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Quanto abbiamo bisogno noi esseri umani di sentirci speciali.

Una sera della Settimana Santa del 1981 due ragazzi percorrono un paese dell’Alta Aragona, da un’estremità all’altra, una volta e poi un’altra, e un’altra ancora, per le stesse strade.

Parlano in continuazione.

È il mio primo innamoramento.

Non capisco cosa stia succedendo, ma mi fa impazzire di gioia, il cuore mi trema, mi sento il ragazzo più fortunato del mondo. Non capisco perché sia toccato a me, a qualcuno così insignificante, così poca cosa come me.

Mi sono appena innamorato e lei mi corrisponde.

Non riesco a capirlo.

Perché quel merito?

Qualcuno veglia su di me, ma chi? Non è fortuna. Non è un caso. Avverto il fiato della volontà di qualcosa o di qualcuno.

Alle sei e mezza del mattino ognuno torna a casa sua.

Entro nella mia come se entrassi in un altro posto. Non ricordo altro, immagino che Bach e Wagner dormano, non credo che sappiano nulla di quello che è successo.

Non sanno nulla di quello che è successo, è magnifico che non sappiano nulla.

Le lenzuola sono fredde, però mi accarezzano, perché mi sento invincibile, così si sentono gli innamorati.

Alla mia vita è arrivato il primo regalo, sproporzionato, immeritato, di una generosità sconvolgente.

Ancora non capisco quel regalo.

Qualcuno ci guarda dal cielo? Importa di noi alle stelle? Tutti hanno qualcosa, ma io non avevo niente.

Non ho mai meritato di essere guardato da nessuno.

E questa è la cosa migliore che c’è in me, un profondo senso della gratitudine. La luce della vita è la gratitudine. Quando sei grato, puoi vedere gli esseri umani nella loro essenza. Puoi vederli nella loro nudità. Questo mi è successo.

L’età matura è l’età della gratitudine.