12

Amanda si commosse quando fu il momento di accomiatarsi da Lady Farnsworth. Passò tutta la giornata seduta alla scrivania per completare le ultime incombenze in modo da non lasciare nulla in sospeso. Nel pomeriggio prese il tè con Lady Farnsworth che si comportò come se fosse stato un giorno qualunque, tranne per il fatto che la rassicurò dicendo che avrebbe spiegato la situazione a Mrs. Galbreath. Solo al momento dei saluti, le chiese di sedersi con lei e le porse un foglio piegato.

«Queste sono le referenze che vi ho promesso. Potete tranquillamente dire al vostro futuro datore di lavoro di contattarmi se ha bisogno di una conferma.»

«Grazie, siete troppo gentile!»

«Non credo che troverò immediatamente una sostituta. Passeranno almeno quindici giorni e, se doveste scoprire che le necessità di vostra madre non richiedano la vostra presenza tanto a lungo quanto temete, scrivetemi e lascerò il posto a vostra disposizione. Fatelo comunque per dirmi come state, anche per darmi un indirizzo a cui inviare le lettere.»

Amanda non aveva il coraggio di mentirle, ma sapeva che non le avrebbe mai scritto.

«Grazie per la fiducia che mi avete dimostrato. Ho imparato molto da voi, ho avuto esperienze interessanti e conosciuto persone importanti. Siete una rarità e sarò sempre lieta di avervi incontrata.»

«La cosa è reciproca, Miss Waverly. Mi mancherete molto.»

Lady Farnsworth spalancò le braccia e Amanda l'abbracciò. Trattenne le lacrime finché non fu uscita, ma in strada aveva già la vista annebbiata dal pianto. Cercò di controllarsi e di farsi forza, perché l'aspettavano altri due dolorosi addii, Katherine e il Duca di Langford.

Gabriel era sicuro che sarebbe entrata dal retro del giardino perciò lasciò il cancello aperto e si accinse ad attenderla seduto su una panchina nel vistoso gazebo in stile orientale, non sapendo quando sarebbe arrivata. Si chiese se le sarebbe piaciuta la casa che aveva affittato, quando l'avesse vista. Forse Stratton aveva ragione, e un giorno avrebbe dovuto comprare quella o un'altra per sistemarla? Non gli era mai capitato, ma non aveva avuto molte amanti fisse e mai una mantenuta. Le sue relazioni erano sempre state piuttosto brevi, la più lunga era durata meno di un anno, perché il suo interesse scemava rapidamente. Anche se l'attrazione fisica rimaneva forte, il passare del tempo lo induceva a chiedersi se avesse voglia di continuare a frequentare la sua amante di turno perché ne apprezzava la compagnia.

Con Amanda sarebbe stato diverso? Non ne aveva idea. Una differenza comunque c'era già. Le sue amanti passate erano tutte nobildonne, con padri, mariti o fratelli che le mantenevano, o avevano un patrimonio personale. Con Amanda, invece, si sentiva in obbligo nei suoi confronti. Non avrebbe potuto lasciarla senza essere sicuro che avesse una sicurezza economica per il suo futuro, perciò avrebbe voluto provvedervi lui.

Considerato che aveva lasciato il medaglione che le aveva regalato, probabilmente avrebbe rifiutato il suo aiuto. Non gli avrebbe mai chiesto di comprarle una casa o mantenerla. Non aveva aspettative nei suoi confronti; questo le faceva onore, ma la sua indipendenza poteva dimostrarsi un ostacolo.

Vide un'ombra muoversi tra gli alberi e avvertì la sua presenza in giardino. «Sono qui» la chiamò sottovoce.

Udì il fruscio del fogliame poi lei comparve davanti al gazebo. Inclinò il capo e sollevò lo sguardo a guardare la struttura con occhio critico; quel movimento gli risvegliò il ricordo di un'altra donna ferma davanti a una casa, che aveva fatto lo stesso gesto mentre scrutava la costruzione.

«Dall'interno sembra meno brutto, entra» la invitò lui.

