolenti, ancora più irritanti, che lasciano entrambi i contendenti – padre e figlio – cupi e rancorosi l’uno verso l’altro. Donna Clara a volte è tormentata dal timore che Luigi nutra un vero e proprio odio nei confronti di suo padre e questo la rattrista, anche se non vede soluzione al problema. Luigi è ribelle e don Francesco non può fare altro che cercare di raddrizzare la pianta fino a quando è giovane, per usare le sue parole.

Fra le stranezze che caratterizzano quel suo ultimo figlio, una delle più bizzarre, anche se per fortuna innocua, è una spiccata predilezione per la cosiddetta biblioteca, una stanza buia, cupa e fredda, agli occhi di donna Clara, dove nessuno mette mai piede e nella quale sono affastellati libri vecchi e polverosi, che da tempo immemorabile nessuno ha mai sfogliato. Luigi invece vi trascorre ore, esaminandoli e leggendo chissà cosa. Se non altro, commenta fra sé donna Clara, quando si rifugia in biblioteca è sotto controllo.

Oltre che con il padre, Luigi non va d’accordo neppure con il primogenito Filippo, il quale ha parecchi anni più di lui e lo tratta con la stessa supponenza e severità di don Francesco. Luigi cerca di evitare con cura il fratello maggiore, così come ignora del tutto Leopoldo, il secondogenito. Quanto alla sorella Agnese, a mala pena la conosce, avendola vista non più di due o tre volte in vita sua.

Solo due persone sono nelle grazie di Luigi. Il fratello Leonardo e Maria l’acquaiola.

La predilezione per Leonardo è comprensibilissima. Lui è l’unico in famiglia che, sfidando a sua volta le ire dei genitori, si schieri sempre e senza alcuna esitazione dalla parte del fratello più giovane. Si adopera in mille modi per evitargli le punizioni del padre, spesso addossandosi colpe che non ha o coprendone le fughe e le intemperanze. Oppure domandando al padre di perdonare Luigi per amor suo. Preghiera che don Francesco accoglie sempre, pur lasciando pesare la concessione, forse ben lieto, in cuor suo, del pretesto che gli viene offerto di non infierire di nuovo su quel figlio che lui definisce scapestrato.

«Lo faccio solo perché me lo chiede Leonardo» ammonisce con tono severo Luigi. «Tuo fratello si merita tutta la mia stima e il mio rispetto. Tu, se continui così, farai ammalare tua madre.»

Donna Clara è ben felice che Luigi sia affezionato almeno a Leonardo, sul cui influsso conta per alimentarne la moderazione. Solo Leonardo, ad esempio, riesce a persuadere il fratello a recarsi qualche volta in chiesa.

«Prega, ché dopo vedi come ti senti bene» lo esorta Leonardo. «In pace con tutti.»

Luigi si siede nel banco, di fianco a Leonardo, ma, mentre il prete dice messa, si guarda intorno, attratto da mille curiosità. Gli piace molto osservare la gente, specie quella che non conosce, perché la madre gli impedisce di frequentare i popolani.

Vorrebbe chiacchierare col fratello e domandargli il nome di questo e di quello. Ma lui non distoglie mai gli occhi dal tabernacolo, dove, a suo dire, si trova il Santissimo Corpo di Gesù.

«Io non vedo il corpo di Gesù» si lamenta Luigi.

«Ssst» replica Leonardo, il dito sulle labbra. «In chiesa si viene per pregare, non per guardarsi in giro. Inginocchiati, fissa Gesù Crocifisso e prega.»

Luigi allora, per compiacere il fratello, si inginocchia e finge una compunzione che non prova, sforzandosi di dissimulare il sorriso che la menzogna gli procura. Resiste pochissimo in quella scomoda posizione. Le ginocchia ossute gli dolgono e si domanda come faccia Leonardo a trascorrere tutto il tempo della messa in ginocchio e con le mani giunte.

«È la fede» prova a spiegargli Leonardo. «Se hai fede, non provi dolore perché la tua mente è tutta occupata da Dio e dal tuo amore per Lui. E se mai provassi dolore, offriresti con gioia al Signore quella minuscola sofferenza per il perdono dei peccati.»

“Che strano linguaggio” pensa fra sé Luigi, soppesando quelle espressioni che, alle sue orecchie, suonano del tutto incomprensibili. “Io amo mio fratello, che è qui accanto a me in carne e ossa. Come faccio ad amare qualcuno che non c’è? E, poi… i peccati? Cosa sono, i peccati?”

Ma tiene per sé questi dubbi, si sforza di compiacere il fratello, di dimostrargli almeno un poco di buona volontà, perché non vuole perderne l’affetto.

L’unica persona che davvero riesce a suscitare in lui riflessioni costruttive che non si tramutano mai in ribellione, è Maria l’acquaiola.

Maria è il grande cruccio di donna Clara perché, per motivi a lei misteriosi, suo figlio Luigi le è molto affezionato. Non è in grado di spiegare né a se stessa né a suo marito donde sia nato quel legame e non si sente neppure di rimproverare l’acquaiola giacché, per quanto abbia cercato di spiarla in ogni suo atteggiamento e manifestazione, non riesce a trovare, in coscienza, alcuna accusa da imputarle, nessun comportamento inadeguato o qualche losca manovra, qualche trucco per accalappiarsi i favori del figlio.

Maria non fa niente che giustifichi l’attaccamento di Luigi ma è un fatto che il bambino la adora, sembra riservare solo a lei quelle attenzioni, quelle premure che donna Clara pretenderebbe per sé, che è la madre.

Un pomeriggio in cui Luigi era sparito e per ore non era stato possibile rintracciarlo, gettando la famiglia nella disperazione perché diluviava dalla mattina – le nuvole erano così dense e basse da avvolgere il paese in una cappa plumbea e non si vedeva a un metro di distanza – si era scoperto che il ragazzo, senza informare nessuno, aveva preso un paio di mantelle e si era avviato lungo la via della fonte, per andare incontro all’acquaiola e proteggerla dal nubifragio che imperversava.

A volte, specie quando aveva subìto un terribile rabbuffo da suo padre, invece di restare chiuso nella sua camera in punizione, come gli era stato imposto, fuggiva dalla finestra rischiando l’osso del collo e si rifugiava sui gradini della casa di Maria.

Lei, quando tornava dal lavoro, lo trovava lì.

«A casa non ci torno» le diceva. «Fammi restare qui. Sto più volentieri con te che con mia madre e mio padre. A te, voglio bene. A loro, no.»

Maria fingeva di non udire.

«Alzatevi, don Luigi, e tornate a casa subito. Chissà come sono preoccupati don Francesco e donna Clara.»

Per un poco Luigi si incaponiva. Ma bastava che Maria gli rammentasse che avrebbe pagato lei la sua disobbedienza perdendo il lavoro e subito Luigi si piegava a ubbidire.

«Un giorno ti manterrò io, Marì» le diceva. «Se divento ricco, ti mantengo io senza che tu debba lavorare.»

Maria sorrideva e accennava una carezza sui capelli, che però si fermava prima di posarsi sul capo del signorino.

«Senza lavorare!? Mi volete far morire, a me, signurì?»

«Detesto casa mia» brontolava Luigi allontanandosi a grandi falcate. «Un giorno scappo e nessuno mi acchiappa più. Vedrai se non lo faccio.»