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Amanda non aveva mai immaginato che sedurre un uomo fosse tanto difficile. Purtroppo la sua preda, Lord Harold, era un tipo decisamente schivo. Parlava a monosillabi ed evitava il suo sguardo, ma Amanda era sicura di poter sfruttare la sua timidezza a proprio vantaggio.

Si era comportata con sfrontatezza, ma era ora di fare la mossa decisiva e rinunciare a qualsiasi pudore. Forse se avesse fatto appello al suo istinto protettivo... Anche gli uomini più riservati non resistevano quando si trattava di soccorrere una damigella in difficoltà.

«È caldo qui, non trovate?» Amanda si sventolò con il ventaglio per attirare la sua attenzione sul suo sorriso civettuolo.

«Abbastanza» borbottò Lord Harold guardandosi intorno con ansia.

«L'aria è tanto soffocante che ho l'impressione di essere sul punto di perdere i sensi.» Si coprì il volto con il ventaglio lanciandogli un'occhiata implorante da sopra il bordo.

Lui rimase impassibile.

Amanda finse di barcollare, colta da un improvviso capogiro. «Dio, sto per cadere a terra svenuta» annaspò.

Con la scusa di fare un respiro profondo, si portò una mano alla gola, attirando il suo sguardo sul solco tra i seni, rivelato dalla scollatura indecente.

Quel gesto riuscì nell'intento di avere la sua attenzione. Lord Harold arrossì; le parve... non sorpreso, né agitato, e neanche scandalizzato, ma piuttosto terrorizzato.

Amanda sgranò gli occhi e si finse smarrita e debole. «Se solo potessi prendere una boccata d'aria mi sentirei meglio, ma è sconveniente che una donna esca in terrazza da sola.»

Lord Harold spostò lo sguardo verso un punto alle sue spalle con aria disperata, come se cercasse una via di fuga, poi si calmò improvvisamente. «Non posso permettere che perdiate i sensi né che veniate aggredita da un ubriaco.»

Finalmente! Era ora..., pensò Amanda, girandosi verso la portafinestra. Lord Harold la seguì. Avanzarono, e Amanda si preparò alla battaglia che l'aspettava. Avrebbe dovuto fare breccia nelle difese di quell'uomo e affascinarlo. Voleva ammaliarlo tanto da indurlo ad assecondare ogni sua richiesta senza porsi domande.

Aveva dieci minuti per raggiungere il suo obiettivo.

Sorrise a Lord Harold che ricambiò il suo sorriso. Amanda cominciò a sperare di riuscire nel suo intento. Le sembrava un bell'uomo, per quello che poteva vedere. Bene, pensò. Sarebbe stato più facile quando l'avesse baciata. Avrebbe dovuto farlo, altrimenti non sarebbe mai riuscita a raggirarlo.

Sapeva di essere molto graziosa e seducente quando era uscita di casa. Aveva scelto il personaggio giusto. Il costume da pastorella aggiungeva un tocco d'innocenza a un vestito che altrimenti sarebbe stato scandaloso. La scollatura le copriva a malapena il seno sopra i capezzoli. Non aveva neanche indossato la mantellina di velo che le avrebbe dato un minimo di pudicizia.

Qualche bacio, qualche carezza, e poi avrebbe gettato l'amo con l'esca. Lord Harold avrebbe abboccato, ovviamente. Dopotutto era un uomo. Amanda gongolava, assaporando l'esaltazione che ricavava da un piano bene eseguito. Si voltò per fare un altro sorriso a Lord Harold.

Ma scoprì che era sparito.

Al suo posto c'era un uomo che camminava accanto a lei, leggermente più alto e robusto. Riconobbe subito i riccioli scuri ribelli e gli occhi azzurrissimi. Era il Duca di Langford, inconfondibile nonostante avesse una maschera sugli occhi.

Il suo sorriso sornione era ben diverso da quello timido di Lord Harold, e il suo sguardo non era affatto intimorito, anzi, sembrava decisamente sicuro di sé.

Amanda si bloccò e cercò Lord Harold alle sue spalle ma una mano le prese il braccio con fermezza.

