All’epoca (ormai quattro anni fa) ho accettato la proposta di Mo di trascorrere lunghi periodi negli Stati Uniti, a Iowa City, nel Midwest. Tutti abbiamo un’anima che coincide con un celebre compositore della storia, e ci ho preso in pieno quando l’ho chiamata Mozart, perché lui è stato gioia, ma anche abisso. La musica di Mozart era innocenza, e allo stesso tempo muta di lame amorose. Era libertà, e allo stesso tempo incoscienza. Era esaltazione, e allo stesso tempo follia.
Ho vissuto con Mo negli Stati Uniti, con molti viaggi a Madrid, perché mi sono reso conto che non potevo vivere senza la Spagna. Io pensavo di sì, che mi sarebbe stato concesso il dono di dimenticarmi della Spagna, ma non è stato così. Si è verificato un evento quasi meraviglioso: ho finito per identificare mio padre e mia madre con la Spagna, con la migliore versione della Spagna, voglio dire.
Ma siccome i miei genitori erano morti, potevo vivere fuori dal mio paese. E sono andato con lei. All’inizio mi sono innamorato degli Stati Uniti, perché trovavo tutto eccitante, frenetico, e mi distraeva da me stesso. Il paese era uno spettacolo della volontà di vivere, e questo mi entusiasmava.
Passato quel primo innamoramento, mi sono sentito estraneo, come un pellegrino senza fede, un errabondo. E tuttavia, quell’estraneità mi ha aiutato a ricordare il mio passato in un altro modo, con una sensazione di essere straniero che mi portava sulle scarpate di un’angoscia nuova, in cui vedevo cose quasi sovrannaturali. Era un’angoscia piena di conoscenza. Era dolore, ma un dolore che mostrava zone della vita dove era bello trovarsi.
Gli ultimi anni della mia vita sono immensamente strani, perché il passato mi si è rivelato con una forza estrema. Il passato si è trasformato in una specie di dio inaccessibile. Non posso accedere al mio passato, è questo che mi succede. Allora, il passato appare davanti ai miei occhi come un vascello fantasma, che salpa le ancore, che mi dice addio, ma non se ne va mai del tutto. È così che finisco per contemplare milioni di tempi passati di altri esseri umani che sono svaniti.
Il fatto che io sia vivo apre una speranza al perdurare del mio passato. Il mio passato cospira e mi mantiene vivo, perché sono il suo ospite, come in quei film hollywoodiani di possessioni diaboliche.
Sembra essere lì, inerte e gialla, stesa e addormentata, anche una specie di mano divina, la mano di un Essere gigantesco; voglio dire che quando penso all’estinzione del mio passato, della mia vita e delle vite degli uomini e delle donne che ho conosciuto, lungi dal sentire oscurità e paura, o dal sentire soltanto oscurità e paura, sento anche questo: la presenza del giallo, la presenza di un oceano di acque gialle, con squali e balene e delfini gialli, che stanno lì, e mi aspettano.
Il cervello umano ha degli abissi, e devi concimare quegli abissi con il tuo stesso sangue. Come se fossi un agricoltore che nutre la terra più capricciosa del mondo, un contadino che cura raccolti di grano umano.
Sento che m’interpella. «Guarda quegli abissi, sono gli abissi della specie, la notte dell’innamoramento fra la materia e la vita.»
Puoi osservare come la materia si sia sentita sola e dalla sua disperazione sia scaturita la vita.
Siediti in quegli abissi, e contempla ciò che merita di essere contemplato, è questo la vita. La Terza guerra mondiale non sarà come la gente pensa. Sarà una lotta tra l’umanità intera e la spazzatura, che diventerà intelligente e ci darà la caccia. Siamo produttori di spazzatura.
Andate sulle spiagge e sui mari e sui fiumi e guardatela crescere.