«Sveglia, ragazzi!» grida Mariella mentre bussa con forza alla porta.
Ragazzi, penso mezza addormentata, senza capire. Perché chiama me e Lucy “ragazzi”? Le altre volte che ci siamo fermate a dormire non ci ha mai svegliate in questo modo. Bussa con delicatezza alla porta. Dice cose tipo: “Il mattino ha l’oro in bocca, dolcezze”, e “Faccio i pancake apposta per voi due”, oppure “La doccia è libera e c’è ancora acqua calda”.
Di nuovo i colpi alla porta. Alex mugugna.
Mi tiro su a sedere velocissima e gli do una pedata.
«Merda!» esclamo in un sibilo.
«Cosa?» Parla a un volume normale, e io gli mollo un’altra pedata.
«Mi sono dimenticata di fare a cambio letto stanotte.»
Spalanca gli occhi, batte le palpebre un paio di volte e mi guarda.
«Tutto a posto» dice. «Ora puoi uscire. Credo sia andata di sopra.»
«Il che vuol dire che andrò a sbatterle contro quando salgo.»
«Fingi di essere appena uscita dal bagno.»
«E se è appena passata dal bagno e ha visto che è vuoto?»
«Ti stai preoccupando troppo.»
«Non sto...»
Taccio perché sento dei passi in corridoio che si avvicinano un’altra volta. Mi butto di nuovo sul letto e mi tiro la trapunta sopra la testa. Cerco di rendermi il più piatta possibile.
La porta si spalanca.
«Ho detto di alzarvi, ragazzi. È il vostro turno di preparare la colazione stamani.» A Mariella piace dare incarichi ai suoi figli in modo quasi militaresco. Ha una ruota delle mansioni a casa e ogni settimana la fa girare per assegnare i compiti. Una volta Zach si era lamentato perché gli era toccato pulire il bagno per quattro settimane di fila e l’affidabilità della ruota era stata messa in discussione.
A casa mia non c’è una ruota delle mansioni. Papà si occupa della maggior parte delle pulizie durante la settimana, e di sabato io e la mamma facciamo i lavori di casa insieme, ascoltando un podcast oppure la nostra playlist ufficiale “Pulizie del sabato mattina” su Spotify. (Dobbiamo approvare entrambe una canzone per poterla inserire nella playlist, e dobbiamo essere d’accordo entrambe di saltare un pezzo prima di farlo.) Nel mio periodo peggiore, gli anni senza amici, quando l’acne era al suo massimo, in realtà fare le pulizie insieme alla mamma era un appuntamento che aspettavo con impazienza ogni settimana.
In questo preciso momento, vorrei tanto essere a fare le pulizie insieme alla mamma. In sostanza vorrei essere in qualsiasi posto che non fosse questo letto.
«Che fa Zach?» chiede Mariella.
Trattengo il fiato.
«In che senso?» dice Alex con una voce disinteressata e roca come fosse una mattina qualsiasi. È più bravo a recitare di quanto immaginassi, del resto mentire a sua madre forse gli capita spesso: non so se è una cosa di cui dovrei preoccuparmi o meno. Comunque sia, questo non è il momento di pensarci.
«Perché non è nella brandina?» chiede.
«Gli faceva male la schiena.» risponde Alex.
«Quella maledetta molla. Non so perché non avete dormito nello stesso letto fin da subito.»
«Be’, lo facciamo adesso, quindi...»
C’è un attimo di silenzio, e sembra che ci siamo riusciti, che l’abbiamo scampata, e che andrà tutto bene.
«Zach, per favore, alzati.»
«Lascialo dormire, mamma. Ci penso io alla colazione.»
Un altro attimo, di nuovo pensiamo di averla scampata, ma Mariella conosce troppo bene i suoi figli. Sa che Alex non sarebbe mai così carino con suo fratello.
«Zach, alzati.»
Io resto lì, la faccia spiaccicata, e prego tutte le divinità, conosciute e non, di teletrasportarmi fuori dalla stanza.
«Non può alzarsi» dice Alex. Ha ancora un tono tranquillo. Non ha fatto ricorso alle preghiere, crede che riusciremo a cavarcela.
«Perché no?» La voce è più vicina, Mariella è proprio accanto a me. Cerco di respirare come farebbe un maschio adolescente addormentato.
«Sta male» dice Alex.
«Male? Cos’ha?»
«Si sente male. Malato. Giù di corda.»
Prendo in considerazione l’idea di mettermi a tossire, di fingere un gemito, magari. No. Troppo.
«Alex, che succede? È ubriaco?» La voce di Mariella s’impenna di un’ottava.
«No, non è ubriaco. Ha un eritema, credo. E mal di gola. Mi sembra una cosa contagiosa...»
Mariella tira via la trapunta, io apro gli occhi e mi ritrovo con la sua faccia che scruta la mia.
«Natalie!» esclama. Nient’altro. Credo sia la prima volta in cui rimane senza parole.