25

«Il vestito è irrimediabilmente rovinato e ho dovuto lasciare quasi tutto» si lamentò sua madre.

Amanda attendeva pazientemente mentre la madre faceva il punto della situazione esaminando ciò che aveva addosso. Erano alla locanda, dov'erano tornati dopo avere percorso al buio il tragitto a piedi per raggiungere la carrozza che li aspettava. Non erano andati via subito dalla casa di Yarnell perché sua madre aveva insistito per portare una valigia contenente i suoi abiti più costosi. Però la camminata per i campi, in mezzo al fango e all'erba umida, era stata deleteria per le scarpette fini della donna. Quando era ormai al sicuro in carrozza, lontana da Yarnell, si era lanciata in una litania di lamentele sulla scomodità e le privazioni subite, irritando Amanda.

Ora Gabriel le aveva lasciate sole in camera di Amanda, che commentò, pragmatica: «È un peccato avere dovuto rinunciare al tuo guardaroba, ma almeno non devi affrontare la forca». Si era cambiata e non portava più i pantaloni, ma il suo abito non era all'altezza di quello della madre, perché per quella missione non aveva portato i vestiti nuovi che le aveva regalato Gabriel.

Seduta sul letto, sua madre batté il materasso accanto a sé. «Vieni a sederti, voglio guardarti. Come sei cambiata! Ti ho riconosciuta subito quando mi sono affacciata alla finestra ma ovviamente ora sei cresciuta e sei diventata una bellissima ragazza. Non mi meraviglia che quell'aitante gentiluomo abbia accettato di aiutarti.»

Anche Amanda scrutò il viso di sua madre, che era come lo ricordava, ma invecchiato. Anche se le traversie delle ultime settimane avevano segnato i suoi lineamenti, gli occhi erano ancora vivaci e le labbra rosse come quelle di Amanda, che stava notando quanto le somigliasse ora che anche lei era una donna.

«Sono molto fiera di te e di quello che hai fatto per aiutarmi. Anche tuo padre sarebbe orgoglioso perché hai ricordato i suoi insegnamenti di tanti anni fa.»

«Però, mamma, il problema è che io non sono fiera delle mie azioni. L'ho fatto per te, ma non mi ha fatto piacere e mi è costato molto, perciò scusami se non posso dolermi perché hai perso qualche vestito.»

«Ti capisco, cara. Ho cercato di trovare un altro modo. All'inizio ho anche tentato di fuggire. Non prendere le mie lamentele per il mio guardaroba come una mancanza di gratitudine nei tuoi confronti. Conoscendoti, posso immaginare quanto ti sia costato.»

Cinse con un braccio Amanda che poggiò la testa sulla sua spalla, come faceva da piccola, e in quell'abbraccio la distanza creata dagli anni di separazione si ridusse almeno in parte.

«Quell'uomo è uno di noi?» le chiese sua madre.

«Un ladro, intendi? No, anzi, il contrario.»

«L'hai forse pagato? Sei sicura di poterti fidare di lui?»

«Sì, certo. È un amico.»

La madre si staccò leggermente per guardarla negli occhi. «È il tuo amante?»

Amanda si sentì arrossire e sua madre rise.

«Scusami se mi sono intromessa, specialmente se le mie richieste particolari hanno rovinato i tuoi programmi. Non ti biasimerei se mi odiassi per questo.»

Prima che Amanda fosse riuscita a capire come rispondere, si sentì bussare e, quando andò ad aprire, trovò Gabriel sulla soglia.

«Fra poco dovrebbero servirci qualcosa da mangiare anche se è tardi» annunciò.

«Entrate, sir» disse Mrs. Waverly.

Lui guardò Amanda che annuì e si scostò per farlo passare. La madre raddrizzò le spalle e si fece forza, guardandoli con determinazione. «Suppongo che abbiate delle domande da pormi. Forse sarebbe meglio liquidare la cosa subito.»

«Era un piano brillante, ma forse troppo ambizioso» esordì Mrs. Waverly mentre mangiavano. «Ho sentito parlare casualmente di Yarnell. Chiacchieravo con un uomo a una festa a Plymouth e aspettavo il momento propizio per rubargli l'orologio d'oro da taschino, quando c'è passato accanto Yarnell e l'uomo con cui parlavo me l'ha indicato, definendolo un pazzo eccentrico. Il suo commento mi ha incuriosita.»

