24

Tanto appagati da non avere bisogno di esprimere a parole la loro serenità, cenarono in terrazza al tramonto. Non era la prima volta che Gabriel si sorprendeva a pensare che non era mai stato tanto felice come con Amanda.

Era ormai il crepuscolo quando lei si accigliò e s'incupì in volto, tendendo l'orecchio e inclinando leggermente il capo. «È tornato» disse sottovoce.

Gabriel capì subito a che cosa si riferisse, appena sentì lo scalpitio di un cavallo che si avvicinava. Poco dopo Vincent comparve sulla soglia della portafinestra, si fermò in attesa del permesso di Gabriel e uscì in terrazza quando lui lo chiamò con un cenno.

Con entusiasmo, riportò subito quello che aveva scoperto, gesticolando animatamente. «L'ho trovato nella guida delle proprietà. La sua tenuta è nella parte meridionale della contea, la cittadina più vicina è Sudlairy ma c'è una locanda migliore a Colton, che dista solo cinque miglia.» Fece una pausa, poi aggiunse tutto esaltato: «Visto che avevo tempo, sono arrivato fino alla tenuta».

«Non te l'avevo ordinato» disse Gabriel in tono di rimprovero.

«No, Vostra Grazia, ma ero tanto vicino che ho pensato di dare un'occhiata.»

«Io avrei fatto lo stesso» intervenne Amanda.

«E che cos'hai scoperto?» gli chiese Gabriel.

«Che la tenuta non è grande ma la villa padronale è bella anche se alquanto trascurata, e il cancello era pieno di ruggine.»

«Spero che tu non sia entrato dal cancello» disse Gabriel, severo.

«Non mi sarei mai permesso di avvicinarmi alla villa, ma mi sono arrampicato sul muro di cinta lontano dalla facciata della casa. Stavo per scavalcarlo, lo ammetto, ma ho cambiato idea quando ho visto due persone in giardino, un uomo e una donna. L'uomo era di mezz'età, non troppo alto né grasso o magro, un tipo comune, insomma.»

«E la donna?» gli chiese Amanda.

«Sembrava una vera lady. Era ben vestita, con un bel cappellino in testa. Ma non erano insieme, la donna passeggiava e l'uomo la seguiva.»

«Era bionda o bruna?»

«Bruna, e con un bel viso, da quel poco che ho potuto vedere. Non era giovanissima.»

Amanda si alzò. «È lei, ne sono sicura. Almeno sta bene. Vado a fare i bagagli. Dobbiamo partire domattina presto.»

Gabriel non la trattenne e ringraziò Vincent che però esitò. «C'è dell'altro, Vostra Grazia.»

«Di che cosa si tratta?»

«Tornando a cavallo, ho tagliato per la campagna per risparmiare tempo e ho attraversato la proprietà. Ho notato che a tratti ci sono delle grosse buche nel terreno, profonde sei piedi, forse anche dieci. Ve lo dico perché facciate attenzione se intendete entrare nella proprietà di notte, perché rischiate di cadervi dentro e farvi male o azzoppare il cavallo. Forse servono proprio per difendersi dagli intrusi.»

«Buono a sapersi. Hai altro da riferirmi?» Gabriel guardò severamente il valletto, vedendolo esitare, titubante.

«Potrei sbagliare, ma credo che la donna mi abbia visto. Ero aggrappato al muro e guardavo all'interno, quando lei si è fermata e si è guardata intorno con noncuranza, come se stesse semplicemente ammirando gli alberi, ma a un certo punto si è voltata verso di me e mi ha fissato direttamente. C'erano dei rami tra di noi, perciò forse ho avuto l'impressione sbagliata. Non ha gridato, non mi è parsa stupita né ha attirato l'attenzione dell'uomo sulla mia presenza, però ho avuto la netta sensazione che mi avesse visto.»

«E l'uomo non si è accorto di niente?»

«No, era dietro di lei e, quando l'ha raggiunta, la donna era già andata avanti.»

«Potrebbe non essere un male il fatto che ti abbia visto, devo pensarci. È successo qualcos'altro?»

Vincent arrossì. «No, Vostra Grazia, è tutto. Avete bisogno di me, domattina?»

«Non l'ho ancora deciso, ma preparati comunque, nel caso debba affidarti una missione.»

