21.  QUANDO LE PAROLE PERDONO IL LORO SIGNIFICATO LA GENTE PERDE LA PROPRIA LIBERTÀ

UN PESSIMO SOSIA INDUSTRIALE IN ALTERNATIVA A OGNI ALIMENTO NATURALE

Icentri di potere del cartello alimentare-farmaceutico mondiale sono ormai campioni ineguagliabili nell’ imbrogliare nomi e termini, affinché regni il disorientamento e la disinformazione. L’obiettivo resta sempre il medesimo: evitare che le verità scomode sui cibi vengano a galla.

Si parla infatti di zuccheri, senza mai dire che l’unico zucchero che il nostro corpo accetta senza problemi è il succo zuccherino della frutta fresca appena spremuta da noi medesimi. Questo zucchero vivo, carico di enzimi, di vitamine vere, di minerali organici assimilabili, ci dona energia netta e abbondante, e non ci ruba nulla.

Non ha niente a che vedere con quel mostro bianco e dopante e distruttore di pancreas che è lo zucchero industriale, o con i dolcificanti alternativi ancora più tremendi.

Si parla di sali minerali e di ferro, senza mai fare la distinzione essenziale tra sali organici e sali inorganici (non assimilabili), tra ferro organico (quello di piante e frutta) e ferro inorganico e dannoso (da acque dure, da non-cibi o cibi non della specie, o da integratori o da bevande gassate e integrate).

Si parla di vitamine senza mai distinguere tra vitamine vere (dalla frutta e dalla verdura non cotte) e vitamine falsissime quali le vitamine di sintesi, che non dovrebbero nemmeno chiamarsi vitamine, trattandosi di farmaci sintetici che causano stimolazioni di breve periodo e carenze vitaminiche aggiuntive nel lungo periodo, oltre che infida assuefazione.

Si parla di insulina per i diabetici senza dire che tale insulina, tolta al pancreas dei suini e dei bovini, diventa un farmaco e non una cura, e produce alla lunga dipendenza e degenerazione. Ennesimo esempio di come la medicina proceda troppo spesso a occhi bendati. Intervenire senza conoscere l’origine dei guasti, giocherellare con gli squilibri fisici. Rimuovere il sintomo e perpetuare il problema.

La carenza insulinica è un sintomo, e i sintomi non si devono eliminare, ma capire e coadiuvare. Tant’è che da decenni il diabete si cura con successo definitivo nelle cliniche igienistiche, senza farmaci e senza insulina, ma con semplici modificazioni dietologiche.

Si parla di proteine indispensabili e nobili della carne (in realtà di proteine cadaveriche e piene del sapore della morte, a malapena nascoste da erbe aromatiche e condimenti forti, e mandate giù in tutta fretta da bevande alcoliche), mentre una percentuale giusta e ottimale di proteine nobili naturali sta in ogni sostanza vivente, in ogni foglia e in ogni frutto. Dove c’è N c’è azoto, e dovunque c’è azoto ci sono proteine. Siamo circondati dall’azoto e viviamo in un mare di azoto.

Da qui le ripetute raccomandazioni dei maestri dell’antichità a favore delle diete basso-proteiche.

Si parla di tot calcio e tot ferro e tot proteine per ciascun cibo e ciascun non-cibo possibile su tabelle mostruosamente fallimentari e sballate, dalle quali traggono beffarda ispirazione quotidiana un mare di pediatri e nutrizionisti mediocri. Quei valori non trovano infatti alcuna corrispondenza con la realtà per le pesantissime trasformazioni cui vengono sottoposti i cibi.

Sguazziamo in un’atmosfera carica di azoto. Siamo esseri perennemente azotati e proteinizzati. L’aria che respiriamo è costituita per l’80% d’azoto e solo per il 20% di ossigeno. Eppure i medici e i pediatri, o meglio una certa medicina e una certa pediatria becere quanto basta, continuano a indirizzare la gente verso scannatoi e caseifici alla assurda ricerca di proteine, scordandosi o facendo finta di non sapere che in ogni pianta viva c’è una quota più che sufficiente di materiale proteico.

Si ricorre persino a terminologia strana, a parole ad effetto, a etichettature pseudo-scientifiche e alienanti, sempre col fine di impedire che la gente capisca le parole e i concetti, pensi e ragioni col semplice suo linguaggio di ogni giorno.

Si riparla di ferro eme (da carne) e ferro non eme (da verdura e frutta) per sostenere che il non eme concede minor grado di assimilabilità, senza dire che quello non è difetto ma caratteristica eccellente del cibo naturale. Frutta e verdura eduli distribuiscono ogni sostanza nutritiva, ferro e zinco inclusi, vitamine incluse, zuccheri vivi inclusi, acqua biologica inclusa, nelle proporzioni ottimali per l’organismo umano cui sono destinate.

Si parla di fattore Omega 3 (acidi grassi polinsaturi) a proposito di pesce e di molluschi, senza dire che le piante posseggono in abbondanza tali sostanze, sempre nelle proporzioni più consone e tollerate.

Gli esperti di regime, i cosiddetti esperti in nutrizione, poco importa se dotati o no di titoli accademici, se dotati o no di docenze e di cattedre universitarie, finiscono per fungere da mestatori e da azzeccagarbugli ogniqualvolta intervengono in televisione o sui quotidiani, esibendo sicurezze e dogmatismi del tutto immotivati.

Medicina e pediatria sono da sempre regine nel terrorizzare la gente e inchiodarla alle loro cure e ai loro consigli interessati. Palesemente infondato, come abbiamo già visto, lo spauracchio della mancanza di B12 nei vegetariani, anche perché un individuo sano ha una riserva di almeno 3 anni, e che 1 mg di B12 soddisfa le esigenze chimico-metaboliche per 2-3 anni, mentre invece è proprio la putrefazione dei cibi carnei nel tubo gastro-intestinale umano che impedisce la formazione di B12 e causa spesso carenze nei mangiatori di cadaverina in tutte le sue forme.

Si parla di vitamina B12, che ogni vegetariano dovrebbe assumere secondo gli apostoli della bistecca, mentre è scientificamente appurata la capacità di tutti gli animali, inclusi gli uomini e le donne, di ottenere quantitativi ultrasufficienti di B12 da autoproduzione batterica nei propri intestini, a patto di non assumere farmaci, e antibiotici in particolare.

Quando le parole perdono il loro significato, la gente perde la sua libertà (la libertà di capire e di sapersi orientare).

Questo diceva Confucio 2500 anni fa, e questo ribadiamo noi nella presente circostanza.