Capitolo XI

La serie degli sfottimenti notturni continuò. Grossi e piccoli. Diretti e indiretti. Qualche volta, potevano sembrare casuali. Altri non potevano essere che organizzati, e in modo da farcelo capire.

Non vi erano più dubbi. Da quando avevamo pestato la coda al Meccanico, le nostre notti avevano cambiato registro. Molti occhi ci guardavano in modo diverso. Certe facce cordiali si erano fatte improvvisamente inespressive. I fiorai notturni, che una volta si precipitavano a metterci una rosa allʼocchiello, a titolo di omaggio, ora, potendo, ci giravano alla larga. Le guardarobiere non erano più così espansive. I guardiani dei posteggi non si facevano più in quattro, come prima, per sistemarci la macchina. Perfino al «Tony Club», chʼera la nostra roccaforte, avvertivamo un poʼ di raffreddamento.

Che diavolo stava succedendo? Possibile che tutte quelle trasformazioni a vista, tutti quei voltafaccia irritanti, da un giorno allʼaltro, dipendessero da una parola dʼordine di Gino il Meccanico? Era semplicemente assurdo! Tuttavia... Ma no, andiamo! Lʼimmaginazione ci stava prendendo la mano. Uno squallido «bru-bru», arrivato alla sessantina a forza di espedienti, estorsioni meschine e piccole condanne, non poteva godere di tanta autorità su tanta gente! A meno che...