Congedato il valletto, Gabriel rifletté su quello che gli aveva raccontato. Vincent doveva avere già intuito che il mistero che circondava quella faccenda significava che ci fosse qualcosa di losco. Tuttavia il valletto avrebbe potuto essergli ancora utile.

Pensoso, andò di sopra a informare ad Amanda di quello che gli aveva detto Vincent.

La locanda a Colton era piuttosto modesta, ma ad Amanda non importava. Gabriel aveva preso due stanze e si era fatto servire la cena in camera sua, che avevano consumato in silenzio. Non avevano parlato molto neppure lungo il tragitto. Amanda non sapeva che cosa lo angustiasse, ma non poteva controllare la propria malinconia.

Quando si erano svegliati, quella mattina, aveva avuto l'impressione che fosse cambiato tutto, ora che erano giunti all'inizio della fine. Anche la loro passione, la sera prima, era stata venata di disperazione, e Amanda l'aveva abbracciato con la frenesia di assaporare quelle sensazioni intense finché avesse potuto e il destino non gliele avesse strappate.

«Se Vincent ritiene che mia madre lo abbia visto, è probabile che sia così. Fortunatamente mia madre è tanto scaltra da avere capito che sia arrivato qualcuno che voglia aiutarla, e che debba tenere per sé tale scoperta» dichiarò quando ebbe finito di mangiare.

Gabriel le prese la mano. «Innanzitutto non sappiamo con certezza che fosse tua madre, e neanche che lei abbia visto davvero Vincent. È un bravo ragazzo, ma a volte si lascia trascinare dal suo innato gusto dell'avventura.»

«Credo che dovremmo recarci lì stanotte e cercare di liberarla.»

«Anche se fosse tua madre e avesse intuito che vogliamo aiutarla, è comunque prigioniera del suo rapitore. Non credo che possa uscire a passeggiare in giardino da sola e poi fuggire con te. Come pensi di contattarla?»

«Non possiamo saperlo finché non saremo lì.»

«Non andremo da nessuna parte finché non avrò la certezza che sia proprio lui l'uomo che cerchiamo e la conferma che il pugnale sia stato consegnato a lui.»

«E come pensi di farlo? Vuoi andare a trovarlo domani e, mentre bevete un brandy, chiedergli se per caso ha commissionato il furto di un pugnale e se ha una donna imprigionata in casa?»

«Più o meno, sì.»

Era impossibile, non poteva aspettare con le mani in mano! «Può aver visto Vincent e deciso di portare via mia madre prima del nostro arrivo. Non possiamo perdere tempo e aspettare che entri in possesso del pugnale!» Amanda si alzò e cominciò a tirare fuori qualcosa dalla valigia.

«Che cosa fai?»

«Preparo ciò che indosserò stasera.»

«Pantaloni da uomo e una camicia scura?» chiese lui prendendo gli indumenti piegati che Amanda aveva posato sul letto.

Lei glieli strappò di mano. «Mi servono.»

«Perché?»

«Perché devo essere comoda e non farmi impacciare da una gonna se dovessi scavalcare un muro di cinta, o correre o anche arrampicarmi su un albero, oppure...»

Mentre parlava, Gabriel scuoteva la testa sospirando. «O entrare dalla finestra?»

«Esattamente.»

Gabriel imprecò tra i denti, esasperato. «E sia. Appena sarai pronta ci recheremo a casa di quell'uomo in ricognizione, solo per capire meglio come stiano le cose. Non lo affronteremo accusandolo di avere rapito tua madre, anzi, spero di non vederlo neppure. Ora ti lascio, così potrai vestirti.»

Gabriel chiamò Vincent e gli chiese ulteriori particolari sulle buche che aveva visto, per evitare che lui o Amanda vi cadessero dentro al buio, poi gli ordinò di tornare indietro lungo la strada per cercare Stratton e Brentworth che stavano arrivando e informarli dove alloggiassero, in modo che li raggiungessero alla locanda dopo avere seguito il pugnale fino a destinazione.

Dopo avere congedato Vincent, scese per avvertire il cocchiere di preparare subito la carrozza per effettuare un breve tragitto. Quando ebbe terminato i preparativi, anche Amanda era pronta e si trovarono in corridoio davanti alle rispettive camere. Amanda indossava un vestito scuro e informe, aveva raccolto i capelli in una crocchia stretta e in mano aveva uno strano cappello di paglia. Gli consegnò un piccolo involto di tessuto da tenere, spiegandogli che non aveva la borsetta né le tasche, una volta che si fosse tolta il vestito.

