Capitolo 23
Questo nonno di settanta e passa anni sta sul letto, morto. Non ha avuto neanche il tempo di allungarsi per infilarsi il calzino sinistro. Il cuore si è fermato e lui è rimasto seduto, vestito, con la testa appoggiata alla spalliera. Fisso la scena, immobile sulla soglia della stanza. L’uomo è rimasto con la bocca e gli occhi ben aperti. Benjamin, Sabrina, Ludo ‘barbanera’ e io siamo appena arrivati sul posto.
Viveva da solo. La persona che si occupava di lui ha dato l’allarme quando ha trovato la porta chiusa dall’interno. I pompieri hanno rotto la portafinestra del salone per entrare, poi hanno scoperto il corpo senza vita e ci hanno chiamato. La nostra azione si chiama ‘Delta Charlie Delta’. Nell’alfabeto internazionale è ‘Dcd’.
Nell’appartamento pulito e ordinato due gatti si nascondono dietro le tende della camera. Benjamin, il capopattuglia, parla via radio.
“…deceduto nel suo letto. Seduto. L’uomo, dall’età apparente di settant’anni circa, forse aveva problemi di salute. Ci sono delle confezioni di medicine vicino al divano. Non ho ancora i dettagli dei farmaci”.
Il primo riflesso è quello di identificare il defunto. Cerchiamo. Davanti al divano trovo la sua carta d’identità, la passo a Benjamin.
“Avevo detto settanta, ho indovinato, ne ha settantuno. In ogni caso gli piace mangiare, a questo: maiale, crauti, trippa, controfiletto, prosciutto, croque-monsieur, baguette, purè di patate”, riprende il capopattuglia, che ha appena dato un’occhiata in cucina.
Restiamo qualche minuto davanti al corpo senza vita dell’anziano. Lo guardiamo, e commentiamo.
“Oh, però si regge bene, c’ha le gambe robuste”, ironizza Sabrina.
“Le dita cominciano a diventare un po’ nere”, replica Ludo.
“Certo che in famiglia non se lo filano un granché, se non lo sentono da una settimana”.
Sabrina si chiede se i gatti avrebbero cominciato a mangiare il cadavere, nel caso in cui la morte fosse stata scoperta più tardi. Ci vanno giù di brutto, uno alla volta, con le loro esperienze macabre: un annegato, un impiccato, un altro morto nel cesso di casa.
Benjamin, che è appena incappato nella sua documentazione medica, riprende a parlare alla radio.
“Aveva un’obesità di terzo grado, un’embolia polmonare, uno scompenso cardiaco e un attacco di gotta”.
“Era ora. Va bene tutto, ma a un certo punto troppo caro costava all’amministrazione”, scherza Ludo.
L’ufficiale di polizia giudiziaria si presenta un’ora dopo il nostro arrivo. Scatta qualche foto al cadavere e poi fa uno schizzo e una descrizione del corpo. Non c’è dubbio, morte naturale. È scontato.
Restiamo piantati lì ancora due ore. Verso le 18.30 arrivano tre dipendenti delle pompe funebri a recuperare il corpo. Sono robusti, sollevano e infilano la salma in un sacco enorme.
“Non ti nascondo che è tutto meno eccitante di Csi o Ncis”, conclude Benjamin.