25. L’UOMO PERSECUTORE DI TUTTE LE ALTRE CREATURE
Resta il tempo per riflettere sugli altri esseri perseguitati dall’uomo. Cosa dire infatti dei poveri pesci, la cui morte è ancora peggiore. Vengono sottratti dal loro ambiente con l’imbroglio violento e inaspettato di lenze e di reti, vengono asfissiati in una infinita agonia. La loro sofferenza è grande ma muta, solo perché non siamo attrezzati per sentire le loro urla di dolore, che pure esistono. Arrivano spesso vivi nei banchi delle pescherie, a terminare la loro disperazione tra il ghiaccio. Oppure restano vivi a tormentarsi nell’acqua viziata e negli spazi angusti delle vasche da ristorante, in attesa che un cliente li guardi e li scelga, e che il boia di turno li catturi con un retino e li tagli poi testa e pancia.
Quello che succede ai tonni nelle tonnare ha dell’incredibile. È una mattanza delle più inguardabili e delle più inascoltabili, col sangue rosso che ribolle sopra le onde e le increspature d’acqua causate da centinaia di tonni che si incrociano impazziti di dolore e di spavento per ore e ore, per giorni interi.
Un vegetariano non fa distinzioni di specie.
Un delfino, per quanto amichevole e simpatico e intelligente, non è affatto più importante di un tonno. Entrambi meritano di vivere la propria vita lontani dall’influenza umana. Cosa dire poi della persecuzione delle balene e dei loro balenotteri, condotta con mezzi tecnologici, con radar e arpioni siluranti.
Crostacei e molluschi se la vedono ancora peggio. La loro cattura non pare poi così drammatica. Ma quello che gli aspetta nella fase successiva è a dir poco sconvolgente. I gamberi vengono immersi vivi in soluzioni alcoliche, e fatti rosolare vivi sulla fiamma, mentre piangono e urlano la loro disperazione.
Le aragoste gridano il loro dolore mentre vengono bollite vive. Ci sono dei commensali che si divertono addirittura a sentire i lamenti dei poveri crostacei sulla propria lingua e tra i denti.
Quasi una dimostrazione di resistenza al voltastomaco e alla schifezza.
Ma negli spot pubblicitari le mucche pascolano libere e felici sull’erba verde, ingentilita da tante margherite. I vitellini sgambettano e trotterellano a fianco delle loro mamme, e succhiano tanto buon latte. I maiali poi sono orgogliosi di diventare salumi e di vedere le loro cosce appese in bella evidenza da fabbricanti di prosciutti e salami. I tonni sono felici di essere tagliati con un grissino. I più fortunati sono forse le centinaia di milioni di fagiani, lepri, anatre, animali selvatici, impallinati ogni anno nella sola Italia. Almeno essi non devono sottostare settimane, mesi o anni alle prigioni e alle catene, alle umiliazioni, alle angosce, prima di ricevere la trafila sventurata della mattazione. Una rosa di pallini di piombo, una caduta rovinosa sull’erba, un cane che affonda i suoi denti sulle povere carni lacerate, ed è tutto finito.