25. DOVE SI TROVA IL FERRO GIUSTO
Alla fine di questa parlata sul ferro, se una donna timorosa di finire in carenza, o se una donna davvero sofferente di anemia, voles-
sero in ogni caso immettere più ferro utile nel loro sangue e sentirsi ferro-protette, dove dovrebbero mai andare? Dove sta questo mitico re dei minerali di traccia?
Nelle ferrochine, nelle ferrotine, nelle acque minerali ferruginose, nelle gatoradine, o magari nelle ferrazze attigue ai cimiteri delle auto?
Il 70% del ferro interno al nostro corpo, ovvero del ferro corporeo, sta, come componente essenziale, nella emoglobina, ed anche in altri componenti enzimatici in qualità di co-fattore. Si ritrova pure nel plasma, legato alla transferrina, nel ruolo di ferro da trasporto. Il restante 30% del ferro utilizzabile internamente è depositato, come ferritina e come emodisterina, nel fegato, nella milza e nel midollo osseo.
Quanto al ferro esterno, cioè quello che tanto auspichiamo e ricerchiamo, e che non abbiamo ancora ricavato dal cibo, ne siamo davvero circondati.
Il prezzemolo ne contiene 25 mg per 100 grammi, che è oltre il doppio dell’RDA giornaliero. Ma a nessuna venga in testa di mangiarsi mezzo etto di prezzemolo crudo, trattandosi di un’erba prevalentemente aromatica. E a nessuna venga in testa di evitare le banane perché hanno poco ferro, tanto per fare un utile esempio, dal momento che sono ricche di altri principi nutritivi essenziali.
C’è ferro in abbondanza e nella versione corretta, cioè prontamente utilizzabile, nei meloni e ancora di più nelle angurie, nel cavolo, nella lattuga, nel radicchio, nel tarassaco, nel pan e vin (che non è il pane e il vino ma la comune acetosa), nei bulbi di porro, nel crescione, negli spinaci, negli asparagi, nei ravanelli, nel cavolo rapa, nelle carote, nelle fragole, nei datteri, nei fichi, nelle albicocche, nelle castagne, nelle mandorle e nelle nocciole, nel miglio, nell’avena, nei germogli di soia e di alfa-alfa, e un po’ in tutte le verdure e la frutta non citata. Il re assoluto del ferro è poi lo spizecul, ossia il frutto rosso maturo della rosa canina.
Ma è giusto ribadire fino alla noia come il ferro appropriato si trovi alla fin fine più negli atteggiamenti e nei pensieri corretti, che nei vari incapsulamenti della natura.
Il ferro si trova nella corretta attività fisica alternata al riposo, facendo in modo che la circolazione sanguigna sia mantenuta su tutto l’arco dei vasi e dei capillari. Si trova nella vita all’aria aperta e nella capacità di eliminare gli stress, e nella disponibilità al sorriso, nel non fumare.
L’anemia ferrocarenziale di tipo strettamente chimico-minerale in pratica non esiste. Trattasi di una situazione ipotetica e virtuale utilizzata con metodi allarmistici per far vendere integratori minerali alle sempre più numerose fabbriche di compresse. Produrre minerali di traccia e venderli a prezzo d’oro nelle confezioni è facile e costa poco, e rende evidentemente molto di più che produrre ingombranti barre e tondini di acciaio.
Tanto più che esiste nel nostro organismo il magistrale ciclo intraorganico del ferro, vale a dire un fine meccanismo di regolazione a livello assorbente, che previene fenomeni di carenza.
L’assorbimento del ferro dipende in ogni caso da:
a) ferro nella dieta (quello delle verdure citate prima);
b) liberazione del ferro da dieta (vedi food-enzyme dei cibi crudi);
c) biodisponibilità del ferro (ad esempio, 100 grammi di soia danno 8,4 mg di ferro, di cui solo il 30% disponibile, vale a dire 2,52 mg (tratto da La via Vegetariana, di R. Marchesini);
d) condizioni di pulizia intestinale favorevoli all’assorbimento (es. niente latticini).
Tutto sommato, si può proprio dire, sorprendendo tanti ma senza scandalizzare nessuno, che il ferro c’entra assai poco e assai raramente con l’anemia, e che le reali motivazioni vanno cercate altrove.
Che fare dunque se si soffre davvero di anemia?
I medici sembrano troppo spesso dimenticarsi un fatto basilare ed essenziale, e cioè che il nostro corpo non è un insieme disorganizzato e disordinato, ma è invece una macchina perfetta dotata di sofisticati mezzi di auto-regolazione ed auto-equilibrio, che non dovrebbero essere toccati o by-passati con troppa superficialità.
La risposta onesta e chiara è una sola. Occorre puntare al riequilibrio del corpo con serenità. Bisogna dare al proprio corpo totale fiducia sulle sue capacità di auto-equilibrarsi. Smettendola di mettergli bastoni medicali e non medicali tra le ruote, cercando di usare i propri strumenti cognitivi e la propria testa, dedicando qualche ora tutti i giorni allo studio di sé stessi e alla ricerca della verità. E, se alla mamma apprensiva per il suo bimbo, il pediatra le raccomanda a tutti i costi una cura a base di ferro (ovvero di integratori), suggerisco questa battuta: Le è mai venuto il minimo dubbio o il sospetto, dottore, di provenire da una scuola medica tutto sommato sbagliata?