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La canzone iniziata e mai finita
Kilian
Sono sorpreso da Renée, non è un’emozione che mi si accende spesso, la sorpresa, eppure questa donna, è riuscita a farlo.
Da quando quello squalo per poco non mi portava via un arto, Renée si affaccenda con efficiente attenzione. La guardo, mentre tenta di spezzare dei rami per accendere il fuoco e mi viene da sorridere nel vederla con quell’espressione impegnata e la punta della lingua che solletica il labbro superiore, per la concentrazione. Sono passati pochi giorni dall’attacco del pescecane e da un po’ sto impedendo a Renée di guardare sotto la benda di fortuna, non so per quanto ancora potrò nasconderglielo. Il tanfo inizia a farsi ogni giorno più pungente e il sudore sulla fronte che scotta, mentre sono scosso da brividi di freddo anche sotto i quasi 104°F
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, sono un segno evidente che ho la febbre alta. So il motivo, anche lei se n’è accorta, non è stupida, ma io minimizzo, non voglio che si angosci per qualcosa su cui entrambi siamo impotenti.
Avrei dovuto cauterizzare le ferite, penso, sbirciando sotto la stoffa e trovandomi davanti un pessimo spettacolo: la gamba si sta infettando, c’è del pus e la carne lacerata sta assumendo colori poco rassicuranti, puzza di marcio. Richiudo veloce quando vedo Renée avanzare verso di me con un fastello di rami tra le braccia.
«Ho preparato la legna, spero basti per accendere il fuoco e abbrustolire del cibo.» Lascia andare la legna tra la rena e spolvera via i granelli battendo le mani, per poi posarle sui fianchi.
«Hai pescato qualcosa?» Pur stordito, non riesco a nascondere la mia perplessità per questa esternazione di Renée, nessuno al mondo è meno capace di lei con la pesca… o anche con il fuoco.
«Oddio, in effetti no…» Si mordicchia il labbro mortificata, riderei se non fosse che mi sento debole persino per tenere aperti gli occhi. È come se, improvvisamente, mi fosse crollato addosso un palazzo di ottanta piani.
«Stai bene?!» La sua voce si allarma seduta stante, si accovaccia sui talloni e, prima che possa scansarmi, mi posa il palmo sulla fronte rovente.
«Sto be-»
«Tu scotti!» Non riesco nemmeno a finire di recitare la menzogna che mi ha già interrotto con voce acuta.
«Non è niente» dico, ma mi esce solo un rantolio stanco e arrochito.
«Fa’ vedere la ferita.»
«No, non importa!» Mi sporgo scattoso, fermando la sua mano che è scesa repentina sulla fasciatura. Ma i suoi occhi non sono mai stati tanto decisi e cocciuti e io sono troppo debole per combattere e quando sento il tessuto, appiccicato alla carne che sta andando in putrefazione, tirarmi la pelle, mi esce un grido gutturale che graffia la gola, ma lei insiste seppur con più accortezza.
«È grave…» le parole le muoiono in gola e poi la vedo, limpida nelle sue iridi verdi: la paura. «Che posso fare? Kilian, dimmi che devo fare?»
«Sta’ tranquilla, andrà tutto bene.»
«No! No!» lo urla fuori dal petto con forza. «Non andrà tutto bene, è già andato tutto di merda, perciò piantala di dirmi che andrà tutto bene!» I suoi occhi sono infiammati e lucidi al contempo.
«Renée…»
«Dimmi che posso fare, dammi le istruzioni! Devo cercare qualche
pianta, erba o che so io? Dev’esserci qualcosa che possa placare l’infezione.» Si guarda attorno, è nel panico, le mani e la voce sono un tremolio costante e una lacrima le scende sulla guancia.
«Renée!» esclamo con decisione, lei finalmente si arresta e mi guarda. «Non c’è niente che possa fermare un’infezione qui, servirebbe solo un ospedale.»
«Deve esserci qualcosa.»
«Ce la caveremo, Renée» mormoro e allungo sulla sua gota una mano, è soffice sotto le mie dita ed è bagnata dalle stille. «Smettila di piangere.»
«Come faccio?» sospira, tira su col naso e cerca di darsi un contegno.
«Non lo so, ma sono io quello con una gamba infetta, tu comunque te la caverai, prima o poi qualcuno ci troverà, ma intanto ti prego, ti prego, non farmi stare con la mente a questo.» Indico la ferita; lei annuisce mordendosi il labbro e si asciuga le lacrime con il braccio.
«Okay, okay… In qualche modo ne usciremo.» Non ne è convinta, ma si sforza di sembrarlo. «Sarà meglio pulire la ferita, comunque.»
Annuisco, lei si alza e quando torna ha la faccia asciutta, ma gli occhi brillano ancora, subdolamente traditori. Ha portato con sé il contenitore con dell’acqua potabile e altri pezzi di aloe.