«Lord Harold è andato via ma non temete, madamigella, non siete rimasta sola e abbandonata.»

Il duca le fece varcare la soglia della portafinestra e uscì con lei in terrazza.

«Ma io...»

«Avete messo gli occhi su mio fratello e non vi aspettavate un rimpiazzo, è comprensibile. Tuttavia Harry ha dovuto ritirarsi dal gioco. Domani lo attende un lungo viaggio e non poteva restare a trastullarsi qui con voi, per quanto l'occasione fosse allettante. Io invece non ho altri impegni e posso dedicarmi completamente al vostro piacere.»

Socchiudendo leggermente le palpebre, scrutò quel poco che poteva vedere del suo volto, poi abbassò lo sguardo sulla sua scollatura provocante. La terrazza era illuminata da alcune lanterne, e Amanda si addentrò tra le ombre. Lui la seguì con disinvoltura.

«Voi e vostro fratello potete anche avere molto in comune, ma non siete identici. Non potete scambiarvi di posto come se non facesse alcuna differenza.»

«Ci assomigliamo abbastanza per quello che possa servirvi.»

«Non è vero.» Amanda stese il collo per guardare all'interno del salone e accertarsi se effettivamente Lord Harold fosse andato via.

«Suvvia, non lo conoscevate di persona prima di fare la civetta con lui.»

Amanda fissò l'uomo irritante che le aveva appena rovinato giorni di attenta pianificazione e ore di duro lavoro. «Si può dire molto del carattere di una persona anche senza conoscerla. Per esempio, vostro fratello mi era parso piuttosto timido, contrariamente a voi.»

«Non è timido, ma solo molto riservato e taciturno. Inoltre non è spiritoso. Fidatevi, con me vi divertirete di più.»

«Ma ditemi, è presuntuoso quanto voi? È una caratteristica di famiglia?»

«Io sono solo schietto, non presuntuoso. Abbiamo delle qualità diverse. Delle doti di mio fratello beneficerà tutta l'umanità negli anni a venire, presumo. Invece delle mie ne beneficiano le donne nel presente.»

«Devono essere notevoli se ritenete che possano essere di beneficio. Molti uomini si limitano a sperare che i loro sforzi vengano visti in quel modo, dopo averli dimostrati praticamente. Immagino che abbiate fatto molta pratica per esserne tanto convinto.»

«Ci vuole sempre esercizio per sviluppare un talento innato, ma ne vale la pena. Una vita senza scopo è priva di significato.»

Dire che quell'uomo fosse presuntuoso era poco. Si era appena dichiarato un grande amatore, e per un talento innato, per giunta. Il che probabilmente significava che fosse appena adeguato, ma le donne fingevano che così non fosse perché era ricco.

Nonostante avesse la tentazione di sgonfiare il suo orgoglio smisurato, Amanda cercò di capire se le fosse possibile salvare il piano della serata che stava andando in malora. «Avete detto che vostro fratello deve partire?»

«All'alba, sì» confermò lui. «È uno studioso e la sua casa sarà chiusa a chiave come un reliquiario mentre si seppellirà in esilio, in campagna, per qualche mese per scrivere un libro. Capite ora che ho ragione quando dico che non sia affatto un tipo divertente?»

Qualche mese? Amanda trattenne a stento un'imprecazione per la delusione. Se Lord Harold non fosse stato in città per qualche mese, non le sarebbe servito a niente. Quella notizia rendeva vana e inutile tutta la serata. Era ora di andarsene e cercare un modo di rimediare a quel disastro.

«Non ero in cerca di divertimento, qualunque cosa intendiate con quel termine. Avete frainteso la natura del mio interesse» tentò di giustificarsi, nonostante si rendesse conto lei stessa di essere poco credibile.

«Andiamo, siate sincera! Vi siete praticamente gettata tra le sue braccia. Come molti altri invitati, siete venuta per civettare liberamente, protetta dalla maschera. Be', eccomi qua. Ora ci sono io, e vi prometto di assecondare i vostri tentativi di seduzione. Accomodatevi.»