Gabriel lo palpò e sentì che conteneva degli oggetti lunghi e sottili. «Sono gli attrezzi del mestiere?»

«Solo l'essenziale.»

«Avevo detto che avremmo solo fatto un sopralluogo.»

«Dobbiamo essere pronti a qualunque evenienza.»

«Non prenderemo iniziative avventate stasera, Amanda, dico sul serio.»

Lei uscì dalla camera e cominciò a scendere le scale. «Va bene, Gabriel, ho capito. Mi comporterò bene.»

Lasciarono la carrozza lungo la strada a circa mezzo miglio dall'abitazione di Mr. Yarnell, nei pressi di Sudlairy, come aveva detto Vincent.

«Preferisci camminare accanto a una donna infagottata in un brutto abito o a un giovanotto?» gli chiese Amanda prima di scendere dalla carrozza. «Io ti consiglio di passeggiare con il ragazzo, perché posso camminare più agevolmente.»

Gabriel non sembrava troppo entusiasta della sua scelta e alzò gli occhi al cielo sbuffando. «E va bene...»

Lei cominciò a togliersi l'abito. «Se vuoi un consiglio, cerca di sembrare più ordinario, meno nobile, se possibile» disse sciogliendogli il cravattone. «No, è inutile» commentò, osservando il risultato. «Avrei dovuto dirti che cosa indossare per evitare che un passante possa chiedersi perché un gentiluomo passeggi lungo un viottolo di campagna.»

Gabriel scese dalla carrozza e le porse la mano per aiutarla. «Dubito che qualcuno se ne accorga.»

Amanda era certa del contrario, ma evitò di dargli torto. Si ficcò il cappello in testa, poi si avviarono.

Gabriel la osservò. «Sono i vestiti che indossavi quando ti sei introdotta in casa di Sir Malcolm.»

«Gli stivali sono diversi. Avevo delle scarpe più comode e silenziose.»

«È vero.»

«Non guardarmi così. Non potevo certamente passare da una finestra all'altra impacciata da un vestito, no? E comunque ho tolto le babbucce per saltare, così avevo maggiore presa con le dita dei piedi.»

«Non oso neppure pensarci. Se t'immagino mentre salti, ti vedo cadere e sfracellarti al suolo.»

«Sapevo di avere buone possibilità di non cadere.»

«Non è molto rassicurante. Promettimi che non tenterai mai più un'impresa così rischiosa, per nessun motivo, neanche per sfuggire a un pericolo terribile. Dormirò meglio sapendo che hai smesso di prendere iniziative tanto audaci e temerarie.»

Lei si avviò guardandosi intorno. Mentre camminava, cercava con gli occhi indicazioni del fatto che si stessero avvicinando alla casa. «Chiedimelo domani di promettere, però.»

Gabriel si fermò. «Amanda!» disse in tono autorevole, da vero lord abituato a essere obbedito.

Amanda capì che, se lo avesse rimbeccato, avrebbero finito per litigare, perciò cambiò discorso. «Credo che dovremmo deviare dalla strada e dirigerci da quella parte.» Indicò un punto a destra. «Credo di scorgere il muro di cinta tra gli alberi laggiù.»

Socchiudendo leggermente le palpebre, Gabriel guardò il sole che si stava abbassando. «Non possiamo proseguire fino al cancello, in effetti. Tagliamo per i campi.»

Lasciata la strada, puntarono verso la macchia di alberi e il muro di cinta.

«Hai visto che ho avuto ragione a indossare questi abiti?» osservò Amanda.

Gabriel scosse la testa con aria rassegnata.

«Fammi vedere» bisbigliò Amanda.

Tendendo il collo, Gabriel sbirciò da sopra il muro di cinta a cui era aggrappato. «Non c'è molto da vedere. Siamo sul retro della casa e in giardino non c'è nessuno.»

«Quanto è lontana la villa?»

«Non più di duecento piedi. Questo è un muro laterale, da qui si vede bene.»

«Scendi e aiutami. Voglio dare un'occhiata anch'io.»

Gabriel scese mettendo i piedi sul pezzo di tronco che aveva avvicinato alla base del muro di cinta per usarlo come scalino, e notò che Amanda stava scrutando le pietre con occhio critico.

