Prefazione

 

Nel 1907 fu conquistato il Trisul (7120 metri), il primo settemila. Nel 1950 fu la volta del primo ottomila: l’Annapurna I (8091 metri). Nel 1953 Edmund Hillary e Tenzing Norkay misero piede sulla vetta dell’Everest (8848 metri). Per le montagne al di sopra dei settemila metri era ovvio pensare a una sola via di salita e di discesa, ma ci furono tre eccezioni: nel 1951, durante il tentativo di traversare il massiccio del Nanda Devi, scomparve la forte cordata francese costituita da Duplat e Vignes. Nel 1963 l’americana Mount Everest Expedition, guidata da Norman G. Dyhrenfurth, portò a termine la prima traversata del cosiddetto «Terzo Polo» (O-NO-SE). Nel 1970 i fratelli Reinhold e Günther Messner realizzano la traversata del Nanga Parbat (8125 metri) da sud a nord-ovest – il versante Rupal di 4500 metri in salita e il versante Diamir in discesa. Questa impresa costituì un glorioso «pendant» a quella di Hermann Buhl che nel 1953 aveva conquistato la «montagna del destino» dei tedeschi in una famosissima solitaria. Purtroppo l’impresa grandiosa dei due tirolesi fu tragicamente messa in ombra dalla morte di Günther, travolto da una slavina. Saranno in molti, non solo nel ristretto mondo degli alpinisti, a leggere con viva attenzione e profonda partecipazione come si siano sviluppati i fatti – a partire dal razzo rosso lanciato dal capo spedizione.

G.O. Dyhrenfurth