Ornamento di separazione

FRASI POTENTI E SCONVOLGENTI

Quando questa casa editrice mi chiamò per propormi di scrivere un libro, io risposi di sì, ma a una condizione: che all’interno di questa innocua raccolta di racconti ci fosse anche qualcosa di molto, molto potente, scandaloso e scorretto. Oh yeah.

Prendere o lasciare, baby!

Qualcosa che lasciasse esterrefatta la borghesia (patetica) che s’aspettava un libercolo estivo da dimenticare sulla stuoina piena di sabbia, sudore e urina. Una robetta inoffensiva, da leggere distrattamente, tra un giuoco e un aperitivo in spiaggia.

E invece eccolo qui, il mio testo più caustico e maledetto, si intitola Frasi potenti e sconvolgenti e lo so bene che fa paura.

Lo inviai alla Rizzoli Lizard via fax, perché sinceramente non mi fido di internet (e qui direi che già ci siamo capiti…). Loro lo lessero e mi dissero: «Ok, ma mandaci anche altra roba che la consegna è a breve».

Che teneri. Li adoro quando simulano nonchalance rispetto a qualcosa di dannatamente potente come se per loro fosse normalissima. Normalissima questa bomba a olorogeria contro il sentimentalismo della classe media italiana? Certo! Come no!

Mi ricordano quelle giornaliste universitarie finto-progressiste di «Vice» quando intervistano gli ermafroditi. Fanno finta che per loro sia tutto ok e in realtà sono stranite di brutto. Ma le capisco, non tutti guardano oltre come me, non tutti hanno il difettuccio di vivere nel cazzo di futuro come il fottuto sottoscritto!

No, è inutile riportare il libro alla cassa per farvelo cambiare. Non c’è un errore di stampa. Quella bella parolaccia che vi ha fatto cadere il monocolo era prevista. Perché questa parte del libro è fatta così (prendere o lasciare, darling!) La censura qui è come Dio… non esiste.

Oops!!!

Ora che avete capito di che pasta sono fatto, capirete anche perché hanno tremato tutte le case editrici quando ho proposto loro questo mio piccolo irriverente elaborato.

«Ma è troppo irriverente!!!» hanno detto, tremando, in Castelvecchi.

«Abbiamo sinceramente paura di inserire questo testo…» hanno confessato quelli di Adelphi.

«E se ci facessero chiudere?» si chiedevano i ragazzi di Sellerio.

«Non sarà un tantinello… too much?» titubavano in quel di Mursia.

«E se ci mettessimo invece un qualcosa di meno… controverso?» mi domandavano sia Baldini che Castoldi.

«Secondo me non ha senso mandare in stampa una cosa del genere dal momento che all’ottava riga lei già dice che lo pubblicherà con Rizzoli Lizard, quindi non capisco veramente… Immagino che lei abbia già preso contatti con loro. E poi perché sta nominando questa e altre case editrici con cui lei non ha mai avuto contatti?» mi ha detto uno della Sperling & Kupfer.

Ma lasciate che mi tolga qualche piccolino sassolino dalla scarpa. Inutile girarci intorno. Siamo un Paese ridicolo. Avete mai visto il documentario Zeitgeist? Basta un click per guardarlo in modalità completamente gratuita su YouTube per capire pochissime ma fondamentali cose del mondo. Ossia che, oggi come oggi, puoi guardare tutto in modo gratuito sul web! Dare i soldi all’industria del vhs è da pecore nonché da coglioni. Oh, non avrete mica letto un’altra parolaccia?

Sì che l’avete letta! Toglietevi il grembiule! Siete adulti, cazzo!!!

(Quest’ultima non era voluta, mi scuso.)

Frasi potenti e sconvolgenti sta (abbasso le banche) per finire ed ecco che mi (la casta dei giornalisti? No grazie) arriva la telefonatina da Rizzoli Lizard… Sento una tale puzza stantia (c’è ancora gente che giudica chi fa sesso occasionale? Ma piantatela!) di Democrazia Cristiana che devo (per me l’undici settembre è solo quello cileno) lavare il cellulare. «È il caso» mi dicono al telefono, «che tu dia una controllata ad alcune ripetizioni… In un racconto dici andarono per tre volte in una riga, te l’abbiamo corretto, ma vedi un attimo se va bene anche a te!»

Che teneri. Parlano d’altro quando qui sto facendo la rivoluzione. Non sanno che hanno vita breve questi della carta stampata. Lo sanno tutti che il futuro è on-fuckin-line!!!

«Lundini, sono ancora in linea. Hai sentito la cosa delle ripetizioni?»

«Ah, sì sì, adesso controllo, grazie.»

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