«Ovviamente» annuì Amanda. Gabriel sollevò un sopracciglio ma non disse niente.

«Quando mi sono informata meglio, ho scoperto che Yarnell era convinto che nella sua proprietà ci fossero dei tesori nascosti, degli antichi reperti vichinghi, celtici, romani, perciò si era dedicato agli scavi insieme a suo cugino, sicuro di rinvenire enormi ricchezze. Così mi è venuto in mente un piano molto semplice. Ho fatto qualche ricerca per accertarmi su come potessero essere tali reperti, poi ho commissionato a un tizio un oggetto che potesse passare per un manufatto antico. Era di metallo dipinto per sembrare d'oro e con pietre finte, ma ero sicura che Yarnell non fosse tanto esperto di gioielli e antichità da riconoscere le differenze.»

«E l'hai sepolto nel suo terreno?» le chiese Amanda.

«Non mi sarei mai messa a scavare! No, mi sono rivolta direttamente a Yarnell e gli ho mostrato l'oggetto dicendo di averlo acquistato da un uomo che sosteneva di sapere dove fossero sepolti altre preziose antichità nella sua proprietà, e di potermene procurare altre. Ho dato il finto reperto a Yarnell scusandomi per avere acquistato un oggetto rubato. Come prevedevo, lui si è mostrato interessato e ha voluto conoscere il punto in cui fosse stato rinvenuto.»

«Presumo che all'inizio tu ti sia mostrata riluttante a rivelargli l'informazione e gli abbia chiesto dei soldi da offrire all'uomo in cambio dei dettagli sulla posizione dello scavo» dedusse Amanda.

«Esattamente.»

«E che cos'è andato storto?» le chiese Gabriel.

Mrs. Waverly sospirò. «È arrivato in suo aiuto suo cugino, quello zoticone di Pritchard. Ho capito che il mio piano rischiava di ritorcermisi contro e che avrei fatto meglio a scomparire, ma Pritchard mi ha seguita e mi ha riportata da Yarnell, che ha minacciato di denunciarmi.»

«Considerato che il vostro piano non comportava un vero furto, su quali basi hanno minacciato di denunciarvi?» intervenne Gabriel.

Mrs. Waverly bevve un sorso di vino e atteggiò il volto a un'espressione neutra, evitando di guardare negli occhi lui o Amanda. «Ammetto che, una volta fallito nei miei propositi, prima di lasciare la casa, ho sottratto qualche gingillo da casa sua ma niente d'importante. Ero certa che non se ne sarebbe neppure accorto, ma è talmente odioso che probabilmente tiene un inventario di tutto quello che possiede per evitare che i domestici lo derubino.» Alzò infine lo sguardo verso Amanda che la fissava severa, con aria di riprovazione. «Ho solo preso una scatolina d'argento dalla sala da pranzo, una piccola miniatura e un minuscolo Libro d'Ore molto raro dalla biblioteca, che sicuramente Yarnell non ricordava neppure di possedere. Come ho detto, erano ben poca cosa per il mio disturbo e il tempo perso.»

«E il cugino ha trovato tali oggetti in tuo possesso quando ti ha catturata?» intervenne Amanda.

«Sì, purtroppo. Non sapevo che mi avesse seguita altrimenti avrei nascosto la refurtiva. Mi hanno ingannata, sono stati dei veri farabutti.»

Gabriel trattenne a stento una risata.

«Però poi hai fatto il mio nome» continuò Amanda.

«Yarnell mi aveva minacciata di mandare il cugino dal giudice per denunciarmi a meno che gli avessi proposto una soluzione diversa. Mi aveva detto che gli era già stato rubato un altro tesoro ed era per quello che si ostinava a scavare nella sua tenuta, perciò gli ho chiesto se sapesse dove fossero i reperti che gli erano stati sottratti. Il resto lo sai, almeno a grandi linee.»

Gabriel faticava a dominare la collera, guardando la donna che aveva praticamente venduto Amanda a Yarnell per salvarsi. Cominciava a pentirsi di avere aiutato Amanda a liberarla.

