La domenica era prevista una messa, o anche due se la signora Noxon si sentiva particolarmente devota. In chiesa incontravi metà del vicinato e chiunque poteva vederti in faccia.
La domenica successiva la signora Noxon schierò la servitù, ne ispezionò l’aspetto e la condusse a passo di marcia da Three Cocks Yard alla diroccata chiesa di St Clement Danes, in mezzo allo Strand. Cat camminava accanto a John, consapevole che la sua mole la nascondeva completamente alla vista altrui, almeno da un lato; dall’altro si teneva rasente il muro. Margery la seguiva con lo sguattero. Cat non la vedeva, ma sapeva che le lanciava occhiatacce malvagie. Le immaginava come frecce avvelenate che le spuntassero sulla schiena come gli aculei di un porcospino.
La signora Noxon aveva il suo posto nella navata, non troppo lontano dal pulpito, che pagava su base annuale. Il personale di Three Cocks Yard, invece, salì sul matroneo riservato alla servitù, da dove si potevano vedere le teste delle dame e dei signori sottostanti, cercando di indovinare chi si sarebbe addormentato per primo durante il sermone. Dopo l’Incendio la congregazione era aumentata, perché la parrocchia accoglieva anche forestieri dalle zone distrutte dal fuoco. La torre campanaria era ancora usata come deposito per i beni di alcuni rifugiati.
Erano un po’ in ritardo, così Cat poté risparmiarsi l’oziosa attesa all’esterno. Il matroneo era affollato e loro quattro trovarono posto soltanto in piedi sul fondo. Una colonna nascondeva loro la vista del pulpito e della congregazione nella navata.
Per Cat era una benedizione. Per tutto il tempo della messa rimase con gli occhi bassi, intenta a pensare alle virtù vitruviane, nella fattispecie che un edificio ben fatto doveva essere caratterizzato da firmitas, utilitas, venustas – ovvero doveva essere solido, utile e bello. «Come i nidi di uccelli e api» era solita dire zia Eyre. «Dovremmo costruire i nostri nidi seguendo gli stessi principi». Vitruvio non avrebbe approvato quella chiesa sporca, scomoda e mal progettata.
Al termine della funzione i fedeli nella navata uscirono per primi, come si confaceva allo status di chi pagava il proprio posto: stavano più in basso dentro la chiesa, ma erano superiori in tutto il resto. Cat fu una delle ultime a uscire. Per abitudine indugiò qualche istante sotto il portico, per lasciare che la gente fuori si disperdesse, fingendo di esaminare l’ultima Tabella della Mortalità affissa lì. La prima domenica che aveva passato a Three Cocks Yard aveva creduto che nel totale delle vittime uccise durante la settimana ci fosse anche Edward Alderley: aveva sperato e insieme temuto che fosse così.
Avvertì il respiro affannato di John alle proprie spalle. Il ragazzo si schiarì la voce. «Ti andrebbe di guardare la processione per il Lord Mayor’s Day?»
Lei si voltò con riluttanza. «Non saprei».
«Magari possiamo andarci insieme».
«Forse non la faranno. Che senso ha organizzare una processione su un mucchio di cenere?»
Tornò a esaminare la tabella per sfuggire al suo sguardo insistente. Accanto era affissa la lista dei defunti della parrocchia. Fu lì che vide un nome che conosceva.
Jeremiah Sneyd.
Fu assalita da una vertigine. Le gambe le cedettero e si appoggiò a John per non cadere. Lui le disse qualcosa, ma lei non comprese il senso delle sue parole.
«Signora, conoscevate un uomo di nome Sneyd?»
La signora Noxon guardò Cat aggrottando la fronte. «Si può sapere che cosa ti è saltato in testa, ragazza?»
«Voglio dire, avete sentito questo nome di recente?»
«No. Avrei dovuto?»
Stavano tornando a casa dopo la messa, erano un po’ più avanti rispetto agli altri, perché la signora Noxon voleva rimproverare Cat perché distraeva John dai suoi doveri.
«Il nome era scritto fuori dalla chiesa» disse Cat. «Nell’elenco dei defunti. Jeremiah Sneyd».
