Capitolo 48
“Prego, ci segua”.
È la prima volta che lavoro con Max ed è proprio raro sentire uno sbirro che dà del lei a un cittadino. Con il passare delle settimane anch’io mi sono messo a dare del tu a tutti, escluse le persone anziane.
Il collega rispetta il codice deontologico che impone il lei. In questo testo promulgato nel 1986 e modificato nel 2013 troviamo le regole che i poliziotti e i gendarmi devono osservare. Teoria pura, perché nei fatti molte di queste regole sono ignorate. Gli eccessi di confidenza, le scorrettezze, il dare del tu, il comportamento e le frasi aggressive, gli insulti, l’appropriazione illecita di beni come la frutta e la verdura dei venditori abusivi.
Questo controllo si svolge con calma. Il conducente della Vespa non ha il documento d’identità e nemmeno quelli del mezzo. Si stava fumando una canna quando lo abbiamo fermato. Il maggiore consulta il fascicolo delle persone ricercate – l’Fpr – e vede che il conducente non si è presentato a una convocazione in tribunale per una storia di furto aggravato in cui ha riportato una condanna a dodici mesi di prigione. Lo prendiamo con noi e lasciamo lì il passeggero.
Una volta al commissariato, aspetto insieme al ragazzo che il maggiore scriva il verbale. L’indagato si chiama Ibrahima e ha ventidue anni. Senza neanche troppe domande mi racconta la sua vita.
“A dirla tutta, quando ero più piccolo verso i quindici, sedici anni, ho svuotato le tasche a un sacco di gente. Per me era normale… non so se rendo. Anche se è sbagliato. Rubavamo i soldi, i telefonini, e altri scippavano le catenine d’oro. A Saint-Denis, non so se c’hai presente, è pericoloso laggiù, rubavano un sacco più di me. Quando sono arrivato a Saint-Denis mica rubavo. Ho visto gli altri che lo facevano e piano piano ho incominciato pure io. Mi sono ritrovato escluso da tante cose. Non vedevo più i miei genitori e ogni volta che andavo a Saint-Denis scattava un controllo. La polizia mi portava dritto al commissariato. Adesso ho la possibilità di abitare a Parigi, non è come la banlieue. Si sta bene, puoi fare belle conoscenze e così via. A dirla tutta, da quando abito a Parigi non voglio dire che non faccio più stupidaggini, ma stai sicuro che ne faccio meno”.
Dopo svariate condanne, Ibrahima ha il divieto di andare a Saint-Denis. Arriva il maggiore, faccio segno al ragazzo di alzarsi. Il maggiore è felice come una Pasqua di aver rimediato un bel caso, prende il ragazzo per un braccio e lo porta dall’ufficiale di polizia giudiziaria.
Esco a fumarmi una sigaretta. Sarà la mia ultima giornata col maggiore, ma io questo non lo so ancora.