18

Due giorni dopo, Amanda si svegliò e trovò in camera Langford, già vestito. Quella mattina non avrebbero indugiato a lungo tra le lenzuola, abbandonandosi languidamente alla sensualità. Le piaceva cominciare la giornata così, rimandando il momento di affrontare il mondo esterno, e quel giorno ne sentiva già la mancanza.

Lui si chinò su di lei per augurarle il buongiorno con un bacio. «Oggi ho degli appuntamenti e tornerò tardi. Questo pomeriggio Vincent ti accompagnerà a controllare se è arrivata una lettera.»

«Sono certa che sarà dispiaciuto quando sarà finita questa storia. Credo che si diverta molto a partecipare a missioni segrete. Tornare a fare il valletto lo annoierà.»

«È un elemento prezioso. È sveglio e molto versatile, devo ammetterlo.»

«Ho pensato che sarebbe bravo come ladro. Per lui sarebbe stimolante» ridacchiò Amanda.

«Be', spero che non intraprenda quella carriera.» Il duca stava per uscire, ma si fermò. «Ah, dimenticavo! Stratton ha detto che sua moglie vuole che vada a trovarla. L'hai conosciuta tramite Lady Farnsworth.»

«Sì, ho avuto il piacere.» Amanda non gli aveva mai spiegato come l'avesse conosciuta, perché sapeva che aveva reagito male al saggio di Lady Farnsworth e non approvava Parnassus, per non parlare del fatto che il ruolo della duchessa nella rivista era un segreto.

«Stratton mi ha suggerito che mi accompagnassi.»

Amanda ebbe un tuffo al cuore. «Lui sa di me?»

«Sa che sei qui. Ti ha vista uscire dalla biblioteca in giardino quando è venuto a trovarmi l'altro giorno. Però non conosce il resto.»

«Perché non me l'hai detto? Lo riferirà alla moglie che a sua volta ne parlerà con Lady Farnsworth, e così saprà che le ho mentito.»

«Non era una bugia, le hai detto che saresti andata via per aiutare tua madre, e in effetti è così.»

«Le ho raccontato una mezza verità, e comunque la duchessa e Lady Farnsworth dedurranno che sono andata via per diventare la tua amante, e oltretutto stare a casa tua.»

«Stratton non tradirà mai la tua riservatezza e la duchessa non dirà nulla a Lady Farnsworth. Perché non vieni? Mi dispiace sapere che sei chiusa in casa senza nulla da fare.»

«Non mi sembra un'idea valida.» Amanda si alzò dal letto e si avvicinò a lui. «Per ora nessuno sa niente. Se dovesse essere noto chi sono e ciò che ho fatto, il tuo nome verrà legato al mio se verrò vista con te.»

Lui le mise una mano sulla guancia. «M'intenerisce che ti preoccupi per me, ma mi fido ciecamente dei miei amici. Anche se dovessero disapprovarmi, non danneggerebbero mai la mia reputazione. Accompagnami, per quest'unica volta voglio entrare in un salotto con te sottobraccio.»

Il modo in cui pronunciò quelle parole e il suo sguardo le fecero provare una stretta al cuore. Quest'unica volta, aveva detto. Le aveva fatto l'onore di esprimere il desiderio di farsi vedere in pubblico con lei, seppure nel circolo ristretto di persone fidate, e presentarle i suoi amici senza imbarazzo.

Non avrebbe corso un gran rischio ad accontentarlo. Al massimo avrebbe dovuto subire il disprezzo della duchessa. Se un giorno si fosse saputo che il duca aveva aiutato una ladra, lei sarebbe già stata molto lontana.

Langford si mise una mano in tasca e ne tirò fuori qualcosa che le strinse in pugno. «Mettiti questo per venire dalla duchessa, non vorrei che pensasse che non nutro alcuna considerazione nei tuoi confronti.»

