Amanda si svegliò all'alba, sentendosi incredibilmente riposata. Non ricordava quando fosse stata l'ultima volta in cui avesse dormito tanto profondamente e di gusto. Attribuì il merito al grande letto comodo con il materasso morbido e le lenzuola fresche di bucato, ma anche la sensualità della sera prima aveva contribuito al torpore sereno che l'aveva avvolta.
Impiegò un buon quarto d'ora a trovare la forza di alzarsi, pensando alle incombenze che l'attendevano quel giorno. Avrebbe dovuto terminare tutti i lavori in sospeso da Lady Farnsworth in modo da partire l'indomani con la coscienza tranquilla. Inoltre sarebbe dovuta uscire in fretta per non farsi vedere dai domestici di Langford che sicuramente erano già indaffarati.
Lanciò un'ultima lunga occhiata nostalgica al suo amante poi si spostò con circospezione verso il bordo del letto. Aveva messo un piede a terra quando una mano le afferrò il braccio. Si girò e vide che Langford si era alzato a sedere sul letto e la bloccava.
«Dove vai?»
«Io lavoro, ricordi? Non posso dormire fino a mezzogiorno come voi nobili.»
«Sono le sette. A che ora devi essere da Lady Farnsworth?»
«Alle otto.»
Lui la tirò fino a farla ricadere su letto. «La sua abitazione non è lontana da qui, quindi hai ancora un'ora di tempo, e sarai comunque puntuale.» Scostò il lenzuolo. «Avevo detto che avrei voluto vederti alla luce del giorno.»
Amanda esitò, pensando a tutte le piccole imperfezioni che la notte aveva celato ma che ora sarebbero state esposte al suo sguardo. Inoltre si era accorta che trovarsi nuda con un uomo al buio era ben diverso. Non avere i vestiti addosso in pieno giorno la imbarazzava e la faceva sentire vulnerabile, nonostante anche lui fosse nudo. Istintivamente distolse lo sguardo e si coprì pudicamente i seni con una mano, ma lui le scostò il braccio con delicatezza.
«Non sentirti a disagio, sei bellissima. Ti sei concessa a me ieri notte, perciò ora sei mia e voglio vederti tutta.»
«Devo andare prima che mi vedano i domestici. E poi mi serve tempo per tornare a casa, lavarmi e...»
Lui si mise sopra di lei, piazzandosi tra le sue gambe aperte. «Farò in modo che tu possa uscire senza farti vedere, e puoi lavarti qui.» Insinuò una mano tra i loro corpi e l'accarezzò, risvegliando la sua eccitazione che prese il sopravvento prepotentemente, come se non si fosse mai acquietata. Affondò in lei e rimase fermo, riempiendola completamente, mentre le accarezzava i capelli.
«Cercherò una casa da affittare per incontrarci» annunciò prima di ritrarsi e poi affondare di nuovo, con l'espressione sempre più tesa per il piacere che lo stava sopraffacendo. Amanda pensò che non aveva mai visto un uomo tanto bello, con il volto che il desiderio rendeva al tempo stesso cupo e acceso dalla passione. «Vorrei provvedere a te se me lo concederai, Amanda, non m'interessa la discrezione. Però se preferisci tutelerò la tua reputazione, e non ci faremo mai vedere insieme o comunque ci comporteremo come semplici conoscenti. È questo che vuoi?»
Lei esitò, non sapendo che cosa dire. Non poteva rivelargli la verità e mentire avrebbe contaminato i bei ricordi. «Sì, sarebbe meglio.»
Lui annuì e riprese a muoversi, facendola vibrare di piacere. Dopo un altro affondo deciso, la baciò con passione. «Potrei continuare così tutta la mattina, ma so che devi andare.»
Non impiegò tutta la mattina, ma questa volta la loro unione fu più lunga, lenta e voluttuosa, senza la protezione del buio. Fu lui il primo ad alzarsi. Si diresse verso la porta, la socchiuse e disse qualcosa sottovoce, poi tornò da lei, noncurante della propria nudità.
«Puoi lavarti nel mio spogliatoio, c'è tutto l'occorrente.» Infilò una vestaglia. «Quando sarai pronta troverai la colazione qui in camera.»
Lo spogliatoio di Langford era più grande dell'alloggio di Amanda, arredato con un divanetto e poltrone oltre al guardaroba e al necessario per la toeletta e i bisogni personali. Amanda si lavò con un sapone che aveva lo stesso profumo del duca e si asciugò con una salvietta di lino morbidissimo. Non osò adoperare la spazzola e il pettine del duca, d'argento abbellito da incisioni, ma si ravviò i capelli con le dita e li puntò con le poche forcine che non fossero cadute durante la notte, poi si vestì indossando gli indumenti che aveva portato con sé nello spogliatoio. Si guardò allo specchio e notò con disappunto che era tornata Amanda Waverly, non era più la dea sensuale che il duca l'aveva fatta sentire quella notte.
