«Giovedì. G. e R. Messner battono una traccia verso il campo V all’inizio del canalone Merkl. Noi due, Peter e io, facciamo una giornata di riposo.»
Felix Kuen, 25 giugno 1970
«Verso le 11 e mezzo Kuen e Scholz ce l’hanno fatta. Una piccola tenda rossa d’alta quota costituisce l’ultimo punto di appoggio a 7350 metri, prima della vetta – un bivacco più che un campo.»
Karl Maria Herrligkoffer
«Al pomeriggio del 26 giugno Reinhold Messner si collega via radio dal campo IV. In serata intende salire insieme al fratello e a Gerd Baur al campo V, il campo che in mattinata Felix Kuen e Peter Scholz hanno allestito.»
Karl Maria Herrligkoffer
«Alla sopravvivenza si provvede come presso i nomadi. A sera i due Messner, R. e G., insieme a Baur salgono al campo V per attrezzare il canalone il giorno successivo.»
Felix Kuen, diario
«Per la prima volta avvertimmo la speranza di poter veramente raggiungere la vetta. Ciò nonostante tutti gli altri esitavano a compiere l’ultimo passo decisivo. Di fronte al canalone Merkl tutti provavano un gran timore reverenziale.»
Reinhold Messner, 1971
È ancora notte. Si vede una traccia, che conduce al di sotto di un crepaccio, si perde in una slavina, poi ricompare, punta verso l’alto compiendo un ripido zigzag sul pendio, piega in mezzo a frammenti di ghiaccio sulla destra e poi sale diritta lungo una parete.
Era la traccia che portava al campo V. L’abbiamo aperta io e Günther il 25 giugno.
Günther e Reinhold appena al di sotto del canalone Merkl. Al riparo di un pilastro di roccia sporgente riescono a spianare una piccola piattaforma.
Il sito per il campo V.
Reinhold sale ancora un tratto, traversa verso l’interno all’inizio del canalone Merkl e lancia uno sguardo verso l’alto. La testa piegata all’indietro, gli occhiali da sole in mano, sta lì e guarda.
Il canalone, caratterizzato da ampi tratti di roccia, stretto, solo in cima si fa un po’ meno verticale. Bisogna farla in libera, pensai, senza tanti ausili tecnici.
Günther e Reinhold in discesa. Splende il sole che sta smollando la neve. Si fa fatica a salire, tanto quanto a scendere.
Arrivammo al campo IV che era quasi mezzogiorno. Hans, Gertl e Werner erano stati lì in quel lasso di tempo. Avevano portato su dei carichi dal campo III, una prestazione eccezionale considerando il dislivello e le difficoltà: corde, viveri... c’era anche la posta, alcune lettere per noi.
Günther apre una busta, ne estrae un foglio di giornale, salta i titoli. Lo sguardo gli cade su una poesia.
Era di nostro fratello:
Spedizione
Con voi vorrei essere...
In cammino verso i campi alti
Nella neve, immerso fino alla vita
Con i portatori
Le corde
Superare i crepacci
Nel sole cocente
Il respiro affannoso
Sotto il peso
Della quota
Poi esausti riprendersi
Con una tazza di tè bollente
In pace con se stessi;
Nella tenda
Aspettare febbrili
Il domani
Nell’infinita vastità
Di neve e ghiaccio
Vorrei
Essere con voi.
Erich Messner
Uno sguardo verso il basso, giù lungo la parete Rupal. Si vedono due figure che stanno salendo. Stanno salendo nonostante il caldo intenso. In spalla portano zaini enormi. La neve continua a cedere. I loro volti tradiscono l’impegno fino allo spasimo.
Si trattava di Hermann e Gerhard.
Hermann ridiscende. Gerhard monta una tenda. Rimane al campo più alto.
Tutti i campi erano presidiati. Tutti si impegnavano al massimo affinché la salita fosse coronata dal successo. Persino Peter che era stato male per parecchi giorni, di nuovo affrontò la parete per dare una mano. Solo quelli del campo base conducevano una vita quotidiana caratterizzata da ozio e noia. Tre volte al giorno stabilivano un contatto radio, e durante uno di questi Michl, il capo spedizione alpinistico, ci tenne a informarci che non si limitavano a giocare a carte.
Tre tende sono state montate su una cengia sottile al di sotto del crepaccio periferico del ghiacciaio Merkl. Una è per Gerhard, una per Peter e Felix, una per i ragazzi Messner.
A sud e a est si addensano già le nuvole monsoniche.
Siamo andati a dormire presto. La mattina successiva Peter e Felix hanno portato una tenda al campo V e l’hanno montata. Sono tornati indietro assetati. Sono arrivati di nuovo anche Hansi e Gert, che portavano su carichi dal basso. Sono ridiscesi subito. Volevano evitare di trovarsi nel caldo tremendo.