«Descriveteci Pritchard e Yarnell, Mrs. Waverly, e diteci quanti domestici ci sono» tagliò corto.

Gabriel era turbato. Mrs. Waverly assomigliava moltissimo ad Amanda, con i capelli e gli occhi scuri, la carnagione chiara e le labbra rosse. Anche l'altezza e il portamento rispecchiavano il legame di sangue tra i due. Però quello che suscitava principalmente la sua inquietudine era il fatto che, quel giorno, Amanda aveva dimostrato di somigliare alla madre non solo nei tratti fisici. La sua abilità nell'arrampicarsi, forzare la serratura e sgattaiolare furtivamente in casa aveva rivelato la sua bravura come ladra. Nonostante non potesse fare a meno di ammirare il suo ingegno, ne era sconcertato. Anche quando la madre aveva raccontato la storia del suo rapimento, era rimasto stupito dalla capacità di Amanda d'intuire le mosse della madre e i dettagli degli eventi. Il suo addestramento come ladra andava ben oltre la sua perizia di scassinatrice. Lei pensava da ladra e poteva indovinare il modo in cui sua madre ideava i suoi crimini. Aveva già ammesso di avere commesso i furti a Londra, ma ora Gabriel l'aveva vista in azione e aveva visto che sapeva ragionare come una criminale.

Irrequieto, uscì dalla camera e scese con l'intenzione di bere fino a stordirsi. Sul pianerottolo vide un familiare abito azzurro e la schiena di Mrs. Waverly seduta sull'ultimo gradino.

La donna sollevò lo sguardo verso di lui. «Amanda si è addormentata con la testa sulla mia spalla. L'ho fatta stendere e sono uscita per non disturbarla. Dubito che riuscirò a prendere sonno» gli spiegò alzandosi per farlo passare.

«Potete usare la mia camera in mia assenza» disse Gabriel.

«Veramente vorrei parlarvi di mia figlia» disse Mrs. Waverly torcendosi le mani.

Era la prima volta che Gabriel la vedeva in difficoltà. Si appoggiò al muro e fece un cenno con il mento. «Dite pure, vi ascolto.»

«Vorrei che sapeste che Amanda non è come me per indole. Non è una ladra. Ho visto come la guardavate e temo che siate giunto a conclusioni sbagliate e ingiuste nei suoi confronti.»

«Purtroppo devo dissentire. Non solo è come voi, ma è anche brava come ladra.»

«Questo è vero. Mio marito intuì subito il suo potenziale. Imparava in fretta tutto quello che le insegnava. A nove anni sapeva aprire una serratura meglio di me, era agile e temeraria, però... cominciò molto presto a mettere in discussione le nostre attività, a esprimere i suoi dubbi e le sue riserve, più a me che a suo padre. Quando aveva dodici anni avevo già capito che non sarebbe mai stata una vera ladra.» Fece una risatina. «Una sera andammo a una festa e rubammo un medaglione con un cammeo alla padrona di casa. Quando rientrammo Amanda si accorse che all'interno custodiva una ciocca di capelli, ne rimase terribilmente turbata e fece un putiferio perché voleva restituirlo. Un ladro non può permettersi di essere sentimentale.»

«Presumo che il gioiello non fu mai restituito.»

«Suo padre scomparve poco dopo quell'episodio e sarebbe stato troppo rischioso riportarlo alla proprietaria. Però Amanda non smetteva di tormentarmi perciò una sera la portai nei pressi della casa e lo gettammo oltre il muro di cinta. Spero che sia stato ritrovato.»

«L'avete mandata in collegio perché la sua coscienza vi era d'impaccio?»

«Sarebbe stata meglio lì, il suo posto non era più con me.»

«Siccome non voleva commettere furti l'avete scaricata, in pratica.»

«Era una scuola frequentata da fanciulle di buona famiglia, non un tugurio. E comunque non avevo scelta.»

Avreste potuto decidere di non fare più la ladra. Gabriel non lo disse ma la sua espressione le fece capire che cosa stesse pensando.

«Non era di questo che volevo parlare, però» riprese lei, irrigidendosi. «Mia figlia non ci ha presentati ufficialmente. Vorrei sapere chi siete.»

