33

Nonostante stesse gelando, Winter sudava. Seebold lo aveva rinchiuso nella stanzetta sotterranea, legato a una sedia. La corda era molto ruvida e gli faceva sanguinare i polsi. Più tentava di liberarsi, più gli affondava nella carne. «Emmerich arriverà, e allora che Dio abbia pietà di voi».

Seebold rise beffardo. «Certo che arriverà, ne siamo convinti. Siamo pronti ad accoglierlo come si deve. E se qualcuno ha bisogno della pietà di nostro Signore, quello è proprio Emmerich. Il generale Častolowitz è un maestro di strategia. Un sempliciotto come Emmerich non ha la minima possibilità contro di lui».

«Lo vedremo» replicò Winter combattivo, nonostante le parole di Seebold l’avessero gettato nella più profonda incertezza.

Emmerich era furbo e pieno di risorse, ma poteva davvero competere contro uno come Častolowitz? La guerra era il suo mestiere, e le strategie di attacco e difesa il suo pane quotidiano.

«Sicuro di aver preso in considerazione ogni eventualità?» sentì dire Winter. «Quell’Emmerich non va sottovalutato. Dietro l’aspetto da straccione si nasconde un uomo scaltro, rotto a tutte le esperienze. È molto probabile che ci dia altre noie».

Quando Winter capì a chi apparteneva quella voce lo stomaco gli si rivoltò talmente tanto che dovette reprimere un conato. Era davvero possibile?

«Non si preoccupi» rispose Častolowitz. «Non ha la minima possibilità. Non appena riavrò il manifesto quei due spariranno per sempre. È già tutto pronto».

«Davvero non c’è altra soluzione?».

«Non possiamo correre rischi. La faccenda è molto seria. Stasera mi occuperò della Haidrich, e con questo concluderemo il primo giro».

Come? Che cosa avevano appena detto, quei tizi? Quando comprese la portata di quelle parole Winter sentì come una scossa lungo la spina dorsale. Rita Haidrich sarebbe morta, e anche la sentenza per lui ed Emmerich era già stata emessa.

Restava da capire solo quando e come sarebbe stata eseguita.