Nella

La figlia di Nella ed Ermes si chiama Luigina ma tutti la chiamano Linù.

Il nomignolo ha una storia stranissima.

Lo ha inventato l’acquaiola, la prima volta che ha stretto fra le braccia la nipotina. Una circostanza che Nella non cancellerà mai dalla mente. Lei era molto preoccupata per il comportamento di sua madre, sicura com’era in cuor suo che l’acquaiola non avrebbe degnato la bimba di uno sguardo, al punto che era fermamente intenzionata a sottrargliela, a non fargliela neppure vedere. Non voleva che sua figlia subisse il disprezzo che aveva perseguitato lei.

Ma, prima che riuscisse a impedirglielo, Maria aveva preso fra le braccia la creatura appena nata e l’aveva osservata, un leggero sorriso che le piegava appena le labbra. Poi l’aveva stretta al petto, aveva posto la guancia sulla testina della neonata e l’aveva cullata.

«Linuccia… Linuccia mia… Linuccia bella…» l’aveva sentita mormorare Nella, incapace di credere davvero che quel tono così tenero e accorato uscisse proprio dalla bocca di sua madre.

«Linuccia… Linù, guardami Linù… quanto si’ bella… Linù… Linuccia bella.»

Linù era subito entrato nel lessico familiare e del paese.

L’amore che l’acquaiola ha fin da subito mostrato per la nipotina ha lasciato Nella stupefatta ma non ha ammorbidito affatto la sua ostilità verso la madre né migliorato i loro rapporti.

Da tempo ormai non è più la spaurita ragazza che viveva rintanata in casa, respingendo i contatti con la gente perché in ogni sorriso vedeva un’allusione malevola alla sua condizione di illegittima.

Non che si sia liberata della sofferenza passata. Tutt’altro. Essa è sempre lì, intatta, ostinata e tenace. Ma mentre prima si manifestava in una cupa e rancorosa solitudine, adesso prende le forme di una vendicativa e ostentata arroganza.

Lei, la trovatella del paese, ha fatto il matrimonio che neppure la ragazza più benestante o dalla reputazione più immacolata poteva sognare. Ha sposato il figlio di don Luigi, che oggi è un rispettato impiegato comunale, il cui stipendio, ancorché modesto, le consente di non lavorare più nei campi.

Ancor di più la inorgoglisce il fatto che, da qualche tempo, loro tre – padre, madre e bimba – si sono trasferiti ad abitare nella prestigiosa Casa Grande, nell’appartamento di don Luigi, grazie all’intervento del podestà di Castello che ha ammorbidito l’ostilità degli zii verso il nipote, anche se vi accedono da un ingresso posteriore, che si affaccia sulla via san Nicola, così chiamata perché, in fondo alla strada, è collocata la cappella del santo, sul cui sagrato i bimbi si divertono a giocare.

Maria l’acquaiola non è stata invitata a unirsi a loro con il pretesto che è troppo vecchia per abbandonare la sua casa. In effetti, lei non se ne sarebbe mai distaccata ma soprattutto la figlia non l’avrebbe mai accolta.

Nella visione sociale di Nella, sua madre era e resta una contadina, che nella Casa Grande ha fatto la serva per decenni. La sua presenza non sarebbe gradita ai signori con i quali si è imparentata e comprometterebbe il prestigio del marito e della figlia.

Nella ha spiegato chiaro e tondo a sua madre le ragioni per cui non la vuole con sé. Non prova alcun disagio a dichiararle che si vergogna di lei, anzi finalmente può renderle i torti che ha subito.

A sua figlia Linù narra, con la sua fantasia così ricca e la sua facondia colorita, tutte le storie della famiglia paterna, abbellendole, enfatizzando il prestigio di cui essa ha sempre goduto, apportando opportune modifiche e omettendo i particolari meno dignitosi, come l’amore di don Luigi per Saveria e la loro unione irregolare, ad esempio, oppure la superiorità e il distacco con cui gli altri parenti continuano a trattare la famiglia di Ermes, nonostante l’apparente rappacificazione. In fondo, Nella comprende le loro remore e ritiene di non meritare un trattamento diverso, essendo figlia dell’acquaiola.

Linù, però, deve avere tutto quello che a lei è stato negato. Un nome, tanto per incominciare. E questo lo possiede già, il più prestigioso del paese. Un titolo di studio. Lo avrà senza ombra di dubbio, seguirà le orme di suo padre e di suo nonno, che hanno frequentato prestigiosi collegi.

E diventerà una scrittrice, lo ha già deciso lei per la figlia, in modo da poter narrare le bellissime storie che sua madre le racconterà.

Ma per raggiungere la vetta, deve acquisire la consapevolezza e l’orgoglio delle sue origini paterne, che sono prestigiose. L’identità materna invece va ignorata.

Cancellata.

Cancellare l’acquaiola, che l’ha partorita senza un marito.