Le aveva offerto la possibilità di allacciare una relazione discreta, o essere la sua amante, senza prospettarle una terza scelta, quella di troncare lì i loro rapporti. Però Amanda non vedeva alternativa, pur sapendo di non avere il coraggio di dirglielo quella mattina.
Quando rientrò in camera, come promesso trovò la colazione pronta, che consumarono insieme. Il duca aveva un fascino torbido da libertino, con i folti riccioli scompigliati, un velo di barba che gli rendeva il volto più misterioso e una sontuosa vestaglia di broccato verde di foggia orientale che probabilmente costava più di quanto lei guadagnasse in sei mesi, e lo rendeva ancora più affascinante, con uno spicchio di torace villoso che s'intravedeva dal colletto sbottonato e le lunghe gambe tornite che mise in mostra quando si sedette e le stese.
«Da dove posso uscire?» gli chiese dopo avere finito la colazione.
«Come sei entrata?»
Amanda avrebbe preferito non dover rispondere. «Dalla porta sul retro. Non era chiusa a chiave.»
«Ne dubito. La governante è sempre precisa e attenta, e chiude personalmente quella porta.»
Amanda arrossì. «E va bene, ti dirò la verità. Ho scavalcato una finestra. La tua governante è meno scrupolosa con le finestre, a quanto sembra.»
Lui rise. «Be', di certo non puoi uscire da dove sei entrata. Scenderò e dirò ai domestici di andare in cucina e restarci finché non sarai andata via.» Le prese la mano. «Se farò lasciare il cancello del giardino aperto e anche la porta sul retro, tornerai?»
«Non stasera.»
«Dopodomani, allora.»
Amanda non osava rimettere piede in quella camera e stendersi sul letto, con il rischio di addormentarsi. I suoi programmi per il futuro le imponevano di mettere subito fine al loro idillio. Non avrebbe dovuto fare altro che dargli la stessa scusa che aveva utilizzato con Lady Farnsworth e Katherine.
Però non ne aveva ancora la forza. Un'altra volta... Un ultimo angolo di paradiso prima che Amanda Waverly scomparisse.
«Non vorrei rischiare di entrare di nuovo in casa tua. Però, domani sera cercherò di venire a trovarti in giardino, se per te va bene.»
Lui le baciò la mano. «A me va bene tutto quello che vuoi, Amanda. Lascerò il cancello aperto.»
Gabriel mantenne la parola e Amanda poté sgattaiolare via senza essere vista. Non era la prima volta che chiedeva ai domestici di non girare per casa in modo che una donna potesse uscire evitando possibili chiacchiere.
Rimasto solo, si lavò e si vestì. Mentre infilava la giacca mandò Miles a chiamare un valletto di nome Vincent. Il giovanotto biondo comparve subito sulla porta dello spogliatoio.
«Tu e gli altri state continuando a sorvegliare la casa di mio fratello?» s'informò.
«Facciamo i turni, Vostra Grazia. Ogni notte c'è qualcuno, ci alterniamo.»
«Mio fratello vi ha visti?» Harry gli aveva chiesto di cominciare a sorvegliare la casa dopo che fosse tornato in campagna, ma Gabriel aveva deciso di far appostare qualcuno subito, però aveva dato istruzioni di rimanere in strada senza che il fratello lo sapesse, tanto per proteggerlo da eventuali ladri che si fossero introdotti in casa sua. Harry non gli sembrava in grado di affrontare un intruso.
«Credo di no, sir.»
«Bene. Ora ho da affidare a te e agli altri un altro incarico simile. Pensi che possiate occuparvi di entrambe le cose?»
Vincent sorrise. «Credo che ai ragazzi faccia piacere uscire di sera, visto che è estate, e dormire fino a tardi, al mattino.»
«L'incarico che intendo proporvi non è per tutta la notte. C'è una donna che lavora per Lady Farnsworth. Bruna, giovane, dovrebbe avere circa ventitré anni. Ho motivo di credere che torni a casa da sola a piedi la sera e non mi sembra prudente, perciò vorrei che uno di voi la seguisse dopo il lavoro per assicurarsi che nessuno la importuni. Al mattino, poi, qualcuno dovrà trovarsi davanti a casa sua prima delle sette per seguirla di nuovo mentre si reca a Mayfair da Lady Farnsworth. Non fatevi vedere. Non deve sapere niente, è chiaro?»
«E se qualcuno dovesse infastidirla?» chiese Vincent, serio.
