Ringraziamenti

Questa è un’opera di fantasia e come tutte le opere di fantasia è piena di cose vere. Per questa ragione, ci terrei a fare delle precisazioni.

La prima riguarda la Ruota degli Esposti, la cui apertura in realtà è stata murata nel 1875. Casi di abbandono si sono verificati anche in seguito, per tutto il Novecento, ma allora i bambini venivano lasciati sulle scale della basilica della Santissima Annunziata.

La seconda precisazione ha a che vedere con il sottosuolo della città. È vero che Napoli ha una gemella oscura, che vive sotto la sua pelle. Parliamo di novecentomila metri quadri di cavità. Ma cunicoli, cisterne e acquedotti non sono tutti collegati tra loro come qui ho raccontato. È una delle libertà che mi sono presa. È il bello della narrativa.

La terza precisazione riguarda il TIN, il Teatro Instabile di Napoli. È solo a partire dagli anni 2000 che si è trasferito in vico del Fico al Purgatorio. Nei quarant’anni precedenti la sua sede è stata in via Martucci.

Vorrei ringraziare il compianto Michele Del Grosso, regista, drammaturgo, impresario ribelle, sostenitore della meravigliosa instabilità umana. È lui che mi ha aperto le porte del TIN e con la sua gatta Milva mi ha raccontato la storia di questo tempio dell’arte. Credeva fermamente che fosse un luogo magico e chiunque ne abbia varcato le soglie non può che essere d’accordo.

Ringrazio un antiquario, di cui non farò il nome o rischierei di inimicarmelo di nuovo. Quando mi ha scacciata dal suo negozio – le prime parole che il signor Marone rivolge a Fanny: «Fuori da casa mia!», è lui che le ha rivolte a me – non poteva sospettare di aver dato vita a un personaggio. Per sette giorni ho dovuto portargli il caffè, e alla fine mi ha perdonata. Almeno spero.

Grazie a Maurizio Ponticello, che conosce i segreti di Napoli come pochi altri, e me ne ha svelati alcuni. Gli chiedo scusa se in questa storia ci sono sirene con la coda. Ma confido nella sua benevolenza.

Grazie a Massimo Izzi: al mondo non esiste maggiore esperto di sirene. Tutti gli errori che riguardano il culto di Atargatis sono opera della mia fantasia.

Grazie a Guglielmo Cutolo, il mio editor. Ha creduto in questa storia quando io avevo smesso di farlo e mi ha aiutato a tenermi in equilibrio sulla linea sottilissima che separa la realtà da tutto ciò che io reputo possibile: vale a dire ogni cosa. E, come se non bastasse, ha rispolverato il suo napoletano, che dopo tanti anni al Nord resta comunque migliore del mio.

Grazie ai ragazzi dello 0012. Volevo che il mio libro crescesse nel ventre di Napoli, in un posto dove potessi finalmente sentire, scoprire e conoscere la città. Loro sono stati la mia casa negli ultimi anni e se non ci fossero stati, giorno dopo giorno, non ce l’avrei fatta. Su questo non ho dubbi.

Grazie a Rossella Iorillo, che mi ha fatto conoscere le streghe dell’Irpinia e mi ha accompagnato alla ricerca della Casa di Pietra, nell’unico trekking della sua vita. Si è presa cura di me nell’ultima fase di stesura. Non avrei mangiato né dormito se non fosse stato per lei.

Grazie a Monica Calignano, che a Napoli ha letto i primi capitoli di questa storia, quando era ancora fatta di fumo, e a Londra ha ascoltato la mia idea su una donna che viene dall’altra parte del mare. Se non fosse stato per il suo sguardo incantato, in certi momenti avrei fatto fatica ad andare avanti.

Grazie al mio gatto, che non ha alcun merito se non quello di lasciarsi inseguire dopo che ho passato troppe ore seduta a scrivere.