Che imbecille.
Stupida stupida stupida.
Pensa davvero di cavarsela con così poco? Non ha ancora capito di che pasta è fatta sua suocera? Non conosce Edna Crowne?
Non ti sorprende che ti abbia scoperto, a dire il vero. È dotata di un certo intuito, in fondo, e di una bella determinazione. Per certi versi, la stimi. Se l’avessi conosciuta in altre circostanze – sul lavoro, per esempio – avresti visto in lei una con cui collaborare proficuamente, magari addirittura fare amicizia, differenza d’età permettendo. È acuta, tenace, infaticabile. Qualità che ammiri.
Ma non è una tua collega. Non è una tua conoscente. È tua nuora.
Hai capito subito che lei e Brian non erano una coppia bene assortita. Hai visto immediatamente che Julia era attratta dalla bellezza di Brian – da ragazzo era un adone – e dal fatto che era ricco e di buona famiglia.
È la tipica ragazza piccolo borghese che dice di non volersi sposare per soldi, ma invece quelli cerca. Non lo ammetterà mai, neppure con se stessa. Solo gli arrivisti si sposano per soldi e lei è convinta di avere solidi principi. È moderna e ritiene classe e lignaggio concetti superati. È una che va per la sua strada, crede nella meritocrazia e detesta il vecchio ordine. I tempi sono cambiati, il successo non dipende più dal lignaggio, ma dall’impegno e dalle doti individuali. Quando quelli come Julia raggiungono posizioni di vertice, tentano di estendere a tutti la possibilità di salire la scala sociale.
Imbecilli. Julia non ha visto chi detiene ricchezza e potere in questo Paese? Non ha calcolato quanti membri del Gabinetto provengono dalla medesima scuola privata? Non dico scuola privata contrapposta a quella pubblica. No, intendo proprio la medesima scuola privata. Evidentemente non si è resa conto che le statistiche evidenziano l’accentramento di potere e denaro nelle mani di un numero sempre più esiguo di persone. Non ha notato che il governo ha attuato la più grande opera di redistribuzione della ricchezza della storia, non dai ricchi ai poveri ma viceversa. Il Paese non sta diventando più aperto, meritocratico, giusto, sta tornando com’era ai tempi della regina Vittoria.
Comunque Julia non è una rivoluzionaria. La piccola borghesia è quella con maggiore coscienza di classe, perché è solo di poco superiore al proletariato e vive nel terrore di venire trascinata giù. I suoi esponenti sbandierano il proprio status sociale a colpi di Audi e BMW in leasing, che lavano accuratamente ogni domenica, e completi Hugo Boss che indossano per andare in ufficio, nel campo delle assicurazioni o dell’informatica.
Paradossalmente, tu e Julia siete uguali, da questo punto di vista. Anche tu hai una certa coscienza di classe: se Julia sa di essere un gradino al di sopra del proletariato, tu sei consapevole di essere un gradino sotto la nobiltà. Sei a un passo dal top, ma non sei al top.
Speravi di riuscire ad arrivarci attraverso Brian. Speravi che si laureasse a Oxford e guadagnasse milioni nella City, o entrasse in politica e finisse per essere nominato baronetto. In subordine, che sposasse una nobile impoverita, la rampolla di una famiglia aristocratica.
Invece no. Brian si è laureato in un’università di provincia e fa il maestro elementare. Dio, che vergogna! Almeno insegnasse alle superiori, preparasse giovani menti all’università... Ma alle elementari! Legge favole a bambini di otto anni: bella roba. Ne son capaci tutti. Lo trovi insopportabile. Non ti va giù. Ti svegli di notte furibonda. Peraltro, quella di Brian non è stata una ribellione contro di te. No, più in alto di così non è stato capace di arrivare.