Quando fu andato via, Amanda aprì la mano e vide il medaglione che le aveva regalato quando erano insieme sul tappeto a casa di Lord Harold.

Gabriel non aveva quasi spazio per muoversi nell'ufficio di Stillwell. I libri riempivano gli scaffali alle pareti e si accumulavano in pile alte sul pavimento. La scrivania era ingombra di carte e un altro scrittoio impediva di sedersi sull'unica sedia a disposizione per gli ospiti.

«Vi chiedo scusa, Vostra Grazia.» Stillwell si affrettò a spostare lo scrittoio che bloccava la sedia contro il muro.

«Non preoccupatevi, preferisco rimanere in piedi.»

«Come desiderate.» Agitato, Stillwell cominciò a riordinare i fogli sulla scrivania con mani tremanti. «Ho fatto come avete chiesto e ho cercato informazioni sulla spilla. Pensate che sia possibile recuperarla? Per me sarebbe un enorme sollievo, perché purtroppo la notizia della sua sparizione è trapelata. Alcune persone ne sono al corrente, e sapete come certe voci si diffondano in fretta.»

«Per ora non ho nulla da dirvi, ma spero di darvi presto notizie incoraggianti.»

«Vi ringrazio del vostro interessamento. Ho paura che molti vogliano solo trovare un capro espiatorio a cui attribuire la colpa, e per loro recuperare un reperto tanto prezioso non ha alcuna importanza.»

«Quali informazioni avete?» gli chiese Gabriel, andando dritto al sodo.

Stillwell cercò dei fogli. «Guardate, questa è la lettera con cui il Duca di Argyll consegna il pugnale al museo. Questo foglio invece l'ho trovato inaspettatamente mentre controllavo una scatola contenente la corrispondenza di quell'anno. Non ero affatto a conoscenza del fatto che qualcuno ne avesse rivendicata la proprietà. A volte capita che qualcuno lasci un oggetto in eredità al museo e un parente sostenga che non ne aveva il diritto. Noi rispondiamo sempre nello stesso modo, cioè che il parente in questione ha il diritto di esporre la propria istanza in tribunale, ma noi non mettiamo in discussione l'onore di chi ci fa una donazione. È sempre meglio lasciare che siano gli avvocati a dirimere certe controversie.»

Nella lettera si sosteneva che il pugnale fosse stato rinvenuto nella sua proprietà e fosse stato rubato da ladri che avevano effettuato gli scavi senza il suo permesso. Lo scrivente non aveva visto cosa fosse stato trovato, ma un esperto di archeologia aveva esaminato il sito abbandonato e, dai resti, aveva descritto che genere di reperti fossero stati rinvenuti. Il pugnale corrispondeva alle sue ipotesi.

«Non mi meraviglia che il museo non abbia preso sul serio la sua istanza, e dubito che qualche avvocato abbia deciso di considerarla fondata» commentò Gabriel.

«Sono d'accordo, ma ho pensato di mostrarvi ugualmente la lettera perché avrebbe potuto esservi di aiuto in qualche maniera.»

In effetti Gabriel guardò subito la firma, quella di un certo Horace Yarnell. Sotto, a chiare lettere, era scritto dove si trovasse la sua proprietà. Morgan House, Devon.

Quando Gabriel tornò a casa nel tardo pomeriggio, il maggiordomo lo informò che aveva visite e che i suoi ospiti lo aspettavano in soggiorno.

Erano arrivati Stratton e sua moglie la duchessa.

Gabriel chiese al maggiordomo d'informare Miss Waverly e chiederle di raggiungerli. Mentre si dirigeva in soggiorno, pensò con fastidio che Stratton non avrebbe dovuto accontentare Clara e costringerlo a subire la loro visita. Gli aveva detto che sarebbe andato a trovare sua moglie, e Stratton avrebbe dovuto aspettare con pazienza.

