8.  QUANDO LA SALUTE MANCA

Già nel 300 a.C. Herofilo, medico atomista greco e tra i fondatori della scuola medica di Alessandria, ricordava alla gente di portare maggiore rispetto per il proprio corpo. Quando manca la salute, la saggezza non vale, l’arte non si può esercitare, la forza della mente e dello spirito latita, e la ricchezza non ha alcun valore. Herofilo aveva perfettamente ragione. Vorremmo pure aggiungere che, quando manca la salute, non si può nemmeno mangiare.

Esiste anche un vecchio proverbio anonimo, tratto addirittura da papiri egizi, che dice quanto segue: Nessun titolo, nessuno scettro, nessuna ricchezza, hanno il valore di una salute radiante. Non si venga a dire che ci manca la conoscenza e l’ammonimento.

Il messaggio odierno più pressante nei riguardi della popolazione è quello di cambiare modo di mangiare. Lo dicono persino i medici, preoccupati per gli aumenti spaventosi di malattie gravi e incurabili.

Cambia sistema, cambia metodo di mangiare! È ormai un ritornello per tanta gente che non intende finire tra l’infelice schiera degli obesi e degli ammalati cronici.

È il monito che gli igienisti lanciano da decenni e da secoli. Facile a dirlo però.

Non facile ad essere creduti, seguiti, obbediti. Criticare quello che uno mangia è entrare nella sua sfera intima.

È come mettere in discussione la sua religione, il suo partito, la sua squadra del cuore, la sua famiglia, i suoi affari personali. Si entra nei gusti, nella cultura, nello stile, nell’intimità, e si rischia concretamente di essere mandati a quel paese.

Occorre davvero ammettere che contestare salumi e formaggi, vino e birra, significa rompere letteralmente i marroni al 95% della gente. Inimicarsi tutte queste persone non è certo il modo migliore per farsi ascoltare da esse.

L’uomo poi è spesso pigro e abitudinario, ama cucirsi addosso determinate convinzioni, e guai a toccarlo sul cibo, sul caffé, sul vino, sulla pasta, sulla birra, sul prosciutto, sull’acciuga, sul tonno.

Ma l’alternativa ormai è chiara per tutti. Scegli se stare con la salute o con le magagne dei tuoi metodi attuali.

O si cambia con le buone e in tempo utile, cioè subito, o si dovrà comunque cambiare con le cattive, ovvero in modo drastico e drammatico, nel tempo a venire.

Dai salutisti in primo luogo, ma anche dai medici responsabili, quelli che cercano davvero di tirar fuori dai guai una popolazione mondiale ormai falcidiata da malattie gravi collegate ad aberranti abitudini nutrizionali, arrivano messaggi e ammonimenti assai chiari.

Si è dato per troppi anni come scontato che la gente si sapesse arrangiare senza bisogno di educazione e istruzione. Purtroppo ciò non era vero. C’è troppa gente che, priva di difesa e di sufficienti capacità critiche, si lascia influenzare in modo incredibile.

La mancanza di una corretta educazione alimentare sta producendo guasti irreversibili, ed in più lascia un vuoto culturale che viene prontamente occupato dai media televisivi, ossia dalla peggior possibile scuola, che è quella del consumismo sfrenato e senza scrupoli, che bada solo a far svuotare il più rapidamente possibile i banchi dei supermercati e le sempre redditizie scansie dei reparti macelleria e dei prodotti caseari ad essi intimamente collegati.

Il dramma è dunque in pieno svolgimento.

Primo la gente è poco disposta a cambiare, secondo non esiste un centro di potere o una controcultura, una cultura alternativa forte ed efficiente, capaci di prendere per mano e di indirizzare nella direzione giusta gli indecisi e i disorientati.

Qui si tratta di combattere una guerra culturale contro l’ignoranza e l’analfabetismo più che mai imperanti in fatto di alimentazione e salute. Ignoranza e analfabetismo che colpiscono e ottenebrano la mente e i sensi non solo all’uomo comune, ma anche a celebrati artisti, a professionisti di chiara fama in tutti i campi, incluso medici e professionisti.

L’analfabetismo alimentare, tanto per capirci meglio, è quello che ti fa sottovalutare alcuni principi basilari, quello che ti porta a mangiare qualsiasi cosa in qualsiasi modo e in un qualsiasi momento, quello che ti spinge a credere ai falsi dogmi del mangiare un po’ di tutto, incluso le budella riempite di carne e grasso macinati, incluso i colli di oca riempiti della sua povera carne massacrata e macinata, contravvenendo così alla logica precisa dell’organismo, alla voce della propria coscienza, alle disposizioni incontestabili del creatore, e persino, come se non ce ne fosse già abbastanza, agli interessi e ai vantaggi e ai premi per la propria salute nel breve e nel lungo periodo.

Il fatto più grave è che si è avviato un meccanismo micidiale ed inarrestabile. I fabbricanti di carni, di pseudo-cibi, di integratori, di farmaci, continuano sì a fare la loro parte, a occupare come piovre tutti gli spazi pubblicitari a disposizione. Ma in realtà non ce ne sarebbe nemmeno troppo bisogno, perché è la gente stessa ormai che difende i loro prodotti, che li pretende, che li ritiene apportatori di forza e di salute.

Diciamo pure che la situazione si è compromessa al punto tale da sfuggire di mano agli stessi autori del misfatto. Si è creata infatti una saldatura inossidabile e cancrenosa tra i produttori di cibi sbagliati e di farmaci e il mercato, dove la massa dei clienti diventa paradossalmente avvocato difensore di quei prodotti.

Prova tu a dire in giro che il latte ha sì calcio ma anziché apportarlo te ne ruba dalle ossa e ti causa l’osteoporosi. Prova a dire che la carne è una rovina per l’uomo. Prova a rivelare i ruoli infami di sostanze come lo zucchero e il sale e gli aspartami e le bevande gassate, le sigarette e gli alcolici, la stragrande maggioranza dei farmaci, le vitamine sintetiche e gli integratori minerali.

Avrai detto tutte cose vere e sacrosante e ampiamente provate, ma ugualmente ti salteranno addosso non soltanto i produttori, gli enti statali, i sindacati, gli allevatori, i medici pediatrici ed ospedalieri, ma, incredibile, persino la stessa massa dei consumatori che tu vorresti difendere.

Del resto basta osservare intere pianure seminate a mais in monocoltura ripetuta. Quelle pannocchie non stanno là allo scopo di preparare polente fumanti. Serviranno invece a mescolarsi con altri componenti e a far crescere rapidamente vitellini e manzi destinati ai macelli. Basta pure ammirare i filari ordinati e curati delle vigne che ricoprono ogni collina di Italia, Francia, Spagna e Grecia. Quei grappoli deliziosi non serviranno a produrre favoloso succo d’uva analcolico, né valanghe di preziosissima uvetta secca come dovrebbero, ma fiumi di vini carichi di alcol distruttore di cellule epatiche e renali.