«Il Duca di Langford.»

Mrs. Waverly rimase sbalordita, poi atterrita. Chiuse gli occhi e scosse la testa. «Un duca? Oh, Amanda, che hai fatto?» gemette, angosciata.

Gabriel andò a sedersi nella sala della locanda e ordinò della birra. I tavoli erano occupati da viaggiatori e gente del posto. Accanto a lui c'era un gruppo di persone in piedi che bevevano ridendo e scherzando. Quando si spostarono gli permisero di vedere fino in fondo alla sala, e Gabriel scorse due uomini che parlottavano seduti a un tavolo. Prese il bicchiere e li raggiunse.

«Perché non mi avete fatto avvisare del vostro arrivo o siete saliti a chiamarmi?» esordì, sedendosi sulla panca accanto a Stratton.

«Io l'avevo proposto, ma Stratton ha dimostrato maggiore discrezione. Siamo arrivati tardi e ha pensato che forse tu e Miss Waverly sareste stati impegnati» disse Brentworth.

«È stato consegnato il pugnale?»

Stratton scosse la testa. «No, è qui. Ce l'ha ancora chi l'ha portato e non l'ha dato all'uomo che cerchi.»

Gabriel si guardò intorno. «Chi di loro è Pritchard?»

«Non c'è, è andato in camera. Ha preso la sala da pranzo privata...»

«E anche la camera migliore» borbottò Brentworth interrompendolo. «Siamo arrivati tardi e abbiamo dovuto mangiare qui, nella sala comune, e per giunta era rimasta una sola camera, perciò dobbiamo dormire insieme. Hai idea di quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui sono stato costretto a dividere il letto con un uomo?»

«Non capisco perché ti lamenti quando sei tu quello che russa» affermò Stratton. «Ieri notte non avevi neppure la camera adiacente alla mia eppure ti ho sentito russare dall'altra parte del corridoio per tutta la notte.»

«Perché si è fermato alla locanda?» intervenne Gabriel. «La casa è a mezz'ora da qui a cavallo, e senza andare al galoppo.»

«Come dicevo, prima ha riservato la sala da pranzo privata e ha ordinato una cena luculliana e una bottiglia di buon vino. Ora è in camera a digerire» rispose Brentworth. «Ha fatto così per tutto il viaggio, senza farsi mancare nulla. Credo che si sia fermato a pernottare per poter mangiare qui domattina.»

«Quindi probabilmente non spende i suoi soldi perché ha accumulato conti esorbitanti» dedusse Stratton.

«Però non è stato assoldato da Yarnell, perché in questa faccenda è coinvolto un cugino che si chiama Pritchard. Non può essere che lui» osservò Gabriel.

«Chi te l'ha detto?»

«Mrs. Waverly. È con noi.» Gabriel riferì agli amici le avventure della serata, evitando d'insistere sulla bravura dimostrata da Amanda nell'introdursi in casa di Yarnell. «Mi ha dato delle informazioni utili sulla villa. Oltre al cugino ci sono altri tre uomini che si fingono valletti, ma probabilmente sono stati assoldati da Yarnell per scavare il terreno in cerca di tesori sepolti.»

«Pensa che ci siano altri reperti?»

«Direi che ci spera moltissimo.»

Brentworth aggrottò le sopracciglia. «Dovremmo essere armati quando lo affronteremo, ma non mi fa piacere. Se decidi di portare le pistole siamo con te, Langford, ma...»

Gabriel non era entusiasta all'idea di essere armato. Yarnell non era un assassino e Mrs. Waverly aveva effettivamente cercato di truffarlo.

«Forse non dovremmo andare affatto da lui» azzardò.

«Stai dicendo che, dopo avere seguito la pista di questo tizio per tutta l'Inghilterra meridionale, ora hai cambiato idea? In tal caso io e Stratton vogliamo carta bianca sulle spese nelle locande tornando a Londra.»

«Intendo portare a compimento il piano, ma non a casa di Yarnell. Il pugnale è qui, e anche l'uomo che l'ha trasportato» disse Gabriel. «Perché non far venire Yarnell da noi?»