Entrò in soggiorno e si bloccò subito, raggelato, appena vide gli ospiti. Stratton non era solo, però non era accompagnato unicamente da sua moglie, ma anche da altre due donne, una bella bionda che non conosceva e una bruna matura che invece conosceva sin troppo bene.

Ci furono inchini, saluti e sorrisi. Stratton si avvicinò a lui. «Ti avevo avvertito» gli bisbigliò all'orecchio.

«È inammissibile quello che hai fatto» borbottò prima di sforzarsi di sorridere affabile. «Scusatemi, mie care signore, torno subito.» Uscì dalla stanza e fece cenno a un valletto di seguirlo. «Andate subito da Miss Waverly e ditele di non venire assolutamente in biblioteca» gli sussurrò.

Tornato in soggiorno, si sedette e guardò gli ospiti con un'espressione apparentemente contenta.

«Vi ringrazio della vostra visita. Pensavo di trascorrere qualche ora a occuparmi della corrispondenza e di altre incombenze noiose, invece posso dilettarmi chiacchierando con voi.»

«Non vi distrarremo a lungo dai vostri doveri» disse la duchessa. «Tuttavia pensavo che fosse importante farvi una breve visita.»

Stratton era silenzioso ma aveva un'aria vagamente divertita. Si capiva che aveva lasciato il comando alla duchessa.

Lady Farnsworth, con un abito di seta verde e uno scialle arancione, gli rivolse un sorrisetto gelido. «Molto importante» sottolineò.

«Forse siete venuti a dirmi come posso migliorare, ma non ce n'è bisogno, perché Lady Farnsworth ha già approfondito ampiamente l'argomento.»

«Vi assicuro che la questione di cui vorremmo parlarvi è completamente diversa» sorrise la duchessa. «Però vorrei dirvi innanzitutto che mio marito non è assolutamente responsabile di ciò che sto per dirvi. Finché non ci siamo sposati ne era all'oscuro, e poi gli ho fatto giurare di mantenere il segreto. Non ha avuto alcuna voce in capitolo.»

«Però devo dire che sono sollevato di essere finalmente liberato dal giuramento» intervenne Stratton. «Comunque Langford è un uomo giusto e razionale, non mi darà mai alcuna colpa.»

«Non contarci» replicò Gabriel. «Hai già molto di cui rispondere per questa visita a sorpresa.»

«Sono rimasto io stesso stupito quando le due signore qui presenti si sono unite a noi» si giustificò l'amico.

«Dovevamo venire» dichiarò Lady Farnsworth. «Vogliamo andare al nocciolo della questione, Clara?»

La duchessa fissò Langford. «Sicuramente avrete sentito parlare di una rivista, Parnassus» esordì.

«Di sfuggita» replicò Gabriel.

Stratton trattenne a stento un sorriso.

«Lady Farnsworth vi scrive degli articoli.»

«Ah, davvero?»

Lady Farnsworth sbuffò. «Oh, santo cielo, non fingete di non saperlo!»

«Dorothy, per favore...» mormorò la duchessa.

«Perdonatemi. Farò due passi, così eviterò d'intromettermi. Signori, rimanete seduti, vi prego.» Lady Farnsworth si alzò e si mise a girare per la stanza, ammirando quadri e soprammobili.

«Mrs. Galbreath è il direttore e la proprietaria in società di Parnassus» annunciò la duchessa. «E io sono sua socia e finanziatrice della rivista. È mia, lo è sempre stata.»

Gabriel imprecò mentalmente e commentò: «Interessante... Non lo trovi straordinario, Stratton? Un'impresa ammirevole».

Stratton, che lo conosceva veramente bene, lo guardò con circospezione.

«Volevo che lo sapeste perché è una notizia che diventerà di pubblico dominio fra non molto» riprese la duchessa. «Il prossimo numero verrà pubblicato fra qualche settimana e vi verrà presentato il mio nome come editore.»

Le signore attesero la sua reazione ma Gabriel rimase impassibile e muto.

