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Mo e io usciamo dall’albergo e andiamo a piedi nel posto dove viene consegnato il premio. È una sera di dicembre. Nel posto dove viene consegnato il premio incontro molte persone conosciute e amiche. Saluto molta gente. Ma c’è qualcuno di speciale, non appena lo vedo vado a salutarlo. È don Nicolás. È stato il direttore della scuola dove hanno studiato i miei figli, Bra e Valdi. È già da parecchio che è in pensione. Mi racconta che ha avuto problemi di salute, e io lo noto. Lo noto perché non è più l’uomo che avevo conosciuto. Quindici anni fa era un uragano, un docente energico, votato alla passione di educare. Si faceva in quattro per la sua scuola.

Quindici anni fa accompagnavo i miei figli fino al portone della scuola. Guardavo il cortile e c’era don Nicolás, che conosceva tutti gli alunni dell’istituto. Per tutti aveva una parola d’incoraggiamento e un sorriso semplice e buono. Io guardavo i miei figli entrare nel cortile e don Nicolás guardava me, e me ne andavo tranquillo.

Non me ne andavo finché don Nicolás non mi cercava con gli occhi. Il fatto che mi guardasse aveva un significato preciso: accettava la custodia dei miei figli, era come un accordo tra lui e me.

Guardandomi, era come se mi dicesse «mi occupo io di loro, puoi stare tranquillo, vai alla vita; la cosa migliore della tua vita rimane con me, sotto la mia custodia; tu va’ alla vita, perché la tua vita rimane con me». Perché sapeva quanto fosse importante quel travaso di responsabilità. Perché sapeva che la cosa più importante che mi era successa nella vita erano quei due bambini. Senza quei due bambini, la mia vita era priva di senso.

Era una liturgia.

Una volta Bra se ne accorse e decise, da allora, di guardarmi anche lui. Finimmo per guardarci tutti e tre. Ricordo il sorriso di Bra, il sorriso di un bambino di sette anni, e oggi so che quel sorriso non esiste se non nella mia memoria, perché Bra adesso è ormai diventato un uomo.

«Per caso lo sapevi, quindici anni fa, che sarebbe successo questo, che ci saremmo incontrati qui?» sono tentato di chiedere a don Nicolás, ma non lo faccio. Don Nicolás mi fa i complimenti per il premio, e io rimango accanto a lui, cercando di non staccarmi da lui, perché è l’unico posto in cui mi sento bene questa sera del premio, perché mi riporta a quel tempo in cui Bra e Valdi erano due bambini di sei e sette anni.

Vedo don Nicolás come se fosse un albero poderoso, un albero del passato. Organizzava gite. Ci portava sulla neve, genitori, alunni, professori. Ci portava a sciare. Si procurava sci e scarponi per gli allievi con pochi mezzi. Democratizzava la gita. Una volta andammo alla stazione sciistica di Candanchú e dormimmo in un rifugio. Ci entrammo in sette o otto famiglie. Aveva organizzato tutto don Nicolás. Preparammo la cena insieme: salami, uova, salsicce. Si avvicinava il Natale, doveva essere un 21 dicembre, un fine settimana. Anche adesso si avvicina Natale, è l’11 dicembre.

La vicinanza del Natale mi porta direttamente a mio padre, perché è morto un 17 dicembre. È un tempo di Dio sulla terra. Nessuno più crede in Dio, ma a me sembra che a Natale il cielo si tinga del corpo bianco di Dio, sembra che Dio s’incarni nei fiumi gelati e nel vento freddo del mattino, e s’intrufoli nei sorrisi della gente, accenda un po’ di vigore nel cuore del mendicante; sembra che Dio apra i lucchetti della storia, ruggisca nei campi, ruggisca nelle città.

Certo, lo so che Dio non esiste. Ma c’è bellezza nell’idea che un essere onnipotente ti ami. Che ti ami chiunque, purché qualcuno ti ami. È meglio che ti ami un ente fittizio piuttosto che non ti ami nessuno.

Certo, lo so che menzionare Dio è una cosa antica, indegna di uno scrittore del XXI secolo. Ma non m’importa.

Siccome Dio non esiste, decido che le feste di Natale saranno la presenza di mio padre dovunque. Come se avesse strappato al Dio della Bibbia il governo del cielo e della terra.

Povero me, quanta bellezza vedo e a quanto poco mi serve.

Però la vedo.

Salutandomi, don Nicolás mi dice: «Quando andiamo a sciare?»

E quella domanda mi tormenta.

Da qualche parte ho letto che Dio ha una lista con tutti i nomi degli esseri viventi (animali e umani) che sono esistiti o stanno esistendo dall’inizio dei tempi.

Nessuno si perderà.

A quella lista penso quando mi allontano da don Nicolás, sapendo che non lo vedrò più.

O vedrò soltanto il suo nome nella lista.

Grande tra gli uomini, grande tra le persone che ho conosciuto in questa vita, vedo allontanarsi don Nicolás.

Non lo rivedrò mai più.

Lo sappiamo entrambi.

Non andremo mai più a sciare insieme.