Amanda lo raggiunse. Era troppo buio per distinguere il colore del suo abito, ma il modello non valorizzava il suo fisico, e Gabriel intuì che fosse stato uno scarto di Lady Farnsworth riadattato da Amanda. Avrebbe voluto acquistarle un intero guardaroba. Chissà, di lì a qualche settimana forse lei gliel'avrebbe concesso.

La prese a sedere sulle ginocchia e la baciò, assaporando il gusto delle sue labbra e il suo profumo. Non si era reso conto di avere atteso quel momento con tanta trepidazione. Averla tra le braccia gli trasmetteva una profonda gioia e un senso di serenità.

«Non posso fermarmi molto tempo» gli disse baciandogli il collo.

«Allora andiamo subito in casa.»

«Non mi sembra il caso, non posso rischiare di addormentarmi. Domattina presto ho molte cose da fare.»

Non c'era bisogno che gli ricordasse che correva dei rischi; Gabriel lo sapeva, però mentalmente era già andato oltre le fasi iniziali e, per lui, lei era già sua.

«Va bene, resteremo qui fuori se vuoi. La serata non è fredda.»

«È bello qui. La brezza ci porta il profumo dei fiori nelle aiuole che sono al di là degli alberi.»

Ma Gabriel notava solo la sua fragranza, ormai tanto familiare che la ricordava distintamente anche quando lei non c'era.

«Come sei arrivata qui?»

«A piedi.»

Gabriel si rammaricò di non avere previsto quell'evenienza. Era una grave mancanza da parte sua. Però né Vincent né un altro valletto l'avrebbero seguita a quell'ora, visto che era piuttosto tardi. Avevano l'ordine di assicurarsi solo che tornasse a casa dall'abitazione di Lady Farnsworth senza alcun problema. Dispiaciuto, pensò che un poliziotto avrebbe potuto fermarla supponendo che fosse una passeggiatrice.

«Ti accompagnerò io a casa. Non devi più girare a piedi per la città di notte.»

Ti comprerò una carrozza con due cavalli e assumerò un cocchiere e un valletto. Stratton aveva ragione: c'erano delle questioni pratiche che avrebbero richiesto un'organizzazione più accurata e un impegno maggiore da parte sua, nonostante la loro relazione fosse cominciata in maniera casuale e informale.

«Preferirei di no.»

«Allora pagherò un vetturino, e non voglio sentire obiezioni. L'alternativa è che chiami una delle mie carrozze.»

Lei fece una risatina e lo baciò sorridendo. «Una delle mie carrozze» ripeté. «A volte dimentico la tua posizione.» Gli accarezzò il volto. «Però non dimenticherò mai te, mai. Serberò il tuo ricordo per tutta la vita.»

«Ci saranno molti altri ricordi da custodire nella memoria, a partire da stasera.» La baciò con ardore e la reazione appassionata di Amanda gli fece capire che non era più tempo di parlare. La smania di Amanda era pari alla sua, mentre si abbandonavano al reciproco desiderio.

Gabriel si accorse di non essere invaso solo da sensazioni carnali, ma da una gioia profonda. Era quella la differenza con le sue relazioni precedenti. Sotto l'abito Amanda indossava un corsetto corto, che lasciava liberi i seni sopra il bordo, coperti dalla sottoveste. Gli si mise sopra a cavalcioni e fu lei ad abbassare l'abito scoprendosi i seni che Gabriel leccò e baciò con avidità, mentre Amanda muoveva i fianchi strofinandosi sopra di lui senza pudore, incitandolo con gemiti e sospiri.

Lui le tirò su la gonna e Amanda la raccolse con una mano, sorreggendosi con l'altra a una colonnina di pietra del gazebo dietro la panchina. Gabriel la sollevò e Amanda raddrizzò le gambe con i piedi sulla panca ai due lati del suo corpo. Gabriel le accarezzò il pube poi insinuò le dita più in basso. Lei chinò il capo per guardarlo ed emise un'esclamazione sommessa che esprimeva tutto il suo piacere. Lui la toccò fino a farla tremare e gridare smaniosa. La fece abbassare per sorreggerle le natiche con le mani e leccare la carne che aveva appena accarezzato.

