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Sono venuto a Venezia, finalmente. Nel mio labirinto di viaggi, Venezia era il centro. Questa città mi stava aspettando. Sono appena arrivato. Avvisano che oggi ci sarà acqua alta.

Mi portano in un teatro per parlare del mio libro, per parlare di voi due. Ho parlato al telefono con Hepburn per dirle che sono spaventato. La gente è cortese. Vedo voi due nei miei lettori. Viene gente a farsi firmare il libro. Piove a Venezia, e io penso in continuazione alle mie scarpe, che si sono inumidite.

Mi fanno molta pena le mie scarpe.

Tento di fare foto di Venezia, non so bene se sono un turista o uno scrittore. Sono spaventato, sì. Hepburn mi dice in un whatsapp di tranquillizzarmi. A causa dei viaggi e del lavoro di Hep, passiamo del tempo separati.

Non sono una persona normale quando sono da solo, e Hep lo sa. Perché quando sono solo, il caos resta a vivere nel mio cuore, e all’improvviso posso entrare sia nel panico sia nell’abbattimento sia nell’euforia. Hep mi dice: «Promettimi di non alterarti qualunque cosa succeda». Non parlando con nessuno – perché se non c’è Hep vicino, di solito non parlo con nessuno – entro in un silenzio in cui il linguaggio articolato perde senso, come se non parlassi più spagnolo, come se non parlassi nessuna lingua conosciuta. La cosa normale sarebbe parlare soltanto con le persone che non useranno ciò che dici contro di te, da qui la mia tendenza a parlare unicamente con Hep. Per istinto, so che la cosa migliore è il silenzio se Hep non c’è. Così ho finito per confidare in un’unica persona al mondo.

Curiosamente, è venuta una studentessa di spagnolo come mia accompagnatrice. Perciò mi sentirò obbligato a parlare spagnolo e a uscire dal silenzio. La chiamerò Gina Lollobrigida. Ha ventiquattro anni e si è letta il mio romanzo. Parliamo del rapporto che ha con i genitori. Dico a Gina di non essere severa con suo padre. Le dico di chiamare il padre, che non vede da molto tempo. Guardo le scarpe di Gina e penso a sua madre. Penso al fatto che sua madre all’epoca deve averla aiutata a scegliere le scarpe che indossa, a quanto sia importante avere qualcuno che ti aiuti a scegliere e a comprare un paio di scarpe. Io non so comprarmi neanche un paio di scarpe, non so comprare neanche un filone di pane, mi sembra sempre che dovrei girare scalzo e che dovrei smettere di mangiare. Perché andavo con mia madre a comprarmi le scarpe. Mia madre le sceglieva e mio padre elogiava la scelta, così è stato per anni, e non è più così da molti più anni.

Penso a ciò che riserverà la vita a Gina. Lei mi chiede di Monty e Marlon. Ha soltanto due anni più di Marlon. Cosicché si produce il miracolo al quale mi sto ormai abituando e finisco per vedere Gina come se fosse mia figlia.

Vivo in un uragano di misericordia.

A poco a poco il mio cuore lascia il passo alla misericordia.

Trasformo tutti i ragazzi che incontro in figli miei.

Voglio che le cose le vadano bene e comincio a darle ogni genere di consigli. M’ingarbuglio nei consigli che le do. M’impappino, mi contraddico. Mi sembra che suo padre e sua madre abbiano una figlia meravigliosa. Lei ride di quest’adozione di fatto. Mi aiuta con l’ombrello. Deve pensare che sono un tipo strano, un uomo alla deriva; e se lo pensa, non m’importa, perché è la verità. Gina dice che siccome io ho raccontato la mia vita nel romanzo, lei mi racconterà la sua. Ed è curioso perché non è la prima volta che mi succede.

Gina aveva bisogno di raccontarmi la sua vita, perché sebbene lei creda che sia piena di cose che invitano all’afflizione e al dolore, istintivamente sa che nella sua esistenza c’è anche bellezza. Mi sta raccontando la sua vita di fronte al Canal Grande; e l’acqua e l’architettura, fuse, ci aiutano o ci proteggono.

Pensando alla vita di Gina, la vedo trasfigurarsi in un angelo. Mi sembra di impazzire. Una pazzia buona. Vedo bontà dovunque. Il sorriso di Gina è un sentiero che conduce verso suo padre e sua madre, e penso che quel sorriso è un’eredità di uno dei due, o di entrambi.

Guardo le acque del Canal Grande e allo stesso tempo penso alla nascita di Gina, penso ai nonni, alla grande gioia che Gina ha portato in questo mondo.

Gina mi ha fatto ricordare di quando avevo la sua età. Magari potessi avere di nuovo ventiquattro anni come lei.