Credo che molti non sappiano quanto si celi dietro una storia, quante parti non ne siano state raccontate, quanto di piú sia accaduto rispetto a quello che leggono nel libro che tengono fra le mani e in cui si immergono.
Le storie sono un po’ come le lettere. Dopo avere scritto una lettera, quante volte si pensa: «Ah, perché non ho detto questa cosa?» Scrivendo un libro, si racconta ciò che si ricorda in quel momento, e se si dovesse narrare tutto quello che è davvero successo, non si arriverebbe mai alla fine. Fra le righe di una storia c’è sempre un’altra storia, che non è mai stata ascoltata e può solo essere indovinata da chi ha abbastanza intuizione per farlo. La persona che scrive potrà anche non saperne mai niente, ma a volte lo sa, e vorrebbe poter ricominciare da capo.
Quando scrissi la storia di Sara Crewe, immaginavo che da Miss Minchin fosse avvenuto molto piú di quello che ero riuscita a scoprire. Naturalmente, ero consapevole che dovevano esserci stati capitoli densi di eventi, e quando trassi dal libro un’opera teatrale, che intitolai La piccola principessa, ne vennero fuori tre atti pieni di avvenimenti. Piú di tutto, mi interessò venire a sapere che nel collegio c’erano ragazzine che non avevo mai sentito nominare. C’era Lottie, un tipino divertente; c’era una sguattera affamata, che adorava Sara; Ermengarda era molto piú piacevole di quanto fosse parsa sulle prime; nella soffitta accadevano fatti cui nel libro non si faceva cenno, e un certo Melchisedec era un carissimo amico di Sara e avrebbe certo fatto parte del racconto, se solo fosse comparso per tempo. Lui, Becky e Lottie vivevano da Miss Minchin, e proprio non capisco come mai non si siano fatti vivi con me da subito. Erano reali tanto quanto Sara, ma non si erano presi la briga di uscire dalle ombre della storia per dirmi: «Eccomi, parla di me». Eppure è andata cosí, ed è colpa loro, non mia. I personaggi di un libro dovrebbero farsi avanti all’inizio, dare un colpetto sulla spalla dello scrittore e dire: «Ciao, ci sono anch’io». In caso contrario, non resta che biasimare il loro comportamento goffo e pigro.
Quando il musical de La piccola principessa andò in scena a New York, attirando tanti bambini che si appassionarono a Becky, Lottie e Melchisedec, i miei editori mi chiesero di riscrivere la storia di Sara con tutti gli episodi e i personaggi che ne erano rimasti fuori, e io acconsentii. Una volta cominciato, mi resi conto che in effetti c’erano pagine e pagine di vicende che non avevano trovato posto neppure nel musical, perciò in questa versione ho inserito tutto quello che sono riuscita a scoprire.
FRANCES HODGSON BURNETT