L'eccitazione li travolse facendoli sprofondare in un delirio erotico, e Gabriel la stimolò con gusto e vigore fino a farla gridare all'apice del piacere. Amanda si accasciò in ginocchio, ebbra di godimento, e annaspò per sbottonargli i pantaloni, ma lui intervenne e liberò rapidamente il membro turgido. Amanda si sollevò leggermente poi si riabbassò con un gemito unendosi a lui. Si mosse freneticamente su di lui, aggrappandosi alle sue spalle, ondeggiando e imprimendo al bacino dei movimenti circolari, sbattendo furiosamente contro di lui. La sua passione sfrenata gli provocò delle sensazioni indescrivibili che lo spingevano verso l'apice del piacere. Le grida sempre più forti di Amanda riecheggiarono nell'oscurità della sera mentre veniva scosso dall'estasi in ogni fibra del suo essere.

Avrebbe potuto rimanere così per sempre contro il suo busto, languida e appagata, circondata dalle sue braccia. Era in paradiso, immersa in una dimensione di beatitudine sensuale e, finalmente, era in pace.

«Ho affittato una casa dove potremo incontrarci la prossima volta» annunciò lui sottovoce, sussurrandole all'orecchio. Le sue parole le ricordarono che quel profondo benessere non era destinato a durare per sempre.

Affondò il viso contro la sua spalla e deglutì per sciogliere un nodo in gola. Ora il duca credeva di conoscerla, invece non era così. Era stato un errore venire da lui quella sera, ma la tentazione era stata più forte del suo coraggio di fare ciò che era giusto.

Si era detta che sarebbe stata l'ultima volta, e invece eccola lì, a chiedersi se ce ne sarebbe stata un'altra. E ogni volta lo ingannava di più.

Si era domandata fino a che punto dovesse spingersi il dovere di una figlia nei confronti della propria madre. Aveva rimuginato per tutta la sera su quell'interrogativo, consapevole del prezzo che avrebbe dovuto pagare per salvare una madre che l'aveva abbandonata. Le doveva la vita? La propria anima? Avrebbe dovuto sacrificare la propria felicità con un uomo che, incomprensibilmente, la voleva?

Non aveva le risposte a quelle domande angosciose, ma sapeva che ormai non avrebbe potuto essere sincera con lui senza dovergli spiegare di averlo usato per commettere un furto.

Raddrizzò la schiena e lo guardò, poi disse con voce carica di emozione e di tormento: «Non ci sarà una prossima volta. Dipenderei da te, e non c'è alcun futuro in intese come quella che mi proponi. Certi accordi valgono solo per avventure fugaci e, quando finirà, sarò solo io a soffrire».

Lui le prese il volto tra le mani e la guardò intensamente. «Ti prometto che mi prenderò cura di te. Non rimarrai sola e disonorata, e non devi pensare che finirà, perché io non lo penso.»

Avrebbe voluto credergli, illudersi che tra loro non sarebbe mai finita. Ma come poteva essere altrimenti? «Ormai avresti dovuto sposarti da parecchio. Pensi di prendere moglie e tenerla in campagna, mantenendo un'altra donna in città?»

«Non sarei il primo a farlo.»

«Ma io non accetto di essere la tua mantenuta.» Amanda sistemò il corpetto dell'abito, coprendosi. «La tua fama è nota in tutta Londra e mi è giunta all'orecchio. So che sei un seduttore e che t'intrattieni con donne belle e ricche, ma che le tue avventure non durano a lungo, o almeno così dicono. T'incapricci facilmente e abbandoni la tua amante altrettanto rapidamente. Sarebbe orribile ricevere il benservito e magari una somma di denaro quando poserai gli occhi su un'altra donna. Servirebbe a placare la tua coscienza, ma io ne soffrirei.»

