Vincenzo si svegliò nella confortevole camera del B&B verso le undici e trenta. Il proprietario gli aveva chiaramente detto che la colazione sarebbe stata disponibile dalle otto e trenta alle undici. Era saltata!
Avrebbe dovuto perdere la verginità, passare una notte d’amore con la sua -quasi- ragazza, e fare una colazione abbondante e gustosa, ma si ritrovò senza ragazza, solo, e senza nulla da mettere in bocca. Per fortuna aveva qualche euro in tasca. Si vestì e lasciò la camera dirigendosi in piazza Sant’Oronzo.
Come ogni mattina, la piazza era stracolma di ragazzi e turisti, soprattutto quel sabato di ponte tra il primo maggio e la domenica del tre.
Bionde, more, rosse, alte, basse, ce n’erano di tutti i tipi, ma Vincenzo con molta soddisfazione disse a se stesso: siete tutte carine ma ho già una ragazza!
Andò al McDonald’s sotto i portici e prese un pancake con sciroppo e un caffè. Poi fece due passi e si sedette su una delle panchine che costeggiano l’anfiteatro.
Grossi nuvoloni bianchi si alternavano il compito di coprire il sole, che di tanto in tanto si affacciava per riscaldare il paesaggio. Vincenzo prese il cellulare e mandò un messaggio a Vanessa:
“Buongiorno. Come va? Mi sei mancata.”
Attese con la chat aperta che lei entrasse su WhatsApp ma restò deluso quando vide che era entrata e uscita senza rispondergli. Fece due altri accessi nei minuti successivi ma nessuna vignetta comparse sul suo schermo. Forse è impegnata al lavoro, pensò.
Bloccò lo schermo e rimise il cellulare in tasca. Si alzò e si affacciò sull’anfiteatro per ammirarne l’inesauribile bellezza.
«Hahahahahahaa.» Qualcuno rise alle sue spalle e lui si girò di scatto. Vide passare tre ragazzi che conosceva appena. Lo stavano guardando, e uno di loro, aveva fatto segno verso di lui. Continuarono a ridere e proseguirono per la loro strada. Vincenzo si chiese cosa ci fosse da ridere. Si controllò i vestiti e poi si specchiò allo schermo del suo telefono ma gli sembrò tutto a posto. Sapeste che ragazza ho, idioti! Si disse.
Passarono altri quindici minuti e la noia cominciò a farsi sentire. Vanessa avrebbe staccato dal lavoro alle tredici e aveva voglia di aspettarla per chiederle come stava. Poi il suo cellulare squillò. Si aspettava di vedere soltanto un nome sullo schermo, ma ciò che scorse lo deluse e allo stesso tempo lo incuriosì: “Stefano”.
Erano passati diversi giorni dal loro ultimo incontro e lui non si era più fatto sentire. Secondo Vincenzo, il rapporto si stava rovinando a causa della loro invidia nei suoi confronti. Lui ormai aveva una bella ragazza e loro se la potevano sognare.
«Pronto?» disse in maniera distaccata.
«Vincenzo. Dove stai?» Dal modo di parlare, frenetico e di tono alto, Stefano sembrò molto preoccupato.
«Sono a Lecce. Perché?»
«Dove di preciso?»
«Ma perché?»
«Ci dobbiamo vedere.»
«È successo qualcosa?» chiese Mello.
“Sì. Devo mostrarti subito una cosa.» Il carattere perentorio di quella frase suscitò preoccupazione in Vincenzo.
«Sono in piazza Sant’Oronzo.»
«Aspetta lì. Sto arrivando.» Senza salutare chiuse la chiamata.