17. L’EMERGENZA STAGIONALE
NESSUN BISOGNO DI MANGIARE SCORPIONI
A qualsiasi latitudine esiste l’emergenza climatica stagionale, la quale si esplica in diversi periodi critici dell’anno, oppure in coincidenza con la stagione delle piogge e del secco, a seconda delle zone.
Per la fascia temperata dell’Europa centro-meridionale, e quindi anche per l’area temperata cinese, coreana e giapponese, indiana e iraniana, il periodo critico non è l’inizio dell’inverno, o l’inverno inoltrato. Forse nemmeno il tardo inverno.
Il momento terribile e pieno di insidie è quello incluso tra la primavera e l’estate. Primavera che non si realizza mai in modo stabile e sicuro, e non diventa mai l’auspicata mitica stagione del recupero energetico, del ripristino della vitalità dispersa nella lunga stagione fredda. D’inverno il corpo si è almeno preparato, si è allenato, si è coperto, si è difeso, ha trovato il più delle volte le contromisure. Se tra dicembre e febbraio è prevalso il freddo secco, ciò ha reso le temperature basse più tollerabili. Le attività esterne, il taglio della legna nei boschi e i lavori nei giardini, il sostegno di cibi di stagione abbondanti ed appropriati, l’aggiunta di qualche maglione in più, rendono sopportabile e superabile la stagione fredda. D’inverno puoi contare ancora sul supporto prezioso delle castagne e dei cachi, dell’uva, delle pere e delle mele, e di tanti altri cibi naturali carichi di linfe vitali. Le case sono soggette a riscaldamento, per cui l’aria interna e persino i muri tendono a cedere qualche grado di calore e a difendere dalle intemperie.
In primavera invece si spengono anzitempo i bruciatori, per cui i muri sono freddi e l’aria è umida. Se manca il riscaldamento diurno del sole, coi suoi effetti miracolosi, si resta circondati dall’umidità reale o condensata sulle superfici interne delle abitazioni.
Le prime fragole e le ciliegie precoci fanno la loro apparizione. Ma non bastano ancora a rivitalizzarti. Ti purificano e ti danno una prima mano, ma sono soltanto dei palliativi.
Ed è proprio qui che si attua lo scontro drammatico con la realtà, con le esigenze selvagge e incontrollabili del corpo, con la tendenza a sovraccaricarsi di cibi.
Ma rimane sempre da parte nostra l’obiezione che non esistono oggi scuse per franare sul cibo qualsiasi, sul riempitivo, sul proibito, sul cibo cattivo e satanico, sul non-cibo.
La prova della insostenibilità di tali alibi è che, finita la stagione critica, chi ha ceduto e si è rimpinzato disordinatamente nel momento critico, continua a farlo anche dopo, in giugno, luglio, agosto, settembre, e così via. E la stessa cosa accade nei paesi tropicali, dove pur essendo garantita la presenza di cibi vivi e fantastici durante l’intero anno, parte della popolazione si ritrova a bazzicare diete stomachevoli prive di utilità, di logica, di gusto e di senso estetico.
Masticare scorpioni arrostiti non può non fare senso, anche se in effetti tra scorpione e crostacei non ci sono grosse differenze. Sempre ossicini e crostini da masticare e da succhiare sono. Anche perché esiste l’assurda convinzione di trovarvi qualcosa di magico e di speciale, di afrodisiaco, di rivitalizzante. Fare questo tipo di scelte, mentre esistono foreste e coltivazioni cariche di frutta magnifiche includenti durian, jackfruit, avocadi, ananas, bananine, castagne d’acqua, leichi, longan, manghi, noci di cocco, e centinaia di altri incredibili frutti, non può non sbalordire e sorprendere.
Dicevamo della tarda primavera come periodo critico. Ma anche il primo freddo autunnale e quasi-invernale non scherza troppo. Soprattutto per gli obesi che vanno dai loro medici e dietologi di fiducia in cerca di qualche buon consiglio, e che finiscono invece per ritrovarsi in mezzo a divieti assurdi contro cachi e castagne, contro noci e nocciole, e persino contro l’uva. Praticamente una autentica barriera proibitiva contro i cibi migliori che la natura ha confezionato sugli alberi in favore dell’uomo, per il suo benessere, che sono i frutti di stagione, con la loro forte e viva carica enzimatica, zuccherina, minerale e vitaminica. Sempre con la solita scusa di effetti allergenici o di preoccupazioni insuliniche.
Chi è vegetariano autentico, riesce ad esserlo comunque e dovunque. Chi vede invece nel cibo un modo per appropriarsi post-mortem della salma altrui, tagliuzzandola sul proprio piatto, lo fa indifferentemente col freddo e col caldo, mettendo da parte e tacitando ogni sensazione di disgusto.