Il sole di maggio picchiava come un martello su Moore Street, le pescivendole maledicevano i nugoli di mosche e Agnes Browne era seduta accanto al suo banco e rifletteva sui tre mesi trascorsi dalla morte di Rosso. Aveva già vissuto la sua prima Pasqua da vedova. Ora riscuoteva la pensione settimanale e i buoni benzina, che scambiava con due sacchi di torba. I bambini si erano calmati un po’, anche se Mark pareva irrequieto, agitato. Sembrava che «un’ape l’avesse punto sul culo», come avrebbe detto sua madre, forse era per…
«Un penny per i tuoi pensieri» disse una voce facendola sobbalzare. Era Marion, con due tazze di brodo in mano.
«Come?»
«I tuoi pensieri, un penny per conoscerli… eri a chilometri di distanza».
«Già… pensavo a Mark!»
«Che gli prende?»
«Non è più lui».
«Sta male? Ha la febbre?»
«Ah no, è sano come un pesce. No, è qualcos’altro».
«Cosa?»
«Ti dico che non lo so. Se lo sapessi non mi preoccuperei, no? Occhio, c’è una tipa che ha puntato le tue banane!»
«Tienimi la tazza». Marion si precipitò al banco, dove una «distinta signora» stava scrutando i suoi prodotti.
«Posso aiutarla, cara?»
«Guardavo solo, grazie».
«Oh, a loro piace un sacco, sa».
La donna scrutò Marion, che spuntava a malapena da dietro il banco.
«Come, scusi?»
«Le banane. A loro piace essere guardate».
La signora sostenne il suo sguardo attonita, batté le palpebre e rivolse di nuovo la sua attenzione alla frutta. Prese un casco, lo girò da una parte e dall’altra, poi lo rimise a posto.
«Mi sembrano un po’ pallidine» commentò.
«Già» replicò Marion. «Be’, forse sono un po’ stordite. Vengono dalla Giamaica, e il viaggio è stato duro».
La donna la fissò di nuovo, poi si allontanò imbarazzata. Marion tornò di corsa a sedersi e si riappropriò della tazza.
«Ma così li spaventi!» disse Agnes.
«Stronzate! O le vuole o non le vuole, non mi va di sorbirmi una caterva di domande idiote! Le tastava e le stringeva: sono banane, mica cazzi, non è che diventano più grosse se le palpi!»
Scoppiarono a ridere.
«Ah, tesoro, tu sì che mi tiri su il morale!»
Sorseggiarono il brodo osservando gli avventori di passaggio. Marion si voltò verso l’amica, sul punto di dirle qualcosa, ma all’ultimo momento si trattenne, come nel tentativo di trovare le parole giuste.
Agnes attese qualche momento, ma alla fine sbottò: «Che c’è?»
«Come?» chiese l’altra, con fare ingenuo.
«Cosa stavi per dirmi?»
«Niente».
«Non è vero, stavi per dire qualcosa. Allora, cos’era?»
Marion si accinse a parlare, e Agnes aspettò di nuovo. «Ti manca?» domandò infine Marion.
«Come? Cosa dovrebbe mancarmi?»
«Ah, lo sai… Quello!»
«Le cosacce?»
«Sì, le cosacce».
Agnes rifletté per un istante, bevendo un sorso di brodo. «Macché».
«Dici davvero, nemmeno un pochino?»
«No, proprio per niente… Che cavolo mi dovrebbe mancare, poi? La puzza di patatine fritte e di Guinness che mi si appiccicava addosso… quella carta vetrata che aveva sul mento e che mi graffiava la spalla e il collo… e poi l’attesa e l’angoscia… sarò di nuovo incinta?»
«Ma fare l’amore, Aggie?»
«Fare l’amore? Che diavolo dici. Fare figli, fare pensieri tristi, fare pannolini smerdati… farlo contento!»
«E far contenta anche te. Non venirmi a dire che non l’hai mai provato?»
«Marion, vuoi controllarti! Provato cosa?»
«Lo sai… l’organismo!»
