Gareth camminava di buona lena lungo la via per la foresta, Firth accanto a lui, il cappuccio in testa nonostante il caldo. Non riusciva a capacitarsi di ritrovarsi esattamente nella situazione che aveva voluto evitare. Ora c’era un corpo morto, una traccia. Chissà con chi poteva aver parlato quell’uomo. Firth avrebbe dovuto essere pùi accorto nel contrattare con quell’individuo. Ora quell’indizio avrebbe potuto condurre diritto a Gareth.
“Mi dispiace,” disse Firth, allungando il passo per cercare di rimanergli accanto.
Gareth lo ignorò, accelerando e ribollendo di rabbia.
“Ciò che hai fatto è stato stupido e debole,” disse Gareth. “Non avresti mai dovuto guardare dalla mia parte.”
“Non era mia intenzione. Non sapevo cosa fare quando mi ha chiesto più denaro.”
Firth aveva ragione: si era trovato in una situazione complicata. Quell’uomo era un porco avido ed egoista, che aveva cambiato le regole del gioco e meritava quindi di morire. Gareth non versò una sola lacrima su di lui. Pregava solo che nessuno fosse stato testimone dell’omicidio. Un processo era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. L’assassinio di suo padre avrebbe scatenato un esame tremendamente minuzioso della situazione, e lui non poteva permettersi di lasciare dietro sé la benché minima scia di indizi.
Almeno ora si trovavano in Bosconero. Nonostante il sole estivo lì era quasi buio, con gli alti alberi di eucalipto che non permettevano neanche al minimo raggio di luce di trapelare. Combaciava con il suo umore. Gareth odiava quel posto. Continuò a camminare lungo il sentiero tortuoso, seguendo le indicazioni dell’uomo. Sperava che avesse detto la verità e non li stesse invece conducendo fuori rotta. Poteva essere tutta una frottola. O poteva essere una trappola, con un qualche suo complice che li attendeva per derubarli di altro denaro.
Gareth si rimproverò. Aveva riposto troppa fiducia in Firth. Avrebbe dovuto occuparsi di questa cosa da solo. Come sempre.
“Farai meglio a sperare che questo sentiero ci conduca dalla strega,” disse Gareth, “e che lei abbia il veleno.”
Continuarono, sentiero dopo sentiero, fino a che giunsero ad un bivio, proprio come aveva detto l’uomo. La cosa era di buon auspicio e Gareth si sentì un poco rincuorato. Tennero la destra, risalirono una collina e giunsero presto ad un'altra biforcazione. Le indicazioni erano corrette e di fronte a loro c’era effettivamente la macchia di bosco più buia che Gareth avesse mai visto. Gli alberi erano incredibilmente fitti e intricati.
Gareth entrò nel bosco e avvertì un’improvvisa sensazione di freddo lungo la spina dorsale: poteva sentire l’aria pregna di malvagità. Era difficile credere che fosse ancora giorno.
Proprio mentre iniziava ad avere paura e a pensare di tornare indietro, il sentiero terminò davanti a lui, aprendosi in una piccola radura. Era illuminata da un unico raggio di luce che trapelava attraverso il fitto degli alberi. Al centro si trovava una piccola casa di pietra. La casa della strega.
Il cuore di Gareth iniziò a battere più forte. Avanzò nella radura guardandosi attorno per accertarsi che nessuno stesse guardando, per accertarsi che non fosse una trappola.
“Vedi, diceva la verità,” disse Firth con voce piena di trepidazione.
“Non vuol dire niente,” rispose Gareth. “Resta fuori e fai la guardia. Se qualcuno si avvicina, bussa. E tieni la bocca chiusa.”
Gareth non si curò di bussare alla piccola porta di legno a forma d’arco che gli stava di fronte. Afferrò invece la maniglia di ferro, spinse la spessa porta aprendola, ed abbassò la testa per entrare e poi richiudersi la porta alle spalle.
Dentro era buio, la poca luce proveniva da candele disseminate per la stanza. Era una casa con una stanza sola, priva di finestre, avvolta da una potente energia. Esitò, soffocato da quel silenzio impenetrabile, pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Poteva percepire la presenza del male là dentro. Gli si accapponò la pelle.
Fra le ombre scorse un movimento, poi un rumore.
