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Connessi
La luna sembra più grande questa notte, ha un colore più vivace e luminoso rispetto a tutte le altre notti che calano abitualmente su Chicago. Sotto alcuni aspetti mi ricorda la luna che si ammirava da quell’isolotto in mezzo al mare, a cui penso ogni notte, prima di dormire. Ricordo ancora bene il rumoreggiare del mare e della giungla che di giorno ci faceva ombra, se mi concentro e chiudo gli occhi, posso quasi odorarne di nuovo l’effluvio salmastre.
«Sembra un secolo da quando siamo stati sull’isola…» rifletto ad alta voce, distesa sul tappeto con lo sguardo puntato sul cielo fuori dalla finestra.
«Lo so, anche a me fa lo stesso effetto.» Il fruscio di Kilian che si volta, mi permette di andare incontro ai suoi occhi chiari e li trovo abbacinanti a guardarmi nella penombra.
«Anche tu, nudo, mi fai ricordare i giorni sull’isola.»
«Ti rammento bei momenti, in tal caso» si pavoneggia ridacchiando ed esibendo un’espressione compiaciuta.
«A volte mi chiedo se non fossi più felice in mezzo al nulla.» Sospiro malinconica, osservando il mio dannato costume da lavoro, ma non ho bisogno di guardare quell’artefatto di umiliazione fatto di stoffa, a ricordarmi la serata schifosa c’è il martellante mal di testa che mi stritola le tempie.
«Perché dici questo?» Le dita di Kilian scorrono sulla mia pelle nuda, dal solco dei seni fino all’ombelico e gli sorrido amara.
«Credo di non aver combinato niente nella vita, te ne avevo già parlato.»
«Me lo ricordo» annuisce.
«Già, in realtà non è che lo credo… lo so!» Schiocco la lingua e lui storce le labbra polpose.
«Sei in tempo per cambiare le cose che non ti piacciono della tua vita, lo sai?»
«Ho riposto i miei sogni in un cassetto ben chiuso con un lucchetto.» Sorrido.
«Beh, riaprilo allora! Il tempo ce l’hai» commenta serafico.
«È il talento che manca.» Forzo un sorriso e scrollo le spalle.
«Anche questo mi hai già detto, ma non lo sai se hai talento, nemmeno hai provato! Di solito si tenta prima di dichiarare fallimento.»
«Kilian… davvero, che potrei mai scrivere?»
«Ciò che ti passa nella testa, non lo so, non sono uno scrittore.»
«E nemmeno io!» replico cocciuta e prendo una cospicua boccata d’aria. «Chi mai dovrebbe leggere ciò che scrivo?»
«Non ti facevo così rinunciataria e pavida.» Balza in piedi, si avvicina al mio portatile e me lo adagia sulla pancia. «Forza, apri il programma di scrittura.»
«Adesso? A quest’ora?»
«Sì, tanto io devo andarmene e tu sei una nottambula, puoi buttar giù qualche riga prima di coricarti.»
«Ma Kilian, io…»
«Piantala di accampare scuse! Hai paura di fallire, di subire un’altra delusione; ma ricordati che non puoi lamentarti se tu non fai niente per migliorare la tua vita, per renderti felice. Sono sempre meglio i rimorsi dei rimpianti, dovresti saperlo.»
Mi mordicchio le labbra incerta, sollevata sui gomiti lo fisso con il cuore che tambura nel costato.
«A nessuno interessa ciò che scrivo, non sono certo Jane Austen.»
«Punto primo non è per gli altri che devi scrivere, ma per te stessa. Punto secondo, nemmeno Jane Austen era Jane Austen prima di aver scritto.»
«La tua logica è inattaccabile.» Faccio una smorfia e lui mi dà un bacio sulle labbra prima di indossare jeans e scarpe.
«E invece qual è il tuo sogno?» Lo guardo, lui si ammutolisce per qualche istante prima di borbottare: «Non è importante.»
«Cos’è? Prima mi fai la morale sui sogni, ma poi non segui il tuo stesso consiglio?»
Mi guarda storto e sbuffa. «Vorrei rilevare il bar che gestisco, renderlo un posto migliore, non solo un ritrovo per ubriaconi.»
«Non è in vendita?» chiedo.
«Lo sarebbe se avessi la somma che il proprietario, nonché mio capo, richiede per la cessione.»
«Magari potrai avere quei soldi o trovare un compromesso vantaggioso per entrambi.»
«Non lo conosci Carl, se non è vantaggioso per lui non se ne parla. È già tanto che mi abbia permesso di buttare quei vecchi mobili rovinati per comprarne di nuovi.»
«E rinunci?»
«Non proprio» snocciola, interrompendo il contatto visivo per infilare la maglia rossa.
«Che significa?»
«Che sto cercando di risparmiare per comprarlo.» Mi fissa con i capelli scarruffati, poi si accovaccia sui talloni. «Vedi? Io ci provo e devi farlo anche tu» mormora, premendo il tasto di accensione del laptop che ho in grembo.
«Perché non resti qui, stanotte?»
«Perché devo passare dal bar e tu devi scrivere.»
«Ma non è chiuso il bar? Sono le tre di notte passate.»
«Sì, ma devo controllare alcune cose» risponde vago, evitando il mio sguardo. Non mi convince, davanti a me c’è di nuovo il Kilian evasivo e sfuggente, ma so che non caverò un ragno dal buco, tempestandolo di domande.
«Fa’ partire quel programma e butta giù le parole che ti vengono. Intesi?» Mi punta contro l’indice perentorio.
«Intesi…» Sorrido.
«Ci sentiamo, scrittrice in erba.» Prima di tornare in piedi mi bacia un’ultima volta, tenendomi il viso con la mano grande. Il suo profumo mi riempie le narici e inspiro profondamente per farne scorta per la notte, anche l’odore della sua pelle mi ricorda l’isola.
«A domani» lo saluto e quando la porta d’ingresso si chiude, punto lo sguardo sullo schermo. Il cuore rischia la tachicardia quando lancio il programma, ma all’improvviso so di cosa scrivere: di Crusoe, della nave, della nostra isola, del mare, della vodka, di noi.
Nanà mi osserva dalla sua postazione sul cornicione della finestra, mentre le mie dita battono leste i tasti della tastiera e poi, nel silenzio, si odono dei suoni… gemiti.
Sollevo lentamente lo sguardo verso il soffitto e, evitando ogni rumore, sento più distintamente il rumore delle molle del materasso che cigolano e dei risolini familiari interrotti, di tanto in tanto, da qualche rauco lamento, ma non uno di dolore. Rabbrividisco quando capisco che provengono dall’appartamento di Luke… che sta facendo sesso con Dot.
«Che schifo!» Scuoto il capo con la lingua di fuori, disgustata dall’immagine dei loro corpi raggrinziti che si uniscono e sono sorpresa che Luke, alla sua veneranda età, sia ancora in grado di donare un orgasmo a una donna, ma a quanto pare non ha problemi.
Tuttavia, terminato lo shock di due ultraottantenni che ci danno dentro, sorrido, sollevata che l’amore ti raggiunga a qualsiasi età, anche quando sembra improbabile, se non addirittura impossibile. Forse io avrò la stessa fortuna…