15.

La Vita, l’Universo e tutto quanto

Forse il nostro Universo si trova

dentro al dente di qualche gigante.

(Anton Čechov)



Nei romanzi della serie Guida galattica per gli autostoppisti, pubblicati tra il 1979 e il 1992 dallo scrittore britannico Douglas Adams, un gruppo di scienziati costruisce un grande e potente cervello elettronico per riuscire a ottenere la risposta alla Domanda fondamentale sulla Vita, sull’Universo e tutto quanto. Dopo sette milioni e mezzo di anni, quella potente macchina risponde semplicemente: «42»...

Un tale, inatteso finale, sottolinea beffardamente che l’antica e ambiziosa aspirazione dell’Umanità a sondare i grandi misteri dell’Universo, è destinata a rimanere insoddisfatta.

D’altra parte, la Scienza può tentare di spiegare solo i fenomeni che sono, in qualche modo, osservabili. In merito a tutte le potenziali entità trascendenti, che si collocano al di fuori di una percezione fisica, può solo formulare delle ipotesi. Ma un’ipotesi, per definizione, non può essere considerata una verità assoluta.

Nonostante ciò, nel corso dei secoli, molti autorevoli pensatori hanno elaborato diverse prove logiche dell’esistenza di Dio; in particolare: sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109), san Tommaso d’Aquino (1225-1274), Cartesio (1596-1650), Blaise Pascal (1623-1662), Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), George Boole (1815-1864) e Kurt Gödel (1906-1978).

In maniera molto semplificata, si può affermare che tali dimostrazioni partono da un presupposto del genere: ‘Dio è l’insieme di tutte le cose esistenti, materiali e immateriali’.

Oggettivamente, non si può negare l’esistenza di un Ente definito in questo modo. Inoltre, siccome almeno gli uomini sono degli esseri pensanti, anche un Dio siffatto (che li contiene come elementi) deve essere dotato di pensiero. In pratica, secondo un tale assunto, noi uomini siamo parte di Dio, così come, ad esempio, i globuli rossi appartengono al nostro corpo. Probabilmente, anche i nostri globuli rossi si dividono tra quelli che credono all’esistenza del corpo umano e quelli che non ci credono...

E, in effetti, esiste anche un folto gruppo di autorevoli pensatori che negano l’esistenza di Dio.

In particolare, nel 2007, il matematico statunitense John Allen Paulos, in un saggio brillante e scorrevole, ha demolito con logica inappuntabile tutte le classiche prove dell’esistenza di Dio, affermando che qualunque ragione si possa avere per credere in un Ente superiore, la razionalità non c’entra niente. In pratica, la fede è solo questione di... fede.

Più recentemente, nel 2010, il grande astrofisico britannico Stephen Hawking ha dichiarato: «Dio non è necessario a spiegare la creazione dell’Universo; questa è avvenuta solo come conseguenza inevitabile delle leggi della Fisica».

Un’affermazione così perentoria, però, è poco convincente. Pur ammettendo che l’Universo possa essere nato in maniera autonoma, ciò non significa che un Dio non debba esistere. Se una rosa sboccia spontaneamente in un giardino, non è detto che non esista il giardiniere...

In ogni caso, Hawking lascia aperto il problema di come siano nate le leggi della Fisica...

Paradossalmente, l’ipotesi che prima della nascita dell’Universo ci fosse il nulla totale consente di impostare una semplicissima dimostrazione dell’esistenza di (almeno) un padre eterno.

A tale scopo, definiamo nel seguente modo gli unici due tipi ipotizzabili di padri.

Padre temporaneo = Un essere che ha generato dei figli e che, a sua volta, è stato generato da un padre.

Padre eterno = Un essere che ha generato dei figli ma che non è stato generato da alcun padre.



Supponiamo, per assurdo, che non esista alcun padre eterno (e che, quindi, ogni possibile padre deve avere a sua volta, un padre).

In base a questa ipotesi, un qualsiasi padre temporaneo esistente sulla Terra deve avere necessariamente un padre. Ma questa condizione deve valere anche per il padre di suo padre e il padre del padre di suo padre e così via. In questo modo, inevitabilmente, si procede a ritroso all’infinito nel tempo. Una situazione del genere, però, è improponibile, perché se l’Universo possiede un’età ben determinata, questa non può essere oltrepassata...

Di conseguenza, si deve ammettere l’esistenza di (almeno) un padre eterno...



Molto spesso, la tendenza a negare l’esistenza di Dio è indotta da un’avversione nei confronti delle organizzazioni religiose. Nel mondo, esistono circa 10.000 religioni diverse, 270 delle quali contano più di 500.000 proseliti. Alcune di queste sono piuttosto stravaganti, come lo Jedismo fondato dai fan della saga cinematografica di Guerre Stellari o la Iglesia Maradoniana, dedicata al culto del grande calciatore argentino Diego Armando Maradona...

