1.  I FOOD-ENZYME: UN TABU’ FUORI DAGLI STATI UNITI

UNA COSPIRAZIONE MONDIALE DEL SILENZIO CONTRO GLI IMBARAZZANTI ENZIMI DEI CIBI NATURALI E CRUDI

LA PASSWORD DELLE INDUSTRIE ALIMENTARI? NON MENZIONARE QUELLA parola

Mentre gli enzimi interni (enzimi metabolici, che lavorano nel sangue, nei tessuti e negli organi, ed enzimi digestivi tipo quelli del pancreas), sono concetti ormai acquisiti ed assimilati che non provocano divergenze o problemi di comprensibilità in nessuna parte del globo, perché, essendo visti in linee generali e complessive, non danno fastidio a nessuno, per i food-enzyme la situazione è totalmente e stranamente diversa.

I food-enzyme, o enzimi esterni da cibo crudo e naturale, sono tuttora un argomento tabù, un concetto incompreso per troppa gente, specialmente al di fuori degli Stati Uniti. Ciò non sorprende, visto che il primo a metterli in luce negli anni ’60 fu Edward Howell, eccellente ricercatore americano. Persino nel suo paese, pur essendo cattedratico e ottimamente reputato all’interno del sistema educativo, dovette per decenni affrontare ostacoli, boicottaggi, impedimenti, insabbiamenti, tutti tesi ad evitare che l’argomento, delicato e suscettibile di importanti conseguenze pratiche contro le intoccabili industrie farmaco-alimentari, finisse sui testi scolastici americani o diventasse materia ufficiale di insegnamento. Nessuno può ignorare che in USA gran parte delle tesi nutrizionali-mediche vengono sovvenzionate dai colossi del settore, Coca-Cola Company in testa.

I food-enzyme sono entità presenti nei cibi allo stato naturale. Quelli, per intenderci, che stanno dentro la frutta e la verdura appena raccolte, dando loro vitalità e freschezza, profumo e colore, e soprattutto la capacità di autodigerirsi quasi totalmente quando sono all’interno del corpo, senza usare e consumare enzimi organici interni già troppo impegnati e stressati dai loro innumerevoli compiti in corso.

Food-enzyme che lavorano per noi gratuitamente. Dono netto ed inestimabile della natura a tutti gli organismi viventi.

Capaci di rispettare le risorse interne minerali e vitaminiche del corpo e di rendere priva di costi energetici la delicata operazione digestiva (che assorbe mediamente oltre il 50% delle energie quotidiane nell’uomo mangiante). Dono inesistente nelle bottigliette, nello scatolame, nelle confezioni che occupano il 95% delle scansie dei supermercati e il 95% dei carrelli-spesa della popolazione consumatrice distratta, disinformata, autolesionistica. Dono inesistente nel 99% delle ricette sofisticate e cotte dei cuochi di tutte le cucine del mondo, incluso le osannate cucine francesi, cinesi, italiche e mediterranee.

Del resto, già nel 1933 uno studio anatomico post-mortem condotto a Manila su 768 soggetti evidenziò come il pancreas del filippino medio (persona che pesa circa 50 kg e che dovrebbe pertanto possedere un pancreas ultraleggero) fosse dal 25 al 50% più pesante di quello di americani ed europei, a causa del costante consumo di riso bianco stracotto tipico di questo paese. Un lavoro intenso di trasformazione enzimi organici in enzimi digestivi in sede di pancreas, innescato dal riso bianco devitalizzato dalla cottura e privato dei suoi enzimi, produce inevitabilmente una ipertrofia e un ingrossamento di tale organo, fenomeno assai negativo.

Tutti gli animali liberi hanno organi assai ridotti in proporzione a quelli degli animali in cattività, ed assai ridotti anche rispetto a quelli della presente razza umana. Proprio perché nessun animale libero commette la follia di mangiare cibi cotti devitalizzati. Da qui la magnifica salute e la regolare assenza di malattie degenerative tra gli animali in libertà. Negli animali della giungla, reni, fegato, pancreas, tiroide sono molto maggiori tra i carnivori rispetto agli animali vegetariani di pari dimensioni.

Come dire che per ammazzare, per campare sulla cadaverina e sulla morte altrui, ci vuole più fegato e meno cervello, più stomaco e meno cervello, più organi pesanti e meno anima sensibile.