«Se c'è qualcosa che volete dire al riguardo fate pure, vi prego» lo invitò la duchessa.

«Avrei molto da dire, specialmente a voi e a Mrs. Galbreath che siete le proprietarie ma, essendo un gentiluomo, preferisco evitarlo.»

Il suo tono era tanto tagliente che le signore si guardarono.

«Io sono l'unica responsabile di ciò che scrivo perciò, se dovete esprimere una critica, è contro di me che dovete dirigere la vostra ira» intervenne Lady Farnsworth, ferma accanto alla finestra.

«Però l'editore e il direttore decidono che cosa pubblicare» precisò Gabriel. «Ma non preoccupatevi, la mia ira è sufficiente per tutte voi.»

Lady Farnsworth non rispose. Era improvvisamente distratta e guardava fisso fuori dalla finestra.

«Ci dispiace avere suscitato la vostra collera» intervenne Mrs. Galbreath. «Però non censuriamo chi scrive sulla nostra rivista a meno che abbia commesso qualche inesattezza riguardo ai fatti o la sua prosa sia troppo polemica.»

«Sapete, duca, non m'importa più se ce l'avete con noi per il mio saggio» disse Lady Farnsworth, gelida. «Anzi, mi pento di avere cancellato alcune delle mie frasi più creative.»

«Dorothy, non peggiorate le cose» disse la duchessa. «La vostra indignazione è immotivata.»

«Al contrario, è del tutto motivata» sibilò Lady Farnsworth, dirigendosi verso di lui con il piglio di un angelo vendicatore. «Siete un farabutto! Non vi bastano metà delle donne sposate della buona società? Dovevate proprio sedurre la povera Miss Waverly e portarla alla perdizione?»

«Dorothy, per favore!» la supplicò la duchessa. «Che accusa bizzarra. A questo punto Langford sarebbe giustificato nel sostenere che siete pazza.»

«Folle, eh? Ho appena visto Miss Waverly in giardino.» Lady Farnsworth indicò la finestra.

Gabriel guardò la finestra che effettivamente si affacciava sul giardino. Accidenti.

«Sono certa che fosse lei. Indossava anche un vestito riadattato da un mio abito.» Lady Farnsworth fissò Gabriel con ostilità. «Se fossi un uomo vi sfiderei a duello per la vostra vigliaccheria. L'avete usata per vendicarvi di me, vero? E Miss Waverly ne paga il prezzo.»

Allibita, la duchessa spostò lo sguardo da lui a Lady Farnsworth, poi tornò a guardarlo e il suo stupore lasciò il posto alla severità. «È vero?»

Gabriel rimase muto, perché non aveva da darle una risposta che potesse farle piacere.

«È vergognoso, Langford!» esclamò la duchessa. «Ed è qui? Ora? Mio Dio... vive qui?»

«È mia ospite.»

Nessuna delle presenti credeva che fosse solo sua ospite. Tre paia di occhi femminili lo guardavano con indignazione. Gabriel maledisse mentalmente Stratton per avere avuto l'ingenua convinzione che la duchessa avrebbe accettato senza difficoltà la loro relazione.

Non era affatto sicuro di poter sopravvivere alla successiva mezz'ora, ma fu proprio l'amico a intervenire in suo soccorso. Si alzò e si frappose tra Gabriel e le donne. «Hai del brandy nel tuo studio, Langford? Avrei voglia di berne un goccio.»

Gabriel si alzò tenendo d'occhio Lady Farnsworth come se temesse che potesse gettarglisi addosso. «Signore, vi ringrazio della visita» disse facendo un rapido inchino prima di darsela a gambe con Stratton.

«Ammazzerò la tua metà francese che mi ha consigliato di far sapere a tua moglie della mia relazione con Miss Waverly» sibilò.

«La loro reazione mi ha sorpreso, sinceramente. Sono tutte di mentalità aperta. La rivista...»

