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La prima volta che vidi ballare i miei genitori mi commossi. Credo che sia nata allora la mia adorazione per la musica, perché la musica trasformava i miei genitori in qualcosa che non potevo neanche immaginare. Può darsi che sia per questo che alla fine li ho chiamati così, Bach e Wagner, può darsi che sia per questo che ho finito per vedere la musica in tutto.

Quando mio padre ballava con mia madre, il suo viso cambiava, si trasformava in un attore hollywoodiano, può darsi che sia per questo che alla fine si è trasformato in Cary Grant.

Mia madre sembrava Ava Gardner.

Quando ballavano, l’espressione di gioventù e di gioia di cui davano prova acquistava la forza della materia.

Era materiale, allora, la gioia.

Balli e feste popolari dei primi anni Settanta, balli ai matrimoni degli amici, in piccole feste, ai battesimi, balli umili con l’orchestra alla festa del nostro paese, agli inizi di settembre, perché dal 4 all’8 settembre c’era la festa di Barbastro, e quelle date erano sacre.

Dovunque mi trovi, il 4 settembre ho un tuffo al cuore.

Il 4 settembre era la data più importante del mondo, perché cominciava la festa, e Ava e Cary erano molto contenti, si preparavano, si vestivano con cura.

Posso essere a New York, o a Parigi, o a Roma, o a Madrid, ma se è il 4 settembre loro sono davanti a me, a ballare, perché comincia la festa di Barbastro.

Perché è il 4 settembre del 1973.

E loro ballano.

E la cosa più portentosa: posso vederli.

Non è un dono poterli vedere?

Non è gioia questo dono di poterli vedere così com’erano il 4 settembre del 1973?

E ballano, ballano fino all’alba.

Perché amavano divertirsi.

Ballano Cary Grant e Ava Gardner, ballano davanti a me.

Come eravamo.

E se dico come eravamo, non posso fare altro che vedervi, in un’altra metamorfosi intima e privata, come se foste i protagonisti di quel film del 1973, diretto da Sydney Pollack, intitolato Come eravamo, e lì mio padre è Robert Redford e mia madre è Barbra Streisand.

Ricordaci come eravamo, dite voi due ogni 4 settembre. E questo è il mio obbiettivo nella vita: custodire ciò che siete stati.

Esiste un compito più grande di questo? Può un essere umano avere una missione più bella di questa?

Alla fine di Come eravamo, Robert Redford e Barbra Streisand si incontrano per caso negli anni Sessanta a New York. Ognuno si è rifatto una vita. Continuano ad amarsi ma non sono più quelli che sono stati. Succede la stessa cosa che nella poesia di Idea Vilariño. Sanno che nessuno dei due vedrà morire l’altro, perché sebbene si siano amati e si amino, la vita impone loro destini diversi.

Io ho vissuto tutto questo, l’ho vissuto in tutti i modi possibili.

E finisci per comprendere qualcosa di terribile: nessuna passione amorosa che sia davvero una passione dura per sempre, perché l’intensità è il combustibile della passione.

Se fossimo rimasti insieme, non saremmo stati felici.

Non siamo rimasti insieme, e non siamo stati felici lo stesso.

Ci rimane soltanto aggrapparci selvaggiamente alle parole e dire in continuazione una frase, dirla in inglese, The Way We Were, o dirla in spagnolo, Tal como éramos, o dirla in maniera più lacerante come nel verso di Idea Vilariño: «Non ti vedrò morire».