«Che cosa vorresti fare, arrampicarti?» le chiese, sospettoso.

«No, non ci riuscirei con questi stivali. Ora dammi una spinta per farmi vedere.»

Con riluttanza, Gabriel balzò giù dal tronco mezzo marcio e Amanda vi salì al suo posto. Lui l'afferrò alla vita e la sollevò. «Sbrigati a guardare perché non posso reggerti a lungo.»

«Ora puoi lasciarmi.»

Gabriel sporse la testa e vide che Amanda si era aggrappata alla sommità del muro. «Se lascerò la presa cadrai.»

«No, stai tranquillo.»

Nonostante fosse irritato, Gabriel la lasciò e Amanda rimase aggrappata, con il mento che arrivava alla cima del muro. Guardò in basso e vide che aveva infilato la punta dei piedi nei punti in cui c'erano delle fessure tra una pietra e l'altra.

«Perché non mi hai detto che c'è una finestra aperta?» sibilò Amanda. «Non hai visto che una tenda è fuori e non dentro?»

Gabriel non l'aveva notato, in effetti.

Amanda balzò a terra e si pulì le mani. «Mia madre è in quella stanza. Ha messo la tenda fuori per indicarmi dove si trovi. Ha visto Vincent e mi ha dato un segnale.» Si girò. «Sollevami di nuovo.»

Lui la prese alla vita. «Non puoi sapere che sia un segnale di tua madre o che la tenda non sia uscita casualmente per una folata di vento.»

«Le tende non escono dalle finestre per il vento, semmai si gonfiano all'interno di una stanza» obiettò Amanda. «Ora tirami su.»

«Un'ultima occhiata veloce, Amanda, poi ce ne andiamo. Fra poco farà buio» l'ammonì lui.

«Lo spero.»

Gabriel la sollevò ma questa volta lei continuò a issarsi e, quando alzò lo sguardo, vide che aveva scavalcato il muro con una gamba.

«Scendi immediatamente» le intimò.

«Torno subito.»

«Scendi! Ti giuro che se non torni qui io...» Gabriel s'interruppe perché Amanda era scomparsa.

«Che fai, mi sculacci? Ti confesso che non è una prospettiva sgradevole.» La voce di Amanda proveniva da un punto a sinistra. Poco dopo la sua testa spuntò sopra il muro. «Qui c'è una panchina con lo schienale, molto comoda...»

Gabriel si diresse verso di lei. «Amanda...»

«Non rimproverarmi e non perdere tempo a darmi ordini. Andrò a far sapere a mia madre che è arrivato l'aiuto che sperava. Non mi vedrà nessuno, te lo prometto.»

«Non muoverti, resta ferma lì.» Gabriel andò a prendere il tronco e lo spostò nel punto in cui era lei.

«Vieni anche tu? Sbrigati, allora. Per te scavalcare dovrebbe essere facile, però togliti la giacca.»

Gabriel lasciò la giacca a terra, salì sul tronco, sollevò le braccia per aggrapparsi alla sommità del muro poi saltò. Non era affatto semplice issarsi, ma l'orgoglio lo indusse a sforzarsi perché non intendeva fallire dove lei era riuscita con facilità. Riuscì a sollevarsi tanto da mettere una gamba dall'altra parte, poi si mise dritto a cavalcioni della sommità del muro.

«Vedi, la panchina è proprio qui» gli indicò Amanda. «Tornare dall'altra parte sarà molto più facile. Devo dire che Mr. Yarnell è stato imprudente.»

Gabriel saltò a terra e guardò la panchina. «Comoda, effettivamente. Sarà utile per scavalcare il muro dopo che mi sarò seduto per prenderti sulle ginocchia e sculacciarti.»

Amanda fece una risatina, poi si avviò verso la casa attraversando il giardino.

Era opinione comune che i ladri preferissero la notte, ma la verità era che l'oscurità era piena di pericoli. Era più facile perdersi, giravano i poliziotti di ronda e i rumori erano amplificati nel silenzio.

Ai ladri piaceva il crepuscolo, con la luce fioca che attenuava i colori e confondeva i contorni, ma permetteva di vedere dove si andava e come evitare di farsi notare. Inoltre c'era ancora gente in strada tra cui dileguarsi.