«Ah, già, la rivista.» Gabriel aprì la porta dello studio. «Ammazzerò la tua metà inglese per quel giornale.»

Amanda sollevò il viso verso i raggi caldi del sole che filtravano tra i rami. L'ombra degli alberi era piacevolmente fresca e la brezza le accarezzava la pelle. Però si sentiva che stava per scendere la sera; le giornate si erano già accorciate, preannunciando l'autunno, e al calar del sole la temperatura diminuiva.

Era contenta che Gabriel avesse cambiato idea riguardo al suo incontro con la duchessa. Quando era stata avvertita di scendere in soggiorno si era vestita al meglio e aveva anche messo al collo il medaglione, ma era preoccupata. Il successivo contrordine l'aveva riempita di sollievo.

Si chiese perché fosse venuta la duchessa. Gabriel le aveva detto che sarebbero andati loro da lei. Ripensò alla sua visita alla stamperia. Ogni giorno che passava la rendeva sempre più impaziente di trovare una lettera scritta da sua madre di suo pugno, perché aveva paura dell'uomo che la teneva prigioniera.

«Miss Waverly, cara Amanda!»

Amanda sussultò, sentendosi chiamare. Sembrava la voce di... Si guardò intorno, per cercare di capire dove nascondersi. Fu anche tentata di scavalcare il muro e darsi alla fuga, ma il vestito gliel'avrebbe impedito.

«Miss Waverly, fatevi vedere, vi prego. So che siete qui da qualche parte.»

«Non dovrebbe essere costretta a parlare con noi se non vuole, Dorothy» disse un'altra voce che riconobbe. Era la duchessa.

«Non me ne andrò finché non mi sarò assicurata che sia perfettamente in sé. Un demonio come lui può far uscire di senno una donna con il suo fascino.»

«Miss Waverly non mi sembra il tipo da perdere la lucidità per un uomo» disse una terza voce. Amanda capì che c'era anche Mrs. Galbreath.

«Dovremmo lasciarle fare ciò che ha scelto, Dorothy.»

«Oh, Miss Waverly è... era ingenua e innocente. Non so come quell'uomo sia riuscito ad attirarla nelle sue spire, ma Miss Waverly non sarebbe mai venuta a vivere qui, con tutto ciò che comporta per la sua reputazione, se non fosse stata stregata da lui. Miss Waverly, per favore, fatevi vedere, cara.»

Amanda sospirò ed emerse dagli alberi.

«Ah, eccovi.» Lady Farnsworth accorse ad abbracciarla mentre la duchessa e Mrs. Galbreath si avvicinavano.

«Sto bene, non preoccupatevi per me» tentò di rassicurarla Amanda.

«Che cosa fate qui? Avevate detto che sareste partita.»

Amanda aveva la possibilità di mentire spudoratamente, dire una mezza verità o essere sincera. «Sono ospite di Langford solo per qualche tempo.»

«Visto, Dorothy? È solo sua ospite.»

«Suvvia, una ragazza nubile non risiede mai a casa di uno scapolo da sola senza altri motivi.» Lady Farnsworth guardò Amanda con apprensione. «Quel libertino vi ha sedotta, vero? Vi ha fatto venire a casa sua per avere maggiore libertà, scommetto. Potete dirmi la verità, mia cara. Gliela farò pagare cara per i suoi misfatti.»

«Non è un'imposizione. Siamo amanti, è vero, ma semmai sono stata io a sedurlo e non pretendo che approviate.»

Lady Farnsworth rimase senza parole davanti a quell'affermazione mentre la duchessa e Mrs. Galbreath si scambiavano un'occhiata eloquente.

La duchessa fece un passo avanti. «Rientriamo in casa, Miss Waverly. Vi prendiamo sulla parola se dite di non essere né stata costretta né infelice. Tuttavia vi prego di rassicurarci sul fatto che avete riflettuto e sappiate quello che fate. Parliamo di Langford, dopotutto.»