Ognuna di tali congreghe, sicura di conoscere la verità assoluta, si arrocca in maniera dogmatica e settaria sulle proprie convinzioni e si priva, così, di ogni possibilità concreta di avvicinarsi alla conoscenza della verità. Nel corso della Storia, con la presunzione di agire in nome di Dio, gli integralisti religiosi hanno commesso ogni sorta di atrocità nei confronti dei seguaci di altre fedi. Anche attualmente, le cause principali delle guerre tra i popoli hanno prevalentemente una motivazione religiosa (più o meno pretestuale). Volendo ammettere anche l’esistenza del Diavolo, si potrebbe affermare che il concetto di religione è una trovata demoniaca, escogitata per alimentare l’odio tra le genti...



I misteri insondabili non riguardano solo la nascita dell’Universo (il Big Bang), ma anche la sua potenziale fine (il Big Crunch). Anche in merito a tale problema, però, non ha molto senso cercare di elaborare teorie definitive, dato che non è possibile osservare ciò che avviene al di fuori dell’Universo da noi conosciuto. La seguente metafora dovrebbe mettere in luce tale limite umano.



All’interno di una clessidra in movimento, un microbo sapiente, posto su uno dei granelli di sabbia che stanno scendendo, riesce a stimare che, dopo un certo periodo di tempo, tutta la sabbia sarà scesa in basso, raggiungendo una situazione di stasi definitiva. Allarmato, comunica questa sua scoperta a tutti gli altri suoi simili. Lo stesso microbo, però, non possiede alcun elemento per prevedere che, poco dopo, una mano esterna rigirerà la clessidra, facendola ripartire da capo.



Come le altre scienze, neanche la Matematica può consentire di formulare delle verità assolute; però, permette di elaborare delle ipotesi razionali anche in merito a situazioni che non trovano riscontro nell’esperienza concreta. Grazie a essa, infatti, non solo è possibile interpretare la logica dei fenomeni reali, ma anche costruire dei modelli, perfettamente coerenti, di strutture immaginarie. In particolare, è l’unica disciplina che consente di maneggiare il concetto di infinito con estrema naturalezza (anche se molti scienziati si chiedono ancora se l’Universo è veramente infinito oppure no).

Addentrandosi nello studio della Matematica, tra l’altro, si possono incontrare delle strane creature che sono contemporaneamente parallele e perpendicolari a se stesse o che, in un intervallo infinitesimo, riescono ad assumere infinite volte tutti i valori compresi tra meno infinito e più infinito... Il problema di fondo è verificare quanti di questi prodotti della creatività umana corrispondono a una pura astrazione o, invece, sono potenzialmente in grado di descrivere situazioni che ancora non conosciamo.

Come abbiamo visto nel capitolo dedicato all’armonia della Natura, alcune teorie matematiche hanno anticipato, anche di secoli, le proprie applicazioni scientifiche. Quindi, non è detto che, in un futuro più o meno remoto, la Scienza non riesca a scoprire che, ad esempio, le dimensioni dell’Universo non sono solo tre (o quattro, considerando il tempo), ma infinite. Cosa che, scientificamente è lecito supporre...

Qualche passo in tale direzione si sta già compiendo. In particolare, nel 1996, il fisico italiano Tullio Regge ha dichiarato: «Disponendo di acceleratori a energia sempre maggiore potremmo forse arrivare a scoprire che le componenti del protone sono un numero enorme, talmente alto da costituire esse stesse un microuniverso. Ciascuno dei miniuniversi creati dall’acceleratore avrebbe la durata di una frazione infinitesima di un secondo, ma un essere pensante che vi abitasse avrebbe processi vitali così accelerati da percepirla psicologicamente come una durata di centinaia di miliardi di anni».

In teoria, quindi, quello da noi conosciuto potrebbe non essere altro che uno degli infiniti universi contenuti in un microscopico protone. E in ognuno degli infiniti protoni del nostro universo potrebbero essere contenuti, a loro volta, altri infiniti universi... Come in un classico gioco di scatole cinesi.

A tale riguardo, il mio amico matematico Erone Snipe si diverte a dichiarare: «Quando penso che l’Umanità è convinta di vivere in un Universo a quattro dimensioni, mentre secondo la Matematica possono esistere spazi a infinite dimensioni, mi viene il sospetto che, forse, ci stiamo perdendo qualcosa...»

Indubbiamente è difficile accettare razionalmente una visione del genere. Siamo naturalmente portati ad accettare il concetto di zero, ma quello di infinito ci fa scoppiare la testa, in quanto supera ogni nostra possibile concezione di valore molto grande. In teoria, anche la vastità dell’Universo conosciuto, paragonata all’infinito, diventa un’entità trascurabile...

Ma se si pensa a un Universo infinito, senza inizio né fine, si può arrivare ad annullare il concetto di tempo. Infatti, se si accetta la nota legge di Lavoisier, in base alla quale nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, si può desumere che ogni cosa attualmente esistente (noi compresi...) c’è sempre stata e sempre ci sarà, anche se sotto forme diverse.