Amanda gli spiegò quei trucchi del mestiere mentre si dirigeva verso la casa con Gabriel. Si fermò in un punto da cui si vedeva chiaramente la finestra.

«Se tua madre è in quella stanza e la finestra non è sbarrata, perché non è scappata?» le chiese Gabriel.

«Da lì, intendi? No, mamma non era brava a entrare e uscire dalle finestre ai piani alti, era una specialità di mio padre.»

«E la tua.»

«L'ho fatto solo qualche volta, però è stato mio padre a insegnarmelo.» Amanda esitò, pensando a come procedere. «Sei già contrariato dalla mia iniziativa, e probabilmente lo sarai ancora di più adesso, lo so» dichiarò.

Gabriel la guardò con diffidenza. «Che cosa vuoi fare?»

Amanda gli diede un rapido bacio. «Non seguirmi» disse prima di correre via.

Attraversò il giardino dirigendosi verso la casa e si fermò sotto la finestra, poi alzò lo sguardo verso la tenda che fluttuava, mossa dalla brezza della sera. Emise un fischio basso e attese, tendendo l'orecchio per cogliere qualsiasi rumore che potesse indicare che l'avesse sentita la persona sbagliata.

Dopo un paio di minuti, una mano raccolse la tenda e la riportò all'interno della finestra, poi comparve il volto di sua madre che le sorrise e le mandò un bacio.

Amanda fece un gesto circolare a indicare la madre e poi se stessa. La donna scosse la testa, mimò il gesto di girare una chiave nella serratura poi incrociò le braccia. Amanda si accorse che Gabriel l'aveva seguita e si era fermato al suo fianco.

«La porta è chiusa dall'esterno ed è anche sbarrata, non può andarsene» bisbigliò Amanda.

«E hai capito tutto questo da qualche gesto?»

«Era chiaro che cosa intendesse.»

Sua madre spostò lo sguardo su Gabriel e sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.

Amanda prese Gabriel per un braccio e lo tirò verso il fianco della casa. «Io entro e vado da lei» disse sottovoce.

«Ascoltami, se entri in casa vengo con te.»

«Non posso impedirtelo, ma devi fare come ti dico. Non dobbiamo fare rumore ma dubito che nella tua nobile vita tu abbia fatto molta pratica a sgattaiolare.»

«Ci farai finire entrambi in carcere insieme a tua madre» borbottò Gabriel. «Per fortuna Stratton e Brentworth stanno arrivando, anche se immagino quanto mi prenderanno in giro se dovranno trarmi in salvo.»

Fecero il giro della casa, acquattati nell'ombra, fino a trovare una porticina laterale. Ovviamente era chiusa a chiave ma Amanda si fece consegnare l'involto dei ferri da Gabriel, lo aprì e tirò fuori un uncino sottile di ferro che infilò nella serratura.

«Spero che la porta non sia anche sbarrata, altrimenti dovrai aprirla con una spallata e faremo troppo rumore.»

Armeggiò con la serratura finché non trovò quello che cercava, poi fece un respiro profondo e premette l'uncino. Poco dopo si udì uno scatto. Amanda spinse l'uscio che si aprì.

La porta dava su un corridoio buio. Amanda entrò e Gabriel la seguì cercando di non fare rumore. Lei cercò le scale di servizio, che erano vicine alla cucina, perciò si sentivano i rumori di qualcuno all'interno. Salì le scale in fretta e, arrivata in cima, si fermò e si guardò intorno per orientarsi.

«Da questa parte, siamo sul retro della casa» le disse Gabriel, indicando.

«Mia madre ci sta aspettando e avrà sicuramente lasciato un segno per farmi riconoscere la sua porta.»

Passarono davanti alle stanze finché Gabriel non indicò il pavimento. «Guarda.»

Da sotto una porta sbarrata sporgeva un foglio di carta. Gabriel sollevò la sbarra e Amanda si mise al lavoro con gli attrezzi. Poco dopo riuscì ad aprire la porta.

Sua madre si precipitò verso di lei spalancando le braccia. «Amanda, la mia bravissima e scaltra bambina! Sapevo che mi avresti trovata.»

Amanda si concesse un lungo abbraccio con sua madre, poi lei e Gabriel s'impegnarono per portare Mrs. Waverly verso la libertà prima di finire tutti e tre in prigione.