Si alzò ma lui le prese la mano e l'attirò di nuovo a sé. «Puoi rinunciare tanto facilmente a me, Amanda? Quello che c'è tra noi è incredibilmente intenso e raro. Magari tu sei troppo inesperta per capirlo, ma io no.»

Le si strinse il cuore nel sentirgli dire che tra loro c'era un'intimità speciale, unica, e sentì che il suo coraggio cominciava a sgretolarsi.

«Non ho altra scelta.» Lo baciò. «Se si gioca con il fuoco si finisce per bruciarsi.» Azzardò un altro bacio e lui si alzò, abbracciandola e baciandola a lungo, con ardore, per sottometterla con il suo potere di seduzione.

Seppure con riluttanza, Amanda si divincolò dal suo abbraccio.

«Non seguirmi, ti prego. Non voglio che tu mi veda piangere.» Fece due passi poi si girò a guardarlo. «Grazie. Non immagini quanto ti sia grata.»

Riuscì a raggiungere il cancello del giardino e il vicolo prima che le lacrime le sgorgassero dagli occhi, così copiose da offuscarle la vista.

Stratton e Brentworth erano nello spogliatoio di Gabriel, chiacchierando per riempire il silenzio cupo. Brentworth continuava a guardare le bottiglie vuote allineate sul tappeto come una fila di soldatini mentre Miles si fingeva indaffarato a riordinare la stanza.

«Li avete chiamati voi, vero?» chiese Gabriel a Miles.

«No» si affrettò a negare Stratton.

«Allora è una pura coincidenza che vi siate incontrati di domenica mattina e vi sia venuta voglia di venire a trovarmi prima di mezzogiorno? Sarò stupido, ma non mi piace essere trattato come tale.»

«Nessuno ha detto che tu sia stupido.»

«Io sì.»

«Hai avuto visite?» gli chiese Brentworth, circospetto.

«No, sono uscito.» Non aveva avuto visite femminili, specialmente da parte di Miss Waverly, che non era entrata né dalla porta né dalla finestra.

«Lo sappiamo. Non si parla d'altro che del tuo comportamento al club venerdì sera» disse Stratton. «Non è da te fare a pugni quando sei ubriaco.»

«Sono stanco di essere provocato dagli sciocchi. Sir Gordon è insopportabile, lo sanno tutti. Dovrei ricevere una medaglia per avergli dato una lezione, invece di essere rimproverato.»

«Non ti ho rimproverato.»

«Ma stavi per farlo.»

«In effetti, sì. Hai un'aria terribile. Cerca di renderti presentabile e soprattutto smettila di piangerti addosso per una donna. Non è da te.»

«Non ha niente a che fare con una donna.»

«Invece sì. La tua pastorella ti ha respinto, vero? Capita.»

«Non a me.»

Stratton fece una smorfia ironica, e Gabriel temette di dover prendere a pugni anche lui. Miles preparò l'occorrente per raderlo e Brentworth indicò la poltroncina. «Siediti, o ti tengo fermo io.»

Sembrava che facesse sul serio, pensò Gabriel, capitolando controvoglia. Brentworth annuì soddisfatto e ordinò a Miles di raderlo e di sbarazzarsi delle bottiglie, e a Gabriel di darsi una ripulita, poi montare a cavallo e raggiungerli al parco, perché gli avrebbe fatto bene prendere una boccata d'aria. I suoi due amici lo lasciarono solo e Gabriel si sottopose al rasoio che brandiva Miles. Era risentito per l'atteggiamento di Brentworth, che non avrebbe mai ammesso di soffrire per una delusione d'amore. Probabilmente era convinto che una donna che l'avesse rifiutato fosse una pazza da rinchiudere.

Però era vero che stava affogando nell'autocommiserazione. Almeno le poche ore di sonno che si era concesso l'avevano liberato abbastanza dagli effetti dell'ubriacatura e aveva la testa meno annebbiata. Mentre Miles lo radeva, ripensò a quello che gli aveva detto Amanda giovedì sera, cercando degli argomenti validi per convincerla che avere una relazione con lui non fosse una pessima idea.