9. LA BUONA E CIVILE RENNA HA IMPARATO A NON DIPENDERE DAL SANGUE
IL PROBLEMA REALE NON È LA TEMPERATURA MA I CONCETTI SBAGLIATI
Mi vengono in testa le argomentazioni logiche e non prive di senso di Eike, una gentile signora tedesca molto amica dell’Italia. Voi italiani potete parlare quanto volete di frutta e verdure fresche, e potete anche fare i vegetariani e i puristi, perché il vostro inverno è tutto sommato sopportabile e tollerabile, con la superficie terrestre quasi sempre tenera e lavorabile. Da noi in Germania la terra diventa dura come l’acciaio, congelata e priva di risorse, persino il pensiero e le sensazioni della gente tendono a congelarsi se manca un carburante, per quanto scadente e criticabile esso sia. È facile parlar male dei wurstel, degli hamburger, della birra. Ma la gente deve pur sopravvivere alle intemperie. Da novembre in poi, fino a metà maggio, la frutta fresca la vedi col binocolo e costa un occhio della testa.
La Eike non ha davvero tutti i torti ad esporre le sue ragioni, e togliere la birra alla Baviera sarà altrettanto difficile che svuotare le cantine italiche di milioni di botti e damigiane facendo scorrere il vino per fiumi e canali.
Le stesse motivazioni potrebbero arrivare da un lappone o da un groenlandese, dove la pacifica renna, le foche e i trichechi, incluso i cuccioli, vengono regolarmente perseguitati e massacrati.
La risposta corretta è che mai come oggi la civiltà umana può contare su un sistema di trasporti integrale capace di assicurare rifornimenti di alimenti naturali in qualsiasi parte, purché lo si voglia in modo fermo.
Fino a dicembre non esistono problemi di sorta, nella fascia dei paesi temperati dell’emisfero nord. Da gennaio ad aprile occorre organizzarsi. Le arance rosse di Sicilia e le bionde della Spagna arrivano dappertutto a costi non sempre proibitivi, stesso discorso per i pompelmi di Israele, per i datteri del nord Africa, per i fichi secchi turchi, per le castagne e i cachi mangiabili fino a tutto gennaio, per le banane fresche e secche. Patate, patate dolci, carote e zucche si possono conservare. Granaglie e noci, mandorle e semi di girasole ce ne sono in abbondanza, l’olio extravergine di oliva arriva dall’Italia e dalla Spagna a prezzi sostenibili. Chiaro che una sopravvivenza naturalistica meno problematica si può realizzare meglio stando entro le fasce tropicali ed equatoriali baciate dalla generosità solare. Se uno va a stabilirsi in Siberia e non ha già in testa l’idea un determinato stile di dieta, soprattutto se non ha la grinta e la determinazione di cercare i cibi giusti, finirà per trovare con maggiore facilità la macelleria al posto del negozio ortofrutticolo.
Alla renna è concesso di spingersi ai limiti poiché, da bravo e civilissimo essere vivente quale è, ha imparato a coesistere col ghiaccio, a cibarsi di muschi e licheni senza dipendere dal sangue degli altri.
Lasciamo ora renne e iglù e torniamo al concetto di sostanza. Cioè di cibo impropriamente preferito alla frutta. Frutta vista erroneamente come cibo opzionale ed accessorio, ed anche causativo di problemi digestivi, mentre è vero l’esatto contrario, mentre è vero che non la frutta, sempre leggera e digeribilissima di per sé, ma le carni e i cibi proteici e concentrati sbagliati sono la causa delle putrefazioni e di ogni inconveniente digestivo.
Sostanza dunque che viene contrapposta alla frutta, sinonimo in questo caso di leggerezza e inconsistenza.
Sostanza che si usa identificare spesso col cibo grasso, col cibo appagante e sfamante, possibilmente cotto e ben salato, oppure cremoso e dolce come il gelato, capace di stroncare i morsi della fame ma finanche il sano appetito.
Niente come il buon latte equivale a sostanza, nel pensiero della gente.
E, per converso, nulla equivale ad antisostanza quanto la frutta.
È bene subito sottolineare che, contrariamente a quella che è l’opinione comune derivata dalle istituzioni sanitarie influenzate e soggiogate, le popolazioni sono tanto più colpite da osteoporosi quanto maggiore è il consumo di latticini.
Al latte e alle uova sono poi da attribuire almeno la metà dei cancri maschili e oltre la metà di quelli femminili. Senza contare che i prodotti caseari, autentici Lanzichenecchi dell’organismo umano, riducono del 30 al 50% l’assimilazione del ferro.
Fare poi attenzione al fatto che latte, uova, zucchero, sale, te li mettono ben nascosti in ogni cibo confezionato, poco importa se etichettati da agricoltura biologica o da gran marca industriale.