11.  SOLUZIONI E COMPROMESSI PER LE EMERGENZE STAGIONALI

Giusto ricordare che l’alimentazione crudista-vegetariana-fruttariana integrale è universalmente riconosciuta nel mondo scientifico serio come il massimo della perfezione e della eccellenza, ma che non sempre è possibile seguire con rigore assoluto.

L’importante è stabilire senza tentennamenti quale è il vero obiettivo e usarlo sempre quale punto di riferimento ideale, sapendo che più ce ne allontaniamo e peggio sarà per la nostra salute.

Nelle emergenze stagionali del tardo inverno europeo, fatto di raggi di sole che non arrivano e di piogge cariche di umidità, qualche pizzetta alle verdure, qualche minestrone con orzo e spinaci, qualche spaghetto integrale al pomodoro crudo, non hanno mai ammazzato nessuno.

Un risotto integrale, o delle patate al cartoccio, e delle patate dolci appena scottate, sempre precedute da una terrina di verdure crude condite con limone e olio extra vergine d’oliva, potranno anche essere ammesse, specie nei periodi critici dell’anno quando non si riesce a trovare tutte le cose perfette che si vorrebbero, o anche quando sentiamo semplicemente un irresistibile richiamo verso una veniale e non sistematica trasgressione.

Il compromesso, se lieve e casuale, è accettabile.

Una delle leggi base dell’alimentazione è quella di appropriarsi del quantitativo sufficiente di calorie per il mantenimento del peso e delle forze, coerentemente con il consumo giornaliero di energia. Se non si trova abbastanza frutta in certi luoghi o in certe stagioni, se non si riesce a fare il minimo dei 5-6 pasti al giorno di frutta cui tutti ormai sembrano votarsi e raccomandarsi in campo scientifico, è sensato e logico, inserire nel modo più corretto possibile dei riempitivi.

A condizione che si tratti di sostanze il più naturali possibili.

Vietato invece in modo assoluto e rigoroso il ricorso ai non-cibi di provenienza animale, per i quali non esistono remore ed eccezioni, salvo i soliti casi eccezionali o di emergenza.

Se uno si ostina a voler vivere tra i ghiacci del polo, sarà difficile proporgli un menù vegetariano.

Se uno decide di abitare in una piccola isola priva di risorse all’infuori del mare, troverà insufficienti le noci di cocco, e dovrà probabilmente integrare la sua dieta togliendo la vita a qualche pesciolino.

Una raccomandazione preziosa per tutti è quella di imparare a mangiare più frutta, molte più arance e pompelmi, banane e kiwi, cachi e castagne, uva e fichi, più succhi freschi di mele e carote e ananas preparati e bevuti all’istante.

Più ne mettiamo dentro fino a sazietà completa e meglio è.

Un’ottima strategia invernale di sopravvivenza, una specie di trucco intelligente e previdente, è di tenere sempre in tasca qualche bustina di uva sultanina o uva passa, di fichi secchi, di cachi secchi (ottima specialità coreana), di patate dolci secche (ottima specialità giapponese), di datteri, di manghi secchi e durian secchi (delizie thailandesi e filippine), una piccola riserva di zuccheri naturali. Così viene meno fame di paste e pani e pizze, tutte categorie appartenenti agli amidacei devitalizzati che il pancreas dovrà trasformare faticosamente in zucchero glucosio. E viene meno desiderio per gli anticibi carnei, per i panini a base di prosciutto e formaggio, per le micidiali patatine fritte, per le frittate a base di uova.

Ricordiamoci sempre che la soluzione ideale è di dare meno importanza ai tre tradizionali maxi-pasti di colazione, pranzo e cena, e di puntare piuttosto a una mattina integralmente fruttariana, con l’inserimento poi di altri tre pasti di frutta tra le cinque e le sette pomeridiane, al fine di rispettare l’esigenza salutistica di un minimo giornaliero di cinque pasti di frutta a stomaco vuoto o appena svuotato.

Un ultimo consiglio che a molti sembrerà incoerente e scandalistico, lo voglio riservare a chi vorrebbe disperatamente smetterla con la carne e il pesce e non ci riesce, perché la frutta e la verdura non lo tengono abbastanza al riparo dalla fame.

Il mio personale consiglio è di optare nell’emergenza per una forma quasi-vegetariana di compromesso.

Quando arriva la fame nera che la mela e l’arancia e la banana non paiono in grado di mandare via, anziché buttarsi sull’affettato e l’- hamburger e la bistecca, si ricorra pure, temporaneamente, a qualche vasetto in vetro di alici sotto capperi e sale e olio di oliva extravergine.

È sicuramente uno strappo eccezionale alla regola, ma permetterà almeno di evitare il reparto macelleria vera e propria, e di costruirsi un paio di panini saporiti dove il sale e i capperi nasconderanno al meglio l’aroma cadaverico delle piccole alici.

Tale alimento sarà assimilato abbastanza bene. E l’offesa alle alici sarà sicuramente inferiore in valenza a quella che si sarebbe arrecata addentando i panini e le piadine cariche di mortadelle e di hamburger che invadono le vetrine dei bar e dei fast-food. Un paio di vasetti potrà pure essere tenuto in casa, senza dover inquinare di cattivi odori e sapori il proprio frigorifero.