Mi trovavo alla Ferla che mietevo
la malannata aveva bruciato le spighe
e il vento se le portava come paglia
Veniva per i campi il professore
Appena lo vidi
presi un pugno di spighe e le buttai nel vento
Gli dissi
guardi che grano quest’anno
non ci restano che gli occhi per piangere
Mi disse
Gaetano non ti preoccupare
ché se posso ti aiuto
Voglio andare in Germania gli risposi
E così fu
che mi fece avere il passaporto
e non ho lingua per ringraziarlo
Finita la raccolta
portai a casa una miseria
otto salme di frumento e sette di fave
In Germania oh spavento
trovai un ammasso di fabbriche mai visto
e qui in Sicilia ci abbiamo i letamai
Anche a non trovare lavoro
a perderci il viaggio
sarei rimasto contento
ché avevo visto con gli occhi miei
un altro mondo
Lavorai sedici mesi in una ditta
guadagnai un sacco di soldi
ma la patria sempre chiama
e me ne ritornai in Italia
A Delia mi misi a lavorare con mio figlio
ma non raccolsi che sei salme di frumento
e cinque di fave
centocinquantottomila lire
per un anno intero di lavoro
Buttai la zappa in un letamaio
e ritornai in Germania
A me i tedeschi mi trattavano coi guanti
ciò ch’è giusto è giusto
Dormivo in una baracca fornita di stufa
di acqua calda di gabinetto di cucina
Sfortuna volle che caddi ammalato
e stetti cinque settimane all’ospedale
poi ritornai al lavoro
ma feci solo un giorno
non riuscivo a stare all’impiedi
Mi chiamai il galoppo cioè le ferie
e me ne ritornai a Delia
Ma mi sentivo male
ancora molto male
allora mi presi di coraggio
e mi operai di un’ulcera allo stomaco
Rimasi in ospedale due mesi e mezzo
Appena mi sentii meglio
decisi di ritornare in Germania
per tentare di recuperare
i mille marchi delle ferie
Non me li vollero dare e così
persi la bellezza di centocinquantamila lire