Amanda non avrebbe potuto tentare di sedurlo neanche se avesse voluto. Nel salone era Lord Harold a essere in svantaggio rispetto a lei, ora invece la situazione si era ribaltata.

Lui fece un passo avanti. «Che vi succede? Avete perso tutta la vostra baldanza?»

Dio, quanto era imponente! Amanda preferiva il fratello, che almeno non le sembrava così sicuro di sé e... pericoloso. Non si aspettava di essere aggredita, certo, ma non poteva ignorare la necessità di conservare la mente lucida e non farsi intimidire.

«Niente affatto. Ammetto di avere perso interesse, perché l'uomo che desideravo conoscere era sensibile e delicato, mentre il suo sostituto è piuttosto diretto e prevedibile.»

Anche se aveva la maschera ed era buio, vide che socchiudeva gli occhi. Non aveva gradito il suo commento.

«Grazie per esservi assicurato che non fossi sola» continuò. «Tuttavia ritengo di poter fare a meno del divertimento che mi avete promesso, e temo di dover rinunciare alle doti che vi offrite di dimostrarmi. Per esperienza sono convinta che più una cena è sontuosa e meno ha talento il cuoco.»

«È una sfida, graziosa pastorella? Spero che immaginiate che non posso fare a meno di raccoglierla.»

«Solo un uomo arrogante interpreterebbe le mie parole come una sfida, invece di quello che sono in realtà, cioè una dichiarazione d'indifferenza e scetticismo. Ora, se volete scusarmi, vi saluto.»

Amanda si voltò verso la portafinestra ma lui la fermò prendendole la mano. «Non posso permettervi di andarvene con un'opinione tanto scarsa di me. Il cuoco insiste per offrirvi almeno un assaggio dei manicaretti che è in grado di creare.»

Fece scorrere la punta di un dito sul bordo del suo guanto e lo abbassò lungo il braccio, sfiorandole la pelle con delicatezza sensuale.

Amanda fu scossa da un brivido. Nessun uomo la toccava così da anni, da quando aveva accettato la verità riguardo a Steven e l'aveva lasciato. La sua mente reagì con irritazione per quell'imposizione, ma il suo corpo l'accolse con emozione.

Sbalordita, seguì con lo sguardo il guanto che scendeva arrotolandosi intorno al polso. Poi lui chinò la testa e le baciò la piega interna del gomito, provocandole un'inebriante sensazione di calore e intimità. Oh, era stata sola per troppo tempo!

Un bacio, due... entrambi caldi e sensuali. La terza volta che lui premette le labbra sulla sua pelle, trovò un punto che le provocò un fremito intensamente erotico.

Continuò a baciarle il braccio scendendo verso il polso. Un'esplosione di eccitazione le fece provare un'ebbrezza come se avesse bevuto un'intera bottiglia di champagne. Le girava la testa e le lanterne della terrazza e del giardino le roteavano intorno come le stelle in una danza di luci sfavillanti.

Mosse istintivamente l'altra mano per respingerlo ma la fermò a poca distanza dalla sua testa mentre lottava contro l'impulso di tuffare le dita tra i suoi riccioli scuri. Ancora un po', solo un po'... qualche altro momento di questa esaltazione in cui mi sento veramente viva.

Lui alzò lo sguardo verso i suoi occhi, consapevole del fatto che lei non avesse tentato di fermarlo.

«E questo non vi è parso sufficientemente sensibile e delicato?»

Raddrizzò la schiena e l'attirò a sé, le racchiuse una guancia nel palmo mentre con l'altra mano accarezzava quella di Amanda, apprestandosi a baciarla.

Con suo enorme stupore, Amanda scoprì che in effetti aveva delle notevoli doti da amatore. Nonostante fosse inebetita dalle sensazioni che lui le provocava, si accorse che notava le sue reazioni e adeguava il bacio di conseguenza, dimostrandole tutta la sensibilità e la delicatezza che secondo lei non possedeva. Altrimenti come avrebbe fatto a trasmetterle la sensazione di essere dominata e protetta allo stesso tempo? Come avrebbe fatto a capire il momento in cui lei fosse tentata di soccombere a quella promessa d'indicibili piaceri, gettando al vento tutta la cautela? Con un solo bacio, aveva vinto il duello e la sfida che lei gli aveva posto, secondo lui.

