42. LA NOSTALGIA DELL’ OPUS DEI PER L’INQUISIZIONE
LA DEMONIZZAZIONE DEI VEGETARIANI PITAGORA L’ANTICRISTO
Ma persino in data agosto 1993 su Civiltà Cattolica, prestigiosa rivista dell’Opus Dei, appare un articolo dal titolo “L’uomo e il suo destino”, dove vengono direttamente ed esplicitamente attaccati, come in pieno Medioevo, coloro che si astengono dal mangiare la carne. In tale articolo sta scritto che “È facile osservare come, frequentemente, elementi che si dichiarano vegetariani, sono preda di improvvise crisi di rabbia aggressiva, e guardano il mondo con diffidenza come se dovessero essere aggrediti. Sono affascinati da spettacoli di violenza e di morte. Spesso i vegetariani hanno comportamenti sado-masochistici ed emerge dalla profondità del loro inconscio una potenziale distruttività. Con la pietà per gli animali essi dissimulano la loro spietatezza”.
Sinceri complimenti all’Opus Dei per questo prezioso documento da incorniciare, per questa demonizzazione non priva di spunti freudiani e psicanalitici che farebbe ingelosire persino i massimi dirigenti della macellazione mondiale. Una stroncatura dell’avversario vegetariano in perfetto stile Inquisizione, quando a simili parole seguivano i fatti concreti del prelevamento personale coatto e del rogo. Se fosse vero un millesimo di quanto ivi affermato non potremmo fare altro che sprofondare dalla vergogna e andare a nasconderci. Ma la realtà, assai più semplice e chiara, è che l’autore dell’articolo, palesemente ispirato da un clima esorcistico, perdurante e non affatto scomparso, di caccia alle streghe e agli indemoniati, cerca di distruggere la personalità, l’immagine e la reputazione del vegetariano, che ha il grave torto di difendere gli esseri tribolati e martoriati meritevoli di tutela. Restando in atmosfera freudiana, è facile intuire la rabbia impotente e la crisi di coscienza, la gelosia per qualcuno che osa dichiararsi addirittura più buono e compassionevole del cattolico.
Il cattivo, persino il criminale e la pecora nera, fanno comodo alla causa. Ma la pecora bianca che sta in altro gregge, il buono che si propone come alternativa, sono quanto di peggio possa esistere per questo tipo di mentalità bacata pre-medioevale. È un po’ lo stesso tipo di rabbia, di furia distruttiva, di nevrosi esistenziale, che ha avvinghiato la chiesa cattolica nel corso della storia, portandola a incendiare intere biblioteche, a mettere all’indice opere di grande valore, a ripulire ed eliminare dalla faccia della Terra ogni scritto di Pitagora. Quelli dell’Opus Dei sono parte integrante di tale abominevole disegno storico e dunque non hanno la coscienza a posto. Anche la loro predisposizione ad ingozzarsi per anni di polli e capponi allo spiedo, di anatre e lepri in salmì, di salami e prosciutti crudi, non li ha certamente aiutati a darsi una ripulita ed una regolata. Ecco allora che, al posto di pentirsi e riconoscere i propri sbagli, cose che fa persino il nuovo pontefice Ratzinger, ci si scatena violentemente contro una categoria vegetariana che osa, col solo proprio esempio di vita, mettere in risalto le loro gravi e angoscianti manchevolezze, le loro meschinità trascorse ed odierne.
Non sono forse le corride, organizzate con l’appoggio e la benedizione di Santa romana chiesa, spettacoli per antonomasia di violenza e di morte? E i roghi per gli eretici e le donne indemoniate, le decapitazioni, le impiccagioni, gli squartamenti, gli impalamenti, e tutti i mezzi di tortura usati dall’Inquisizione contro chiunque osasse opporsi al potere clericale, che nel Medioevo causarono la morte orrenda di ben 50 milioni di persone, erano forse spettacoli di gioia e di buon cuore?
Da quale pulpito arrivano accuse infamanti di tale portata? Quando mai dei vegetariani si sono sognati di compiere nefandezze contro qualsiasi essere vivente uomo od animale che sia? Dove sta la logica, la coerenza e la religiosità di questo tipo di gente? È una domanda che è giusto porsi.
