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L’Inglese si svegliò per le luci che pulsavano sul muro della sua stanza d’albergo. Si udì una specie di tuono sommesso e poi la stanza si accese di bagliori lampeggianti.

«Ci sono i fuochi d’artificio? E che festa è?» chiese la moglie, tirandosi su a sedere e guardando la finestra. «Forse è l’anniversario di quell’orribile parco. Vengono da lì. Vedi?»

Il cecchino guardò il Rolex che aveva posato sul comodino.

«Chi lo sa» rispose, mentre fuori della finestra scoppiava un altro razzo che colorò di verde chiaro le pareti della camera.

«Ma che bello!» esclamò la moglie, ancora un po’ su di giri per il vino che avevano bevuto quella sera al Four Seasons. «Andiamo a guardare se dal salotto la vista è migliore» propose. «Magari è l’hotel a organizzarli. Chiama e chiedi, dai!»

«Torna a dormire» rispose l’Inglese. «Sai quanto lavoro ci aspetta.»

«Tu e il tuo lavoro. Possiamo cercare anche di divertirci, per una volta? Per favore?»

«E va bene.»

L’Inglese si alzò e uscì dalla camera da letto. Mentre attraversava l’angolo cottura di quarzo scuro, dove aveva lasciato lo smartphone, scoppiarono altri due razzi.

E poi altri due, ad altezza occhi, uno giallo e uno verde. Sorrise. Gli piacevano un sacco i fuochi d’artificio. A chi non piacevano? Sarebbe stato bello guardarli abbracciato alla moglie, godersi uno di quei momenti magici che rendevano memorabile un viaggio.

Cercò il numero del concierge e lo chiamò andando verso la finestra. La stanza buia emanava uno strano bagliore fumoso, residuo delle girandole di luce.