Poi si staccò di colpo e le fece attraversare in fretta la terrazza, tirandola per mano. Amanda lo seguì inciampando e annaspando, stordita, cercando di riprendere l'equilibrio in mezzo all'eccitazione che aveva riempito quella sera di audace magia.

Malgrado fosse confusa, un pensiero emerse chiaramente nella sua mente annebbiata. Se non avesse perso completamente la testa, forse avrebbe avuto successo con il Duca di Langford dopo avere fallito con il fratello.

Stupore, ecco che cosa lesse Gabriel nel suo sguardo. Non era l'emozione che si era aspettato di suscitare in lei, ma ne fu affascinato. Ora non era più così sfrontata e impudente con il suo spirito arguto. Anzi, non parlava affatto perché era senza fiato. Aveva reagito come se non fosse mai stata toccata prima di allora.

Gabriel ne dubitava, però la sua ingenuità lo eccitava. Era chiaro che non fosse una prostituta, e ne fu lieto. Sedurre una cortigiana non era una sfida esaltante.

La condusse in giardino scendendo la scala della terrazza. Sentì il suo sussulto di sorpresa, ma nessuna obiezione. L'attirò nel fitto della vegetazione e si fermò dietro un cespuglio con una mossa improvvisa che sembrava un passo di danza. Nelle vicinanze c'erano alcune lanterne ma la luce non arrivava fin lì.

Però non era escluso che qualcuno potesse vederli. A Gabriel non importava. Anzi, assistere alle sue intemperanze avrebbe fatto scomparire l'espressione sussiegosa di approvazione dal volto dei perbenisti che erano convinti che si fosse calmato e fosse diventato noioso come loro.

«Ma io non...» farfugliò lei.

Non riuscì a dire altro perché le mancava il fiato. La sua emozione gli parve adorabile, e non poté fare a meno di chiedersi che cosa sarebbe successo tra lei e Harry, se suo fratello avesse ceduto alle sue lusinghe.

La prese tra le braccia. «Stasera avevate intenzione di essere baciata. Sarebbe stato un peccato se foste stata delusa.»

La baciò con foga e lei non oppose resistenza. Però per un istante rimase raggelata. Alla fine si rilassò e Gabriel sentì che la sua bocca diventava più arrendevole, ricambiando il bacio come sulla terrazza. Si accorse che non aveva le labbra dipinte, ma che erano naturalmente rosse.

L'abito era un vero fastidio perché aveva un corsetto solido che la riparava come una corazza e la maschera limitava i suoi movimenti.

Passò una mano dietro la nuca tastandola in cerca dei nastri. «Togliamo questa, così...»

«No» lo interruppe lei. «Non posso farmi vedere da nessuno.»

«È tanto buio in giardino che nessuno vi riconoscerebbe mai.»

«Non posso correre il rischio, neanche con voi.»

Gabriel si rassegnò e dedicò tutte le sue attenzioni alla bocca per cercare di scoprire quanto fosse ingenua. Si rese conto che non era del tutto inesperta. Gli concesse una maggiore intimità quando le infilò la lingua tra le labbra e arrivò ad accarezzarla con la sua. La sua reazione fu sufficiente per eccitarlo ancora di più, e cominciò a chiedersi fino a che punto poter essere audace in quel giardino.

Il vestito impacciava i suoi tentativi di accarezzarla, ma la scollatura gli offriva ampie opportunità di esplorazione. Spostò la bocca verso l'orecchio e poi il collo. Scese deponendo una scia di baci fino alla curva dei seni, e fu subito avvolto da un delicato profumo di lavanda e dai suoi sospiri che cantavano una melodia di desiderio.

Lei protese il busto verso di lui per aderire di più alla sua bocca, offrendo i seni ad altri baci, aggrappandosi alle sue spalle. La pastorella si stava abbandonando a una passione febbrile.

