32.
Era deluso.
Aveva ricevuto visite da un poliziotto col viso triste che gli aveva fatto domande banali. L’ispettore Sebag non era venuto.
Nessuno sospettava ancora di lui.
Non era divertente.
Forse aveva sopravvalutato le capacità dei poliziotti? O forse non aveva dato loro indizi a sufficienza? La cosa più difficile in un gioco era trovare la giusta misura. Ripensava alle parole crociate che inventava da ragazzo. Aveva sempre fatto fatica a valutare la difficoltà degli enigmi partoriti dalla sua cultura e dalla sua fantasia. E anche se continuava a macinare schemi su schemi, non gli sembrava di far progressi.
Se solo qualcuno avesse tentato di risolverli, almeno una volta!
Oggi aveva un avversario, ma non sarebbe stato possibile ripetere. E non ci sarebbe stato nessun secondo tentativo.
Stavano entrando nell’ultima fase. Bisognava raddoppiare la prudenza. Non venire mai in quella casa direttamente.
I poliziotti non dovevano scoprirne l’esistenza troppo presto.
Ingrid si mostrava ogni giorno più sottomessa e lui continuava a ricompensarla. Un tavolo, una lampada, un libro, una sedia. Gli aveva chiesto carta e penna. Non escludeva di esaudire quel desiderio a breve.
Il comportamento della ragazza non smetteva di sorprenderlo. Si domandava cos’avrebbe fatto lui in una situazione del genere. Ma lui non avrebbe mai subìto la stessa sorte. Non sarebbe mai stato prigioniero. Non sarebbe neanche andato in prigione.
Mai.
Gli era sempre più difficile dominare il desiderio, e questo lo contrariava. Il corpo della ragazza lo ossessionava giorno e notte. Era la sua croce, il suo fardello. La sua punizione. Quella sofferenza sarebbe terminata solo alla fine del gioco.
Non doveva toccarla. Non ne aveva il diritto. Era una delle regole. Fissata all’inizio. Quando ancora credeva di non amare le donne.
Di non amare nessuno.
E che nessuno l’amasse.
Forse sua madre l’aveva amato. No! Nei fatti, aveva amato il figlio che credeva lui fosse. Che voleva lui fosse. Aveva sempre rifiutato la verità.
Lui aveva cercato di fare altrettanto. Poi aveva provato a farle capire. Niente da fare. Lei era scappata di fronte alla realtà. E quando suo marito se n’era andato, non aveva voluto sapere niente. Aveva creduto a quello che le avevano detto i poliziotti.
Quello che lui era riuscito a far credere loro.
Anche quella volta era stato il più forte.
Il gioco si avvicinava alla fine. Non doveva scadere nel sordido, non avrebbe toccato quel corpo. Altrimenti la gente non avrebbe più visto la bellezza di quel gioco gratuito. Avrebbe ricordato solo quello.
Le persone erano così cattive.