«Dovrete fargli capire in maniera efficace che non deve provarci mai più.»
«Sarà un piacere, sir.»
«Non esagerate, dillo anche agli altri, ma proteggetela ogni giorno finché non vi avvertirò che l'incarico è terminato.»
Vincent annuì e se ne andò. Gabriel scese nel suo studio, pensando che Amanda avrebbe protestato se si fosse accorta di essere seguita da un suo valletto. Sicuramente avrebbe dichiarato di essere in grado di badare a se stessa. Forse era vero, ma lui si sentiva in dovere di proteggerla, ora più che mai. Aveva delle responsabilità nei suoi confronti, che le piacesse o no.
Gabriel camminava irrequieto, su e giù, nel modesto salotto. Era sicuro che non fosse tanto piccolo quanto gli era sembrato a prima vista, perché aveva dei termini di paragone diversi, essendo abituato a vivere in ambienti più spaziosi.
«Ci vorranno mobili nuovi, ma li sceglierà lei, no?» osservò Stratton.
Gabriel si voltò verso l'amico. «Non abiterà qui. A che cosa le servono dei mobili nuovi?»
Stratton scostò una tenda per guardare fuori dalla finestra e controllare la vista. «Anche se per ora non è in programma, alla fine verrà ad abitare qui.»
Gabriel era già pentito di avere chiesto a Stratton di accompagnarlo. L'aveva incontrato mentre era a cavallo e l'aveva invitato d'impulso, dopo che Stratton gli aveva detto che la duchessa aveva ospiti quel pomeriggio, delle amiche venute a vedere il bambino, per cui lui non aveva nulla da fare.
«Andrà così, vedrai» continuò Stratton. «Comincerà a sembrarle un fastidio uscire di casa solo per incontrarti e non rientrare la notte, e per te sarà scomodo dover programmare in anticipo ogni appuntamento. Un giorno le proporrai di stabilirsi qui o, se sarai veramente innamorato, le dirai che intendi comprare la casa per lei.»
«Sarebbe più pratico, ne convengo, ma lei non accetterebbe mai di essere mantenuta da me.»
«Magari non ancora, ma cambierà idea» disse Stratton guardandosi intorno con occhio critico e le mani sui fianchi. «Pensando a quella eventualità, dovresti scegliere subito una casa migliore, che possa fare al caso tuo anche a lungo termine. Questa va bene, ma sono sicuro che la troverai carente se finirà per essere la tua seconda casa.»
Gabriel non aveva in programma di avere una seconda casa, voleva solo un punto d'appoggio in un quartiere tranquillo per i suoi incontri amorosi con Amanda. Però Stratton non aveva tutti i torti sottolineando la scomodità della situazione. Immaginando di trascorrervi più tempo di un'unica notte saltuariamente, per lui sarebbe stata insufficiente.
Sarebbe mai arrivato a intestarle una casa, regalarle una carrozza e aprirle un conto in banca per le sue spese? Stratton dava per scontato che fosse ciò che Amanda avrebbe voluto prima o poi, e Gabriel cercò di capire se fosse ciò che volesse anche lui.
«L'ultima era più adatta e anche più discreta, perché rispetto a questa è più lontana dalla piazza.»
«La tua competenza in queste faccende è maggiore della mia. Parli per esperienza personale? In Francia, forse?»
«Ho solo visto spesso situazioni del genere in Francia, sì. Un uomo può avere un'amante stabile per decenni, una seconda casa e a volte anche una seconda famiglia. Qui è meno comune.»
Gabriel non pensava che il suo rapporto con Amanda potesse portare a simili sviluppi, tuttavia decise che quella casa non era di suo gradimento neppure per trascorrervi qualche ora. «Seguirò il tuo consiglio e affitterò l'altra.»
«Allora qui abbiamo finito.»
Uscirono insieme e risalirono in groppa ai cavalli. «Credi che tra le nostre conoscenze ci sia chi ha una seconda famiglia che frequenta con discrezione, Stratton?»
«Presumo di sì. Mi sono spesso chiesto se Brentworth non abbia un'altra casa, per esempio.»
«No, l'avremmo saputo.»
Stratton scrollò le spalle. «Nel periodo precedente alla mia partenza per la Francia non lo vedevo mai in compagnia di una donna. Era estremamente discreto, e ne aveva tutti i motivi, non trovi? Suo padre era ancora vivo, e se la donna che frequentava non fosse stata adatta a lui...»
Gabriel si stupì al pensiero che uno dei suoi due migliori amici avesse una vita segreta. «Mi riesce difficile crederlo. Sono certo che i tuoi sospetti siano infondati.»
Stratton si limitò a sorridere e scrollò di nuovo le spalle.