Se l’uomo si è rivelato sfruttatore insensibile e rapace, la Chiesa ha di sicuro grosse colpe da espiare. Non è affatto strano che il nemico di Dio, l’anticristo che sconvolge i sonni e gli animi dei prelati, abbia le sembianze di un vegetariano sensibile, di un difensore degli esseri più vulnerabili e più maltrattati. Basti pensare alla forsennata azione demolitrice nei riguardi delle opere del maggiore vegetariano-igienista-ecologista di tutti i tempi, di quel Pitagora che visse 600 anni prima di Cristo, dicendo e facendo cose almeno altrettanto magnifiche di quelle attribuite a Gesù. Al punto che i suoi scritti vennero sistematicamente messi al bando e dati alle fiamme, indistintamente da tutti i papi di Roma dei secoli scorsi. Un Anticristo scomodissimo, da cancellare ed estirpare in ogni biblioteca.
La grandiosità e la nobile santità di Pitagora, si ritrova ne I Versi Immortali (vedi I-32 del presente testo), unico scritto miracolosamente salvato e pervenuto a noi. È sufficiente rileggere con attenzione e devozione quei pochi versi, e basta pure confrontarli obiettivamente a mente libera e sgombra con qualsiasi altra preghiera cristiana o di altre religioni, per rendersi conto in modo immediato dell’infinito spessore morale del filosofo di Samo, che trascorse metà della sua vita nella nostra Crotone. C’è da scommettere che a gente come il Cardinale Biffi e al Vescovo Grandoni, se mai gli venisse la voglia di leggere questa autentica perla di Pitagora, I Versi Immortali finirebbero per stare proprio sullo stomaco.
Che il Cristianesimo non sia di sicuro la peggiore delle religioni, e che al suo interno ci siano moltitudini di persone degne di grande rispetto che stanno cercando pure di rimetterlo in piedi su nuove basi, nessuno lo mette in dubbio. Ma i gradi altisonanti delle gerarchie religiose non dovrebbero, di per sé e a priori, ingenerare sensi di riverente intoccabilità.
L’importante è semmai valutare di volta in volta l’integrità morale delle persone e il tenore di quanto esse dicono e scrivono e fanno, soppesandone la linearità e la coerenza.
Altrimenti si continuerebbe a venerare e rispettare gente come, tanto per fare un esempio, l’Arcivescovo Marcinkus, il quale, da un lato condivideva la tradizionale politica schizzinosa e sessuofobica della Chiesa, e dall’altro seguiva tutti i giorni con interesse ed eccitazione l’andamento in borsa della sua Hatù, maggior fabbrica italiana di preservativi, che stava, almeno a quel tempo, nelle salde mani dirette del Vaticano, nell’ambito del gruppo industriale Maccaferri.
Alla fine di questo lungo discorso sulla Chiesa qualcuno potrebbe farsi una opinione sbagliata, e cioè che siamo degli anticattolici, e magari per partito preso. Non è assolutamente così. Siamo laici questo è vero. Ma abbiamo assoluto rispetto per una Chiesa che sappia stare al suo posto e che non invada e non entri oltremisura e oltre il dovuto nella vita e nelle scelte dei cittadini, per una Chiesa moderna che sappia offrire ai suoi credenti e al mondo una immagine discreta, propositiva ma non fanatica, e soprattutto per una Chiesa che operi un taglio davvero netto con un passato che ne ha compromesso enormemente attrattive e credibilità e che le pesa addosso come un macigno.
E siamo particolarmente rispettosi verso la grande massa di fedeli e di comunità cristiane sparse per il mondo, e per la schiera di religiosi che hanno da sempre anteposto alla diffusione della fede il puro e semplice fare del bene e dedicarsi agli altri.
La crescente invadenza, veemenza e fanatismo, di alcuni altri credi non cristiani, che poco o nulla hanno di meglio in fatto di proposte comportamentali, estetiche, morali e spirituali, adatte alla vita, ai valori e ai gusti della civiltà contemporanea, fa sì che il Cristianesimo possa giocare finalmente un ruolo non di conquista e lotta per la prevalenza religiosa, ma di armonizzazione e di mediazione universale su basi del tutto nuove, affinché credere o non credere in Dio, credere o non credere nella proposta cristiana, possano essere per le genti del mondo non più un motivo di discriminazione e di odio, ma di dialogo pacifico basato sulla libertà delle coscienze e sulla ricerca dei valori etici comuni accettabili per una convivenza tra gruppi umani di razza e tradizioni diverse.
Gli ultimi papi di Roma, e in modo particolare Benedetto XVI, pare si stiano muovendo proprio in tale direzione, e questo fatto non può non trovare il plauso e l’incoraggiamento di tutti.