Una vecchia zoppicante comparve davanti a lui, gobba e con la pelle raggrinzita. Sollevò una candela, che le illuminò il volto ricoperto di rughe e verruche. Aveva un aspetto decrepito, più vecchio ancora degli alberi nodosi che ricoprivano la sua casa.
“Indossi un cappuccio, anche nell’oscurità,” disse con un sorriso sinistro e una voce che assomigliava a legno scricchiolante. “Non hai una missione innocente.”
“Sono venuto qui per una fiala,” disse Gareth velocemente, cercando di apparire coraggioso e sicuro di sé, ma risuonando invece tremolante nella voce. “Radice di Sheldrake. Mi hanno detto che tu ce l’hai.”
Vi fu un lungo silenzio, seguito da una risata spaventosa che risuonò nella piccola stanza.
“Il problema non è se ce l’ho o meno. Il problema è perché la vuoi?”
Il cuore di Gareth batteva forte mentre cercava di formulare una risposta.
“Perché dovrebbe interessarti? chiese infine.
“Mi diverte sapere chi hai intenzione di uccidere,” disse.
“Non sono affari tuoi. Ho portato dei soldi per te.”
Gareth allungò la mano verso la sua cintura, prese la borsa dell’oro, oltre a quella che aveva dato all’uomo, e le sabtté entrambe sul piccolo tavolo di legno. Il suono metallico delle monete risuonò nella stanza.
Pregò che quel gesto la rabbonisse, che gli desse ciò che voleva così che lui potesse andarsene da quel luogo.
La strega allungò solo un dito, con una lunga unghia ricurva, e raccolse una delle borse, ispezionandola. Gareth trattenne il fiato, sperando che non chiedesse altro.
“Questo basta appena per comprare il mio silenzio,” disse.
Si girò e tornò nell’oscurità zoppicando. Si udì un sibilo, e dietro alla candela Gareth poté scorgerla mentre mescolava del liquido in una piccola fiala di vetro. La sostanza ribollì oltre il bordo e lei chiuse l’ampolla con una tappo. Sembrava che il tempo scorresse lentissimo nell’attesa, e Gareth era sempre più impaziente. Un milione di preoccupazioni si dibattevano nella sua mente: e se fosse stato scoperto? Proprio lì, proprio in quel momento? E sei gli avesse dato la fiala sbagliata? E se lei avesse raccontato di lui a qualcuno? Lo aveva riconosciuto? Chi poteva dirlo.
I dubbi di Gareth erano sempre di più, riguardo all’intera faccenda. Non aveva idea di quanto difficile potesse essere assassinare qualcuno.
Dopo quello che sembrò un silenzio interminabile, la strega tornò. Gli porse la fiala, talmente piccola che quasi scomparve nel palmo di Gareth.
“Una fiala così piccola?” chiese. “Basta questa per fare effetto?”
La strega sorrise.
“È sorprendente quanto poco ci voglia per uccidere un uomo.”
Gareth si voltò e iniziò a dirigersi verso la porta, quando all’improvviso avvertì una mano fredda sulla spalla. Non aveva idea di come la vecchia avesse potuto attraversare la stanza così velocemente, e ne fu terrorizzato. Rimase immobile, con la paura di girarsi a guardarla.
Lei lo fece voltare, si chinò verso di lui – un odore orribile proveniva da lei – poi improvvisamente allungò entrambe le mani, gli afferrò le guance e lo baciò, premendo forte le sue labbra raggrinzite contro quelle di Gareth.
Gareth era disgustato. Era la cosa più rivoltante che gli fosse mai capitata. Le labbra della vecchia erano come quelle di una lucertola, la sua lingua, che lei premette contro quella di Gareth, assomigliava a quella di un serpente. Gareth tentò di spingerla via, ma lei teneva ben salda la sua testa, stringendolo ancora più forte.
Alla fine lui riuscì a staccarsi con un colpo secco. Si asciugò la bocca con il dorso della mano, mentre lei si tirava indietro, sogghignando.
“Uccidere un uomo la prima volta è la cosa più difficile,” disse. “Sarà molto più facile la prossima volta.”
*
Gareth corse fuori dalla casa, di nuovo nella radura e trovò lì Firth ad attenderlo.
“Cosa c’è che non va? Che è successo?” chiese Firth, preoccupato. “Sembra che ti abbiano pugnalato. Ti ha fatto del male?”
