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«Ispettore Rakar, cosa sta succedendo? Lei sa come stanno le cose, lo dica al commissario che io non c’entro niente.»

La sua sicurezza era scomparsa, insieme al fascino.

Era incredulo, sconcertato.

Spaventato.

Caroleo aveva i gomiti posati sul tavolo, e si protendeva verso Giulia, in cerca di aiuto. Santià ora era seduto accanto a lei: aveva ottenuto l’autorizzazione del magistrato per l’interrogatorio. Era teso e preoccupato. Non condivideva la linea di Giulia, ma ormai si era spinta troppo avanti e doveva coprirla.

Marco Colonna, l’amico a cui Caroleo aveva immediatamente telefonato, era arrivato in pochi minuti. E non era solo un amico: era anche uno dei migliori penalisti della capitale.

Gli mise una mano sul braccio.

«Lascia stare. L’ispettore ha cinque minuti per chiarirci che cosa sta succedendo e poi ce ne andremo.»

Giulia guardò dritto negli occhi Caroleo.

«Sono io che ho deciso di interrogarla, professor Caroleo.»

L’avvocato interruppe Giulia, con tono pacato, mentre osservava il suo Rolex Yacht-Master 42 in oro bianco.

«Le restano quattro minuti e ventisette secondi, ispettore.»

Giulia si rivolse a Caroleo.

«Perché sul suo libro c’è la scritta SAKROS ESED

L’avvocato intervenne.

«Non rispondere.»

Caroleo si voltò verso di lui.

«Voglio rispondere, Marco, questa storia deve essere chiarita subito.»

«Capisco, ma non sappiamo ancora nulla dell’indagine, potrebbe…»

«Ti ringrazio per la tua presenza, ma sono intenzionato a rispondere.»

Poi tornò a guardare Giulia.

«Non ho idea di chi l’abbia scritta. Ha visto di che libro si tratta? È un’edizione degli anni Venti, che certo non ho comprato in una libreria. L’ho trovata diversi anni fa in un mercatino di libri usati.»

«Quindi sostiene di non aver scritto lei quelle parole?»

«No.»

«Sarebbe disponile a sottoporsi a una perizia calligrafica?»

«Sì.»

Caroleo non aveva smesso un istante di fissare Giulia, quasi a volerla sfidare.

«Bene, ispettore, se questo è tutto noi andiamo» disse l’avvocato.

«Non ho terminato. Lei ha insegnato negli Stati Uniti dal 2005 al 2012, me lo conferma?»

«Le ho già detto di sì.»

«Presso l’Università di Boston?»

«Sì, Boston.»

«In quegli anni avrà sentito parlare di Romulus.»

Caroleo esitò.

«Be’ sì, credo di sì.»

«Che cosa significa “credo di sì”?»

«Non mi occupavo molto di quello che accadeva fuori dall’università. Ero concentrato sui miei studi.»

«Tra cui il tema della morte e sepoltura di Romolo.»

«Certo, sono i temi di cui mi occupo.»

«Quindi lei, studioso di Romolo, non era incuriosito dal fatto che proprio in quegli anni, nella zona attorno a Boston, ci fosse un assassino di nome “Romulus” che uccideva secondo i rituali della Roma antica?»

Giulia colse un irrigidimento dei muscoli facciali di Caroleo. Stava cercando di controllarsi.

«Mi occupo di storia romana, non di pazzi che se ne vanno in giro a tagliare la testa alle persone.»

«E perché quando ci siamo incontrati non ha fatto menzione di tutto questo?»

«Perché non pensavo fosse utile alle indagini.»

«Bene, ora possiamo andare. Tempo scaduto.»

L’avvocato di Caroleo si alzò e invitò il suo assistito a seguirlo.

«Si sieda, non ho ancora finito» disse Giulia senza nemmeno guardarlo.

«Ispettore Rakar, lei sta esagerando. La mia pazienza ha un limite.»

Anche Santià intervenne.

«Rakar, credo che per il momento possa bastare.»

In quell’istante Giulia vide comparire un’ombra negli occhi di Caroleo: quella di un predatore che fiuta la debolezza della propria preda.

Era come se, di colpo, i ruoli si fossero invertiti.

Giulia cercò di scacciare quella sensazione.

Poi un pensiero affiorò all’improvviso alla sua coscienza.

Era stato Caroleo a condurre il gioco, per arrivare lì.

Era lei, ora, a essere nell’angolo.

Lo aveva sottovalutato.

Giulia guardò Caroleo.

L’uomo ora le sorrideva.

Giulia fu invasa dalla rabbia.

Alzò la voce.

«Dove si trovava la notte del primo omicidio?»

«Nel mio letto a dormire.»

La voce di Caroleo era calma.

«Qualcuno può confermarlo?»

Caroleo sorrise, sprezzante.

«Non credo sia il caso di coinvolgere altre persone in questa farsa.»

«Adesso basta, l’interrogatorio è finito.»

Il tono dell’avvocato era perentorio.

Santià mise una mano sul braccio di Giulia.

A bassa voce le disse: «Fermati».

Giulia scattò in avanti e afferrò il polso di Caroleo.

Poi gettò sul tavolo le foto delle vittime che teneva nella cartellina accanto a sé.

«Guardale, guarda che cosa hai fatto!»

In quel preciso istante il cellulare di Santià squillò.

Rispose.

Calò il silenzio.

Pochi istanti.

«Ho capito, grazie, ottimo lavoro.»

Santià guardò Giulia.

«È finita.»

«Che cosa significa?»

«Hanno catturato Taddei. Nella sua auto ci sono tracce di sangue, delle corde, un paio di pantaloni da bambina e un cappotto da donna sporco di sangue. Ha minacciato gli agenti con un grosso coltello. Poi si è tagliato la gola. Sulla sua fronte erano incise le parole SAKROS ESED