Gabriel si staccò e la fece girare. «Venite con me, c'è un piccolo gazebo dove potremmo...»

Lei fece tre passi poi si bloccò, puntando i piedi. «No, non posso. Ci sono altre persone, le sento.»

Accidenti, pensò Gabriel. Allora non aveva del tutto perso la testa per il desiderio. L'abbracciò di nuovo, cercando delle alternative per poter dare sfogo all'eccitazione che lo invadeva. Sarebbe impazzito se non avesse potuto ottenere niente di più. La desiderava, e lei voleva lui; a quel punto poteva esserci un'unica conclusione.

«Venite a casa mia» sussurrò tra un bacio e l'altro, schivando i bordi della dannata maschera. «Andate via prima voi, io vi seguirò e vi porterò da me. Potremo bere dello champagne e avremo quiete e solitudine.» E lui avrebbe potuto assaporare anche lei, lentamente, con gusto, per dimostrarle che non fosse un tipo prevedibile.

«Non devo farmi vedere con voi» dichiarò lei, sempre più agitata.

Era sposata, pensò Gabriel. Era la spiegazione più plausibile. Era una moglie annoiata che si era stancata di restare seduta a casa mentre il marito giocava a carte al club. Gabriel conosceva bene quel genere di mogli.

«Non potremmo andare altrove? Non c'è un posto in città che non sia a Mayfair?»

Vederla così disponibile lo indusse a riflettere in fretta per trovare una soluzione. «Potremmo vederci domani sera a casa di mio fratello. Non ci sarà nessuno tranne noi due.» Non era contento di aspettare, ma l'avrebbe sopportato.

Lei lo baciò con ardore, tanto che Gabriel perse il filo del discorso e spostò le mani verso i fianchi della fanciulla per accarezzarli.

«Dov'è questa casa? Siete certo che sarò al sicuro?» gli chiese lei.

«In quella strada non c'è nessuno che possa notare qualcosa. Non è lontana dal British Museum.» Allargò le dita sulle sue natiche per avvicinarla a sé. Il calore e la pressione del suo corpo gli diedero un certo sollievo, nonostante si rendesse conto di trattenersi a stento. «Ditemi che verrete da me domani.»

Lei staccò di proposito la parte inferiore del corpo da lui. «Temo che vi aspettiate troppo da me.»

Non troppo, ma forse troppo presto. Era stato un errore d'ingenuità. Non avrebbe dovuto essere tanto smanioso. S'impose la calma. «Non mi aspetto altro che bere dello champagne insieme e fare due chiacchiere. E un bacio, magari, tutto qui. Neanche un abbraccio o una carezza.» Erano solo bugie. Dopo il primo bacio lei non avrebbe avuto scampo.

La ragazza gli premette le mani sulle spalle e lo guardò. «Come farò a entrare?»

Ah, vittoria! «Dalla porta, ovviamente.»

Lei scosse la testa. «Non avete idea del rischio che corro. Lasciate la porta sul retro aperta, entrerò da lì.»

«Se volete potrete scavalcare il davanzale di una finestra» scherzò lui.

Lei non rise. Non disse una parola e non si mosse.

«Va bene, lascerò aperta la porta sul retro.» Azzardò un altro piccolo bacio per rassicurarla. «Verrete?»

«Non domani, la sera dopo.»

«Quando volete. Però senza costume né maschera.»

«Allora non posso...»

«Fidatevi di me. Lascerò le lampade spente e il fuoco basso. Va meglio?»

Gabriel si accorse che rifletteva. «Dov'è la casa?»

«In Bainbridge Street.» Le diede le indicazioni per raggiungerla. «Dopodomani sera alle dieci. Promettetemi che verrete.»

Lei si districò dal suo abbraccio. «Ci proverò. Ora devo andare, sono rimasta qui anche troppo.»

«A dopodomani, allora. Vi attenderò.»

Lei si girò per andarsene.

«Aspettate. Come vi chiamate?» le chiese lui.

Lei gli rivolse uno sguardo da sopra la spalla, poi corse via lungo il sentiero del giardino.