«Ho sciacquato il panno alla fonte, ma forse è meglio se faccio bollire l’acqua, potrebbero esserci altri batteri dentro.»
«Wow… sono sbalordito.»
«Da cosa?»
«Stai diventando un’esperta di sopravvivenza, me ne compiaccio.»
«Ho avuto un buon maestro.» Sorride, un sorriso latteo che mi scalda il cuore che pare essersi aperto in un colpo e le paure che mi tenevano lontano da lei negli ultimi giorni, a un tratto, mi sembrano
bruscoli in confronto alla voglia di stringerla addosso a me. E non riesco a smettere di seguirla con lo sguardo, mentre si affaccenda per accendere il fuoco e mettere l’acqua a bollire.
«C’è solo da aspettare, intanto copriamola» suggerisce, venendo a sedersi dietro di me e facendomi da cuscino con le cosce.
«Parlami di qualsiasi cosa, Renée…» Voglio sentire la sua voce, come il canto delle sirene per Ulisse, ma al contrario di quelle dell’Odissea, Renée mi impedisce di impazzire.
«Di che ti va di parlare?»
«Non saprei, ciò che vuoi tu.»
«Okay… dimmi, sei il tipo di persona che ascolta tutta la traccia di una canzone più volte, magari, o sei più quello che non arriva alla fine e passa alla prossima?»
«Una strana domanda» rifletto, gli occhi chiusi, mentre le dita leggere di Renée mi accarezzano la fronte.
«Lo so, ma devi rispondere lo stesso.»
«Ascolto fino alla fine e, se mi piace davvero tanto, la riascolto all’infinito.» Apro gli occhi e trovo i suoi che da sopra di me mi fissano con un sorriso.
«Anche io faccio così.»
«E perché questa domanda?»
«Perché credo che sia indice della personalità; se ascolti tutta la canzone sei passionale, vuoi tutto e lo vuoi ancora e ancora; se non attendi la fine della traccia… beh, sei mordi e fuggi e non ti godi le cose appieno, troppo frettoloso.»
«Sei anche filosofa.»
«Filosofia spicciola.» Ridacchia.
«Se tu fossi una canzone» sussurro e prendo un respiro prima di puntare lo sguardo su di lei. «Ti ascolterei a ripetizione, fino alla fine, fino all’ultima nota.» Lei non dice niente, la bocca schiusa e gli occhi luccicano ancora un altro po’, ma stavolta sorridono.
«E che canzone sarei?» lo chiede leggera, mi accarezza le orecchie quella sua voce melodiosa che mi distrae dal fottuto dolore della gamba.
Chiudo gli occhi ancora, troppo stanco per resistere ancora, e prendo un grosso respiro prima di canticchiare la canzone che mi parla di lei.
You leapt from crumbling bridges watching cityscapes turn to dust
(Hai saltato da ponti fatiscenti, guardando le città trasformarsi in polvere)
Filming helicopters crashing in the ocean from way above
(Filmando gli elicotteri, mentre si schiantavano nell’oceano da molto più in alto)
Got the music in you baby, tell me why
(Hai la musica in te, piccola, dimmi perché)
Got the music in you baby, tell me why
(Hai la musica in te, piccola, dimmi perché)
You’ve been locked in here forever and you just can’t say goodbye
(Sei stata rinchiusa qui per sempre e adesso non riesci a dire addio)
Kisses on the foreheads of the lovers wrapped in your arms
(Baci sulle fronti degli amanti stretti fra le tue braccia)
You’ve been hiding them in hollowed out pianos left in the dark
(Li hai nascosti in pianoforti svuotati lasciati nell’oscurità)
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Il suo bacio si deposita sulla mia fronte, chinata in avanti sento i suoi capelli farmi il solletico sulla pelle, ma continuo a canticchiare questa canzone…
Got the music in you baby, tell me why
(Hai la musica in te, piccola, dimmi perché)
Got the music in you baby, tell me why
(Hai la musica in te, piccola, dimmi perché)
You’ve been locked in here forever and you just can’t say goodbye
(Sei stata rinchiusa qui per sempre e adesso non riesci a dire addio)
Your lips, my lips, apocalypse
(Le tue labbra, le mie labbra, apocalisse)
Your lips, my lips, apocalypse
(Le tue labbra, le mie labbra, apocalisse)
Go and sneak us through the rivers, flood is rising up on your knees, oh please
(Vai e portaci di nascosto attraverso i fiumi, la marea si sta alzando fino alle tue ginocchia, oh ti prego)
Come on and haunt me, I know you want me
(Vieni e dammi la caccia, lo so che mi vuoi)
Come on and haunt me
(Vieni e dammi la caccia)
«Amo questa canzone» mormora di nuovo, allora la accarezzo e la bacio delicato sulle labbra. Quando apro gli occhi mi ritrovo nei suoi, puliti, puri.
«Renée, sei come il finale di una canzone iniziata e mai finita.»