5 agosto 1906 – Ettore Majorana nasce a Catania, in via Etnea, da Fabio Massimo Majorana e Dorina Corso. Ha quattro fratelli: Rosina, Salvatore, Luciano e Maria.
1915 – Ettore si trasferisce a Roma, dove frequenta il prestigioso Istituto Massimiliano Massimo, retto dai padri gesuiti. Nel 1921 tutta la famiglia si sposta nella capitale.
1923 – Ettore consegue il diploma presso il Liceo statale Torquato Tasso di Roma. Frequenta poi il biennio per gli aspiranti ingegneri e la Scuola di ingegneria. Fra i suoi compagni di corso vi sono il fratello Luciano e il futuro fisico Emilio Segrè.
1928 – Dietro suggerimento di Segrè, Majorana passa alla facoltà di Fisica. Nell’estate dell’anno precedente Ettore aveva conosciuto Franco Rasetti ed Enrico Fermi, che allora aveva ventisei anni ed era stato da poco nominato professore ordinario di Fisica teorica all’Università di Roma.
6 luglio 1929 – Ettore Majorana si laurea con pieni voti in Fisica, con una tesi sulla meccanica dei nuclei radioattivi. Il suo relatore è Enrico Fermi. Negli anni successivi Ettore frequenterà assiduamente l’Istituto di via Panisperna, studiando le reazioni nucleari. Gli viene affibbiato il soprannome di «grande inquisitore».
1933 – Ettore trascorre otto mesi tra Lipsia e Copenaghen, dove pubblica alcuni articoli. Conosce il grande fisico tedesco Werner Heisenberg, con il quale si instaura fin da subito un rapporto di stima e amicizia. Nei mesi successivi, anche a causa della morte del padre, Majorana entra in un profondo periodo di depressione: si chiude in casa, rifiuta di vedere amici e colleghi.
1937 – Dopo aver declinato le offerte di Cambridge, Yale e della Carnegie Foundation, Ettore accetta la cattedra di professore di Fisica teorica all’Università di Napoli, dove stringe amicizia con Antonio Carrelli, professore di Fisica sperimentale presso lo stesso istituto.
25 marzo 1938 – Ettore Majorana si imbarca su un piroscafo della società Tirrenia diretto a Palermo. Prima di partire lascia una lettera ai suoi familiari: «Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi». Scrive anche a Carrelli: «Caro Carrelli, ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto, particolarmente a Sciuti; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo».
26 marzo 1938 – Giunto a Palermo, Majorana scrive nuovamente a Carrelli, al quale invia anche un breve telegramma. Recita la missiva: «Caro Carrelli, spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli». La sera stessa Ettore acquista un biglietto di ritorno per Napoli, ma non è certo che verrà effettivamente imbarcato sul piroscafo. Nei giorni successivi la famiglia lancia l’allarme e dà il via alle ricerche.
Estate 1938 – Secondo la testimonianza di alcuni pastori, Majorana viene avvistato nelle campagne di Perdifumo, nel Cilento.
Anni Quaranta – Ettore Majorana vive a Buenos Aires, in Argentina. Si presenta con il suo vero nome e frequenta la comunità italiana, e in particolar modo alcuni salotti dell’alta borghesia italoargentina. Probabilmente si occupa di ingegneria.
Primi anni Cinquanta – In seguito all’aggravarsi della situazione politica in Argentina, Majorana decide di trasferirsi in Venezuela, nella città di Valencia. Si procura documenti falsi e si fa chiamare signor Bini. Frequenta alcuni emigranti italiani, ma in generale – a differenza di quanto fatto in Argentina – tende a tenersi piuttosto alla larga dai connazionali. Continua a occuparsi di questioni ingegneristiche, collaborando forse ad alcuni progetti governativi.
1956 – Sulle colline a ovest di Caracas il professor Humberto Fernández-Morán costruisce il primo reattore nucleare dell’intera America Latina. Forse Majorana è tra i collaboratori del progetto.
23 gennaio 1958 – Un golpe militare rovescia il regime di Marcos Pérez Jiménez. Ettore Majorana si rifugia nel convento dei cappuccini di plaza Sucre, a Valencia.
Primavera del 1958 – Terminate le persecuzioni antitaliane, Majorana abbandona il convento. Se è deceduto in Venezuela, è probabile che sia stato seppellito nel piccolo cimitero di Guacara, sulla strada tra Valencia e Maracay. Ma su questo punto non vi sono certezze.