E suo padre, Jim non ha fatto un accidente per spronarlo. Sorrideva, diceva che insegnare alle elementari era meritorio, una missione che non tutti erano in grado di svolgere, crudelmente sottovalutata nella nostra società. Non è vero che son capaci tutti, diceva. Chi lo pensa è uno sciocco.
Vuol dire che tu sei una sciocca, perché questo pensi. E ne vai fiera. Peraltro, Jim e la sua amante, quella sciacquetta di Lindsey Wilkinson, non hanno dimostrato grande furbizia. Il giorno in cui Jim ti ha detto che aveva un’altra, sei rimasta imperturbabile, non hai fatto una piega.
Voglio andarmene, Edna. Questo matrimonio ormai mi sta stretto. Era un pezzo che pensavo di lasciarti, ma mi mancava il coraggio. Adesso però mi sono deciso. È stata Lindsey a darmi la spinta che mi mancava.
Come Julia, tale e quale. Distruggono la famiglia solo perché sono infelici. È inammissibile.
Conoscevi Lindsey, ovviamente. L’avevi vista alle feste della scuola. Pendeva dalle labbra di tuo marito, lo seguiva dappertutto come un’ombra.
Okay, gli hai risposto. Capisco tutto. Non ti creerò problemi.
Grazie, Edna, ha replicato lui. Te ne sono molto grato.
La tua era una bugia, naturalmente. Lungi da te subire una simile umiliazione. Edna Crowne non si lascia coprire d’infamia. Jim avrebbe dovuto saperlo.
Invece si è stupito, quando lo hai ammazzato dopo averlo fatto assistere alla lenta agonia della sua amante.
Non lo rimpiangi. Jim se lo meritava e il divorzio era fuori discussione. Non c’erano alternative. Hai dovuto prendere in mano la situazione e agire. È stato un male necessario. I forti hanno la meglio sui deboli.
Un male necessario. È questo che ti rende diversa dal resto del mondo: quando c’è bisogno di fare una cosa, la fai.
Adesso ti tocca di nuovo.
Non potrai adottare la soluzione più elegante, come con tua madre e con Jim.
Date le circostanze, non potrà che essere brutale.
Apri la porta della cucina.
Sollevi il martello che hai in mano.
Sì, sarà brutale.
Ma efficace.
Julia sentì chiudere la porta della cucina alle sue spalle.
Era Edna. Probabilmente era venuta per cercare di convincerla della propria innocenza.
Non ci sarebbe riuscita. Julia aveva ricostruito com’erano andate le cose e non intendeva lasciarsi imbrogliare. Edna doveva pagare per quello che aveva fatto. Julia si sarebbe adoperata affinché ciò avvenisse.
Si voltò. Edna le stava andando incontro a grandi passi, gli occhi sbarrati, la faccia pallida, un ghigno feroce. Una pazza furiosa.
Nella destra impugnava un martello. Lo sollevò e sferrò il colpo.
Julia alzò le braccia per pararlo.
Poi, più nulla.
Julia sentì riemergere pian piano la coscienza. Si stava svegliando e non voleva. Non era neppure sicura di riuscirci. Sentiva sopra di sé una cappa pesantissima, un macigno che gravava su di lei ricacciandola nell’oblio. Si sarebbe arresa. Non aveva la forza di resistere alla spinta verso l’incoscienza, la sentiva quasi necessaria. Aveva già provato quella sensazione da ragazza, le rare volte in cui aveva stupidamente bevuto tanto da svenire. Il peso che la trascinava giù aveva un’origine chimica, ed era irresistibile.
Anche se... Una forza altrettanto potente la spingeva nella direzione opposta, verso la lucidità e la veglia.
Un dolore atroce.
Si sentiva malissimo.
Aveva la schiena e le spalle contratte e indolenzite e le mani che pulsavano al ritmo del battito del cuore.
Ma la cosa che le faceva più male era la testa. Come se l’avessero presa a martellate. Julia provò a cambiare posizione, ma aveva il collo rigido e i muscoli protestavano. Sentì che dalla tempia le si staccava qualcosa e cadeva sbriciolandosi sulla camicetta: sangue secco.