«Perché vuoi saperlo?»
«Io conoscevo un uomo che si chiamava così». Cat le andò più vicino, guardandosi intorno per accertarsi che nessuno l’ascoltasse. Abbassò la voce. «Era un compagno di mio padre. Avrebbe potuto sapere dove si trova».
La signora Noxon sbuffò. «Anche se lo sapeva, ora non può più dirtelo, giusto?»
«Ma era sposato. Se sua moglie è ancora viva, potrei chiedere a lei. Forse è andato di nuovo all’estero».
«Che cosa può fare tuo padre per te adesso, anche se fosse vivo?» bisbigliò la signora Noxon. «È ricercato per alto tradimento. È un regicida. Meglio che tu gli stia lontana».
«Prima ho bisogno di vederlo, per esserne sicura. Glielo devo».
«Sei una sciocca».
«Potreste scoprire dove vive questa Sneyd? Lui di mestiere faceva il sarto».
«Perché dovrei prendermi questa incombenza?»
«Perché di sicuro non desiderate che io rimanga qui con voi per sempre».
La signora Noxon si accigliò. «Su questo hai ragione. Prima te ne andrai, meglio sarà. Attiri i guai come il miele le mosche».
Accompagnò la frase con un sorriso e questo alleggerì in parte l’asprezza delle sue parole.
Jeremiah Sneyd aveva combattuto con il padre di Cat durante la guerra. Poi era rimasto nel New Model Army parecchi anni più di messer Lovett ma, quando si era congedato, i due uomini avevano ripreso i contatti e Sneyd era stato spesso ospite a Bow Lane, dove a volte si fermava anche a cena. Da bambina li osservava pregare insieme – il padre alto e magro, Sneyd basso e tondo.
Cat lo aveva osservato attentamente, perché non erano abituati ad avere contatti con i forestieri e tutti quelli che arrivavano erano oggetto di speculazioni. Nonostante la sua devozione Sneyd era un uomo vorace, strappava il pane e la carne con la ferocia di un animale selvatico, e ingoiava rumorosamente grandi sorsate di birra attraverso la bocca larga e carnosa.
Avrebbe dovuto pensarci prima, a lui. Sneyd aveva dimostrato la propria lealtà in passato, ed era sembrato devoto alla causa di Cristo Re almeno quanto suo padre.
Il lunedì pomeriggio la signora Noxon abbordò Cat mentre si recava alla latrina in cortile.
«Sneyd lavorava saltuariamente come sarto» le disse senza guardarla. «Ho parlato con il segretario parrocchiale e sua madre un tempo li conosceva. Vivevano sullo Strand, ma poi si sono trasferiti dalle parti di Cursitor Street. Ramikin Row, dovunque essa si trovi».
«Ma lui era un dissenziente, un quinto monarchico. Perché il funerale è stato celebrato a St Clement Danes, invece che a Bunhill Fields?»
«Perché la sua vedova non è una dissenziente, e St Clement era la sua parrocchia prima di incontrarlo. Ha pensato che così sarebbe stato più vicino a Dio». La signora Noxon strofinò insieme indice e pollice. «Evidentemente è stata convincente, altrimenti non avrebbero accettato. Uno spreco di denaro, se vuoi sapere la mia opinione. Dev’essere un po’ ammattita».
«Posso andare a cercare la signora Sneyd?»
«Quando non avrò bisogno di te. Ma ascoltami bene: se ti arrestano, io non so nulla di chi tu sia veramente. Ti ho preso come cameriera spinta dal mio buon cuore, quando sei capitata davanti alla mia porta durante l’Incendio».
Cat chinò la testa. «Capisco».
La signora Noxon aprì impetuosamente la porta della latrina ed entrò. Si girò verso Cat, che si stava già allontanando. «C’è un’altra cosa che dovresti sapere» disse. «Forse placherà la tua curiosità. Hanno trovato il cadavere di Sneyd nel canale del Fleet due settimane fa. È stato ucciso».
Il martedì, dopo il pranzo della servitù, la signora Noxon incaricò Cat di andarle a ritirare un paio di guanti ricamati che aveva ordinato da un sarto a est di Moorfields.
