NOTA DELL’AUTORE

Questo è il terzo e conclusivo libro di una trilogia dedicata alla grande dinastia milanese degli Sforza, la più importante e significativa del Rinascimento italiano insieme a quella dei Medici. Nel primo, Gli Sforza, ne ho raccontato le origini, dalle imprese di Muzio Attendolo, un irrequieto adolescente contadino romagnolo fattosi capitano di ventura, fino alla morte del grande Francesco Sforza, suo figlio illegittimo, conquistatore del Ducato di Milano dopo l’ultimo Visconti.

Nel secondo libro Il Moro, la personalità più «rinascimentale» della sua dinastia, ho raccontato gli anni turbolenti e grandiosi del Ducato di Ludovico Maria Sforza, gli anni della Milano di Leonardo da Vinci ma anche delle prime Guerre d’Italia, che segnarono l’inizio delle dominazioni straniere.

Questo terzo libro della trilogia è dedicato agli ultimi duchi di Milano, Ercole Massimiliano e Francesco II, alle vicende drammatiche che caratterizzano la decadenza e la fine dell’indipendenza del Ducato come della maggior parte degli Stati della Penisola, indipendenza cancellata, con il Rinascimento ormai al crepuscolo, dalla nascita delle grandi monarchie nazionali.

Anche in questo lavoro, come nei precedenti, restando rigorosamente fedele alla storia, ai fatti, ai personaggi, ai luoghi e alle date, ho cercato di dare, per quanto possibile, una forma narrativa, quasi di fiction, alle vicende dei signori di Milano. Ho potuto tracciare le fisionomie dei personaggi basandomi sui testi e sulla ritrattistica dell’epoca. Ho aggiunto un po’ di immaginazione con qualche elemento di fisiognomica elementare, secondo le caratteristiche che i comportamenti e le storie dei personaggi mi suggerivano. Anche stavolta, per facilitare la lettura, ho preferito riportare in italiano le citazioni ricavate da documenti dell’epoca, piuttosto che restare fedele all’ostico volgare lombardo originale.

In questa trilogia ho cercato di evidenziare che se nell’Italia del Rinascimento sono da trovare le origini della nostra cronica attitudine alle divisioni e del nostro congenito individualismo, della straordinaria creatività italiana e del nostro amore per il bello – insomma di pregi e difetti dell’Italia contemporanea –, tuttavia è nella Milano sforzesca, nonostante tre secoli di dominazioni straniere, che si ritrovano le radici delle fortune e delle virtù della Milano d’oggi.