Ci fu un momento di rispettoso silenzio al cospetto di quella moderna parola magica. Agnes bevve un sorso di brodo e Marion si guardò intorno imbarazzata, come se avesse appena rivelato un segreto di stato.
«Mai» dichiarò Agnes spavalda. «E non ci credo che esiste».
«Eccome se esiste, Aggie, te lo giuro. Io ce n’ho avuti due!»
«Come? Quando?»
«La prima volta due settimane dopo il funerale di Rosso, un venerdì… e l’altro ad agosto!»
«Sei sicura che fossero organismi?»
«Al cento per cento».
Aggie bevve un altro sorso di brodo, mentre Marion restava seduta in silenzio, ancora tutta emozionata da quello che aveva detto.
«E com’è stato?»
«Straordinario, magnifico!»
«Ah, ti prego, spiegami!»
L’amica le si avvicinò, spostando la cassetta su cui era seduta. Agnes infilò la mano nella tasca del grembiule, tirò fuori un pacchetto di Players Navy Cut, e se ne accesero una a testa. Marion fece un tiro, sputacchiò un pezzo di ta
bacco che le si era attaccato alla lingua, ed espirò con gran lentezza mentre l’altra aspettava, ansiosa.
«Be’, all’inizio non avevo idea di cosa stesse succedendo! Era ubriaco fradicio e così ci stava mettendo più tempo del solito. Andava su e giù, su e giù…»
«Questa parte la conosco, vieni al dunque» la interruppe Agnes, impaziente.
«Oh, giusto! Be’, pensavo tra me, se non si sbriga a svuotarsi, va a finire che si addormenta! Subito dopo, ho provato quella sensazione… sono stata travolta da un’onda… è stato come aver azzeccato i primi dieci numeri al bingo e sapere che sta per succedere qualcosa di fantastico! Tremavo dalla testa ai piedi, i fianchi hanno cominciato a sussultare per conto loro. Ho chiuso gli occhi e mi sono sentita esplodere. Vedevo i colori scoppiarmi nella testa… come se ci fossero i fuochi d’artificio! Poi mi è sfuggito un gemito. Lui si è fermato e ha detto: “Scusa, non volevo farti male”. Io non riuscivo quasi a parlare. “Dai, continua” ho sussurrato, ma lui si è girato dall’altra parte e ha detto: “Hai ragione, tanto non mi andava nemmeno a me”. Si è addormentato in un paio di minuti. Io sono rimasta così, sdraiata, e non so perché, dopo un po’ ho iniziato a piangere… Non ero triste o cosa, piangevo e basta… buffo, no? Ecco! Che ne pensi?»
Agnes era a bocca aperta. Marion fece un altro tiro guardandosi di nuovo intorno per assicurarsi che nessuno fosse a portata d’orecchio, mentre l’amica era immersa nei suoi pensieri.
«È successo la prima o la seconda volta?» chiese alla fine.
«Tutt’e due… Sono state più o meno uguali, tranne che la seconda non ho pianto!»
«Gliel’hai detto?»
«Ma no, scherzi? Mi avrebbe accusato di avere i vermi, o qualcosa del genere. E poi, se l’avessi detto, in un battibaleno l’avrebbe saputo tutto il porto!»
«Già, hai ragione. E quanto sono durati?»
«Giusto un paio di secondi… un lampo!»
«Gesù, Marion, se sono così veloci, magari ne ho avuto uno senza accorgermene».
«Noo, Aggie, credimi, se ce l’hai avuto te ne accorgi, eccome. Garantito! Basta, ora vado!»
Marion prese le due tazze e tornò al suo banco. Dopo qualche istante, il suo solito richiamo risuonò per tutta Moore Street: «Dieci penny mezzo chilo di pomodori belli tosti!» Agnes rimase seduta a meditare sulla storia di Marion e sull’entusiasmo con cui l’aveva raccontata. Poco prima di alzarsi e aggiungere anche il suo richiamo alla sinfonia di Moore Street, pensò: Be’, Rosso Browne, sei proprio uno stronzo. Mi hai lasciata sola con sette orfani, e nemmeno un organismo di cui vantarmi.