Gareth esitò, respirando a fatica, continuando a strofinarsi la bocca. Non sapeva proprio come rispondere.
“Andiamocene da questo posto,” disse. “Subito!”
Appena iniziarono a muoversi, diretti verso il limitare della radura per immettersi nuovamente all’interno di Bosconero, il sole fu improvvisamente oscurato da nuvole che si addensavano nel cielo, rendendo il giorno freddo e buio. Gareth non aveva mai visto nuvole talmente spesse e nere apparire così all’istante. Sapeva che qualsiasi cosa stesse succedendo non era normale. Si preoccupò di quanto potessero essere forti i poteri di quella strega quando, in una giornata d’estate come quella, un vento freddo giunse a soffiargli sulla nuca. Non poté fare a meno di pensare che lei si fosse in qualche modo impadronita di lui con quel bacio, scagliando su di lui una qualche sorta di sortilegio.
“Cos’è successo là dentro?” insistette Firth.
“Non ho voglia di parlarne,” disse Gareth. “Non voglio pensare a questa giornata. Mai più.”
I due si affrettarono ripercorrendo il sentiero, giù dalla collina, e presto si ritrovarono nel sentiero principale della foresta, che conduceva verso la Corte del Re. Proprio mentre Gareth iniziava a sentirsi più tranquillo, pronto a gettare tutta quella faccenda nel dimenticatoio, all’improvviso sentì il rumore di altri passi. Si voltò e vide un gruppo di uomini che camminavano verso di loro. Non poteva crederci.
Suo fratello. Godfrey. L’ubriacone. Avanzava verso di loro, ridendo, accompagnato dal perfido Harry e da altri due amici malviventi. Fra tutti i momenti e tutti i luoghi, doveva imbattersi in suo fratello proprio lì. Nei boschi, in mezzo al niente. Gareth si sentì come se il suo intero complotto fosse maledetto.
Gareth si girò, tirò il cappuccio a coprirgli il volto ancor di più, e iniziò a camminare al doppio della velocità, pregando di non essere stato scoperto.
“Gareth?” chiamò una voce.
Gareth non aveva scelta. Rimase pietrificato, tirò giù il cappuccio e si voltò a guardare suo fratello, che veniva verso di lui ondeggiando gioiosamente.
“Cosa ci fai qui?” chiese Godfrey.
Gareth aprì la bocca, ma subito la richiuse, insicuro e senza parole.
“Stiamo facendo un giro,” rispose Firth, in suo soccorso.
“Un giro, davvero?” disse in tono derisorio uno degli amici di Godfrey, con voce acuta e femminile. Anche gli altri si misero a ridere. Gareth sapeva che suo fratello ed i suoi amici lo giudicavano per la sua inclinazione, ma in quel momento era la sua ultima preoccupazione. Aveva solo bisogno di cambiare argomento. Non voleva che si facessero troppe domande su cosa lui stesse facendo lì.
“Cosa ci fa tu qui?” chiese Gareth, invertendo le carte in tavola.
“Hanno aperto una nuova taverna al Bosco del Sud,” rispose Godfrey. “Siamo appena stati a provarla. La miglior birra del regno. Ne vuoi un po’?” chiese, sollevando un barilotto.
Gareth scosse la testa velocemente. Sapeva che doveva distrarlo, e pensò che il modo migliore fosse cambiare argomento, magari rimproverandolo.
“Nostro padre sarebbe furioso se ti scoprisse a bere durante il giorno,” disse Gareth. “Ti consiglio di mettere giù quella roba e tornare a corte.”
Funzionò. Godfrey gli lanciò un’occhiata torva e fu subito chiaro che non stava più pensando a Gareth, ma a se stesso e a loro padre.
“E da quando tu ti preoccuperesti dei bisogni di nostro padre?” ribatté.
Gareth ne aveva avuto abbastanza. Non aveva tempo da perdere con un alcolizzato. Aveva ottenuto quello che voleva – distrarlo – e ora, magari, non avrebbe pensato con particolare intensità al motivo per cui l’aveva incontrato lì.
Gareth si voltò e si affrettò lungo il sentiero, sentendo le loro risa di scherno alle sue spalle mentre camminava. Non gliene fregava più nulla. Presto l’ultima risata sarebbe toccata a lui.