«Forse dovrai aspettare un’ora o due» disse a voce alta, affinché sentissero anche gli altri. «Ma non tornare indietro senza, Jane. Mi aveva promesso di prepararmeli per oggi. Mi servono per stasera».
Era un pomeriggio nuvoloso, ma tiepido e asciutto. Cat percorse rapida le strade, tagliando per le rovine della City fino a Bishopsgate e da lì su fino a Moorfields. I guanti erano già stati impacchettati e aspettavano di essere ritirati. Da Moorfields si diresse poi a ovest, fino a Chancery Lane e a Cursitor Street.
Diede una moneta a una bambina perché le indicasse Ramikin Row. Bussò a varie porte, finché una donna le indicò la casa dove abitava la signora Sneyd, e le disse che era nel cortile sul retro.
Cat attraversò il passaggio fino al cortile. Seduta su un ceppo in un angolo c’era una donna anziana con la testa china che sceglieva ramoscelli per una scopa. Cat si fermò davanti a lei.
«Signora Sneyd?»
La donna alzò la testa. Aveva il viso smunto, ma non era vecchia come Cat aveva immaginato. «Che c’è?»
«Sono rimasta addolorata dalla notizia della morte di vostro marito».
«Perché? Lo conoscevate?»
«Penso che l’abbia conosciuto mio padre. Era nel reggimento del colonnello Harrison durante la guerra?»
«Forse. Chi è vostro padre? Coldridge, vero?»
Quel nome familiare colse Cat di sorpresa. Coldridge un uomo, non un luogo? Doveva essere sicuramente suo padre, che usava un nome falso. Si guardò intorno. Lei e la donna erano sole. Se c’era qualcuno di cui potersi fidare, era lei. «Sì».
La donna aveva di nuovo chinato la testa sui bastoncini, il viso nascosto sotto il cappello.
«Lo avete visto di recente?» chiese Cat.
La signora Sneyd scosse la testa, facendo oscillare il cappello.
«Magari vostro marito?»
Nessuna risposta.
«Signora, mi avete sentito?»
«Andatevene» mormorò la signora Sneyd. «Andatevene e basta».
«Vi prego» disse Cat. «Ascoltatemi. Se lui…»
La signora Sneyd alzò gli occhi e la fissò. Era rossa in faccia. Aprì la bocca, gettò indietro la testa e ululò come un cane.
Cat fece un passo indietro, scivolò e cadde nel canale di scolo. Si rialzò. Aveva l’abito sporco e bagnato. Era impaurita, ma cominciava anche a sentirsi arrabbiata. «Vostro marito l’ha visto? Ha visto Messer Coldridge?»
«Chi era vostro padre?»
«Ve l’ho detto, un compagno di vostro marito».
«Non voglio avere niente a che fare con quegli stolti, né con le loro figlie».
Cat guardò alle proprie spalle. Una mezza dozzina di bambini era uscita di casa e la fissava.
«Andatevene» mormorò di nuovo la signora Sneyd. «Andatevene finché potete, e non tornate più. Continuate a fare domande, come quel giovanotto l’altro giorno, ma non fate niente. Voi e quelli come voi mi avete tolto tutto».
«Ma io voglio soltanto…»
«Andate via».
«Quale giovanotto?» chiese Cat.
La signora Sneyd alzò la voce e dichiarò maligna: «Meretrice. Dirò loro che siete una strega e che avete cercato di farmi un incantesimo. Le streghe qui non ci piacciono. Le facciamo bruciare sul focolare in cucina».
Cat indietreggiò.
«Sei una figlia del demonio» inveì la donna. «Tuo padre ha ucciso mio marito. Possa bruciare all’inferno, e tu insieme a lui».
Entrò in casa e sbatté la porta.
I bambini la fissavano e si spostarono più vicino a lei. Il più grande si chinò a raccogliere una pietra.
Cat si strinse nel mantello.
Il primo sasso colpì il muro alle sue spalle.
Si mise a correre. Il secondo la prese tra le scapole. Continuò a correre, facendosi largo tra la folla. Non rallentò finché non raggiunse l’affollata Chancery Lane.