Tra l’XI e il XII secolo si afferma in Occidente un movimento di traduzione dei testi classici greci, arabi, ebraici e di area bizantina, noto come translatio studii, che contribuisce in maniera sostanziale all’acculturazione filosofica e scientifica dell’occidente latino.
Le traduzioni di testi inediti propongono nuove prospettive di valutazione che si riflettono sia nella pubblicazione di “piccole enciclopedie” destinate a un nuovo pubblico non specialistico sia in enciclopedie complessive, specchio della cultura universitaria.
Dall‘VIII al XIII secolo in un’area che va dalla Spagna al Nord Africa fino al fiume Indo si sviluppa la falsafa, filosofia araba dell’islam medievale, che unisce la traduzione e lo studio dei testi greci con una propria produzione filosofica plurale. Spiccano i nomi di al-Kindi, al Farabi (VIII-X sec.), Avicenna (XI sec.), cui si contrappone il tradizionalismo religioso di Al Ghazali (XI-XI sec), e Averroè (XII sec.).
L’ebraismo classico è fedele alla tradizione codificata nel Talmud e consapevolmente lontana dalla filosofia greca; dal VII secolo nelle comunità ebraiche si sviluppa il kalam, che rifiuta la tradizione talmudica per tornare alla Torah scritta. Sempre in ambiente arabo, nel X sec. nasce un neoplatonismo ebraico e nel XII sec. si afferma invece l’aristotelismo, mentre in Europa tra il XIII e il XV sec. si sviluppa il pensiero della cabbala.
Dal XII-XII secolo, lo sviluppo delle città porta con sé la nascita di scuole e poi di università: una forma di istituzionalizzazione rigorosa dell’insegnamento e del sapere. A partire dall’insegnamento di base nella facoltà delle Arti, l’università si struttura in facoltà superiori, come teologia, medicina e diritto; l’insegnamento si svolge con le lezioni del magister e attraverso una forma codificata di discussione che prende il nome di disputatio.
L’aristotelismo nell’insegnamento universitario si afferma progressivamente e in maniera non indolore: censure e divieti costituiscono il segno del più vasto conflitto tra conclusioni filosofiche e verità cristiana che vedono contrapposte teologia e libertas philosophandi.
“Maestro della sacra dottrina” a Parigi, Tommaso si inserisce nelle vicende legate all’ingresso dell’opera di Aristotele nell’università ed è protagonista del tentativo di integrare nell’impianto della teologia cristiana le categorie del pensiero aristotelico. Celebri saranno soprattutto le “cinque vie”, con le quali Tommaso costruisce un percorso che risale, “a posteriori” e con rigorosa deduzione, dagli effetti dell’opera del creatore al creatore stesso.
Magister regens della scuola francescana di Parigi e guida dell’omonimo ordine per quasi un ventennio nella seconda metà del XIII secolo, Bonaventura unisce la visione contemplativa e l’indagine filosofico-teologica che, memore dell’insegnamento agostiniano, considera momenti complementari dell’Itinerarium mentis in Deum (titolo della sua opera più celebre) cui è chiamato l’uomo.
L’opera del francescano Ruggero Bacone (1214/1220 ca.- 1292 ca.) si distingue per uno spiccato carattere “sperimentale” nel senso di una forte considerazione dei fenomeni naturali e dell’esperienza. In particolare nella sua scientia sperimentalis, egli traccia una teoria della conoscenza in cui rilevante è il ruolo della percezione e delle immagini e delle rappresentazioni, dapprima sensibili (species) e quindi mentali (intentiones) delle cose. Sempre nel contesto dello spiccato interesse per l’esperienza, rientra la sua innovativa teoria del linguaggio, per cui è più importante a chi si comunicano le cose, non il rapporto di astrazione dei concetti dalle cose. Bacone partecipa attivamente alle discussioni che animano la vita universitaria di Parigi e Oxford. La sua critica ai magistri, che giudica superbi e incompetenti, è rivolta a denunciare una cultura autocontemplativa e sterile; nella stessa direzione va intesa la polemica nei confronti delle traduzioni dei testi greci e arabi, che egli giudica assolutamente inattendibili.
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