Nei primi dodici mesi di matrimonio, Bosco incoraggiò Connie a fare qualche tentativo per riconciliarsi con il padre. Lui conosceva bene l’orribile solitudine degli orfani, e avrebbe dato qualsiasi cosa anche solo per un giorno in più con suo padre. Lei ci provò, ma non servì a nulla. Sebbene andasse a lavorare tutti i giorni, non solo non scambiava mezza parola con suo padre, ma non aveva neppure occasione di vederlo. Le sue sorelle l’avevano ripudiata, e sua madre era segregata in casa. Quando rimase incinta, Connie lasciò anche il lavoro in fonderia, e a quel punto le possibilità di riconciliazione si ridussero all’osso.
Il 6 dicembre 1934 Connie diede alla luce una bellissima bambina. Pesava due chili e novecento grammi. Aveva una matassa di capelli corvini, e strillò senza sosta per tutta la durata della sua prima cerimonia, quattro giorni dopo, quando la portarono alla chiesa di St Jarlath per farla battezzare Agnes Loretta Reddin, come la beata Agnese. La nascita di Agnes coincise con l’ultimo tentativo di riavvicinamento fra Connie e la sua famiglia. Con la bambina in braccio, Connie salì sul tram e si fece tutto il tragitto fino alla sua casa da ragazza, a Kingstown. La casa non era cambiata, ma le parve più grande di come se la ricordava. Andò ad aprire una domestica. Una nuova. Era una ragazza giovane e carina.
«Sì? Cosa posso fare per lei?» le chiese.
«Potrebbe dire a Mr Parker-Willis che c’è Constance?» Connie fece un sorriso alla ragazza. La ragazza non contraccambiò.
«Come ti permetti, donna! Non hai visto l’avviso al cancello? Niente mendicanti!» la sgridò la domestica.
Constance mantenne la calma. «Sono sua figlia, Constance Parker-Willis, e questa è sua nipote Agnes. Ora, se mio padre non si trova mi mandi a chiamare Mr Pratchett». Il nome del maggiordomo sortì l’effetto voluto, anche se la ragazza la lasciò comunque lì sulla porta mentre andava a controllare.
Quando tornò, qualche minuto dopo, era perplessa. «Mr Parker-Willis dice che non desidera vederla né oggi né mai. E mi ha detto di darle questa, per la bambina». La ragazza allungò la mano che teneva una banconota da una sterlina. Constance guardò la banconota per qualche istante. La lasciò lì.
«Grazie» fu l’unica cosa che disse allontanandosi dalla sua famiglia per l’ultima volta. Con la bambina in braccio, tornò a casa sua, al Jarro. A Bosco non gliela raccontò mai quella triste storia.
La piccola Agnes Reddin era una bambina molto bella, era bella dal giorno che era nata. Quella gran massa di capelli scuri e morbidi e la bellissima pelle brunita attiravano gli sguardi di tutti i dublinesi che incrociavano la carrozzina. Per i primi due anni, Agnes venne su convinta che gli adulti dicessero solo “Oooh!” e “Aah!”.
Dal momento che era nata piccola, sua madre, Connie, fu forse un po’ troppo protettiva nei suoi primi anni di vita. Forse.
In ogni caso, la bambina in fasce diventò in fretta una bella bambina senza fasce, e sbocciò ancora di più all’avvicinarsi degli anni di scuola. Era una bambina tranquilla. Anche troppo, a volte. Connie era un po’ preoccupata: se rimaneva così, magari poi cresceva con poca fiducia in se stessa. Provò a dirlo alla suora, il primo giorno di scuola di Agnes.
«Bambina tranquilla, eh? Ottimo, Mrs Reddin. Che cosa preferirebbe, una mocciosa urlante come tutte le altre zingare che abbiamo qui?» le abbaiò contro la sorella. L’ansia di Connie aumentò, all’idea di lasciare il suo orgoglio e la sua gioia a quella donna terribile.
I primi anni di scuola di Agnes passarono senza sussulti. Per quattro anni rimase una bambina tranquilla, sulle sue, che si faceva notare di rado. Ma quando iniziò la classe della Comunione, le cose cominciarono a cambiare. Non c’era più bisogno che Connie si preoccupasse della “fiducia in se stessa” di sua figlia. Agnes stava per fare la conoscenza di Marion Delany.
Grazie a quell’incontro del primo giorno, Agnes adesso non vedeva l’ora di andarci. E anche Marion ormai andava a scuola quasi tutti i giorni, e a volte ci stava addirittura fino a fine giornata. Fu un periodo meraviglioso per entrambe. Ma ripensando a quel periodo, molti anni dopo, la cosa che ricordavano meglio era quel giorno che erano andate in chiesa per la prima confessione della loro vita. L’amicizia di Marion Delany era destinata a diventare una pietra miliare della vita di Agnes, ma proprio quell’anno doveva arrivare un’altra pietra miliare. Una pietra o un macigno?