L’avevano davvero presa a martellate. Era stata Edna.
Aprì gli occhi. Era in un luogo buio e silenzioso. Forse era notte fonda: non aveva modo di saperlo. Era voltata sul fianco, su un pavimento di pietra gelido, le ginocchia al petto, in posizione fetale. Aveva un muro contro la schiena e un altro contro la fronte. Era rannicchiata in uno spazio angusto. Provò a muovere le gambe e si accorse che erano legate. Idem per le mani, legate dietro la schiena.
Non ricordava come fosse finita lì, ma era evidente che era in pericolo. In pericolo di morte.
Udì voci fievoli, lontane. Brian stava dicendo qualcosa, Edna replicava in tono tagliente. Poi, silenzio.
Era in casa di Edna, non sapeva dove.
Una risata. La risata di Anna.
Julia provò ad aprire la bocca e si bloccò per il dolore lancinante. Era imbavagliata. Aveva una sottile striscia di metallo che le premeva contro gli angoli della bocca non appena tentava di aprirla. Cercò di gridare con la bocca chiusa, ma c’era qualcosa che le impediva di alzare la lingua e riuscì a emettere soltanto un debole lamento.
Che dolore! Un dolore indescrivibile, insopportabile. Le spalle gridavano, come se qualcuno le stesse strappando i muscoli fibra per fibra. Le tornarono in mente i dolori del parto, quando i muscoli si tendono all’inverosimile per espellere il bambino a costo di distruggersi, di lacerarsi. La sensazione era la stessa, e sembrava interminabile. Durante il parto, però, hai un pensiero cui aggrapparti, capace di darti rassicurazione e conforto.
Questa sofferenza ha uno scopo. Sto per conoscere mio figlio. Alla fine di questo tormento, terrò il mio bambino fra le braccia, vedrò il suo volto, sentirò le sue grida, gli darò un nome, una casa, un posto nel mondo. Alla fine di questo tormento, sulla terra ci sarà una nuova creatura, una nuova vita.
Era stato questo a sostenerla, a darle la forza di sopportare il dolore.
In quel momento, invece, Julia non aveva niente cui appigliarsi. Il suo unico pensiero era che stava per morire. Sua suocera era una psicopatica, molto più disturbata di quanto avesse mai supposto, e la voleva uccidere. Se Julia fosse morta, sarebbe stata Edna a educare Anna, causandole chissà quali danni irreparabili.
Provò un moto di pena per Brian. Era ovvio che avesse dei problemi. Anzi, era sorprendente che ne avesse così pochi. Con una madre come Edna, così prepotente, coercitiva, narcisista, sarebbe potuto diventare molto peggio. Adesso capiva come mai era tanto obbediente e sottomesso, perché non contrariava mai la madre. Aveva dato sempre per scontato che la sua fosse devozione, ma si era sbagliata: era terrore. Brian aveva una paura folle di sua madre. E aveva imparato a nasconderlo al mondo.
Doveva aver sofferto le pene dell’inferno, in quella casa vuota, con un padre assente e una Erinni come madre. Lo immaginò bambino, bisognoso di affetto, che cercava disperatamente l’approvazione della sua mamma e, ricevendo solo rimproveri e disprezzo, si trasformava in un uomo spaventato, solo, pieno di problemi.
Era questa la vita che Anna aveva davanti a sé. Una tiranna come nonna e un padre incapace di difenderla.
Julia chiuse gli occhi. Aveva le guance bagnate di lacrime. Si girò sulla schiena e premette i piedi contro il muro, facendo leva per sollevare la testa e le spalle. Era una posizione scomodissima, però le permetteva di rilassare un po’ la parte alta della schiena. Il dolore si attenuò lievemente.
Dopo pochi